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L'intervista

Stefano S3Keno Piccoli, il gladiatore del fumetto nell'arena dell'impegno civile

Giornalista musicale, founder e direttore di ARF!, Stefano è da qualche tempo Presidente del RIFF, la Rete Italiana Festival del Fumetto di cui egli stesso è cofondatore, autore di graphic novel di successo tra le quali "Guerrilla Radio - Vittorio Arrigoni", la possibile utopia.

La graphic, dedicata al giornalista e attivista ucciso a Gaza nel 2011, dimostra l'importanza del linguaggio fumettistico nell'affrontare, con efficacia e incisività, tematiche complicate legate alla situazione socio politica. Il fumetto non solo come divertissement, ma linguaggio autoriale ed autorevole.

Era molto tempo che desideravo intervistare Stefano S3Keno Piccoli. Un fumettista dalle mille vite professionali. Creatore di magazine cult (Katzyvari), di personaggi icone come Il Massacratore. Giornalista musicale, founder e direttore di ARF!, Stefano è da qualche tempo Presidente del RIFF, la Rete Italiana Festival del Fumetto di cui egli stesso è cofondatore, autore di graphic novel di successo tra le quali Guerrilla Radio - Vittorio Arrigoni, la possibile utopia. La graphic, dedicata al giornalista e attivista ucciso a Gaza nel 2011, dimostra l'importanza del linguaggio fumettistico nell'affrontare, con efficacia e incisività, tematiche complicate legate alla situazione socio politica. Il fumetto non solo come divertissement, ma linguaggio autoriale ed autorevole.

Autore romano, classe '70, Stefano “S3Keno” Piccoli nei primi anni '90 fonda il cult magazine Katzyvari con David “Diavù” Vecchiato e Paolo “Ottokin” Campana, per poi proseguire con il proprio personaggio Il Massacratore che diventa un'icona del fumetto indipendente italiano di quella decade, fino alla sua pubblicazione per la Play Press Publishing. Mentre collabora con Eura Editoriale (all'interno del progetto Napoli Ground Zero su Skorpio, disegnando la serie Stella su testi di Lorenzo Bartoli e Roberto “Rrobe” Recchioni) fonda l’etichetta Factory insieme a Rrobe, Ottokin, Diego CajelliLuca BerteléWalter Venturi e Loemacs, mentre collabora anche con la Magic Press Edizioni sulla rivista mensile BIZ Hip Hop Magazine, che dirige insieme ad Ice OneIn forza alla Tunué, dopo i graphic novel Roots 66 (2008) e Kuore nella notte (2015), nel 2018 coordina e pubblica Stagioni, quattro storie (e mezza) per Emergency - insieme a Simona BinniDaniele “Gud” Bonomo e Ottokin, primo volume a fumetti realizzato interamente a scopo benefico per EMERGENCY.
Per Round Robin Editrice pubblica invece Guerrilla Radio - Vittorio Arrigoni, la possibile utopia e il suo primo libro illustrato per bambini La Storia dell’Orso Bruno, su testi di Militant A di Assalti Frontali. Dal 2016 cura e realizza per conto della Regione Lazio i cataloghi annuali Le eccellenze creative del fumetto e dell’illustrazione di Roma e Lazio (giunti nel 2018 al terzo volume) che lo portano a guidare e coordinare lo stand della Regione al Festival Internazionale di Angoulême (Francia) per 3 edizioni consecutive. Oltre al fumetto, si occupa professionalmente di giornalismo musicale, collaborando negli anni con testate quali Rockstar, Rumore e Vanity Fair; dal 2015 è founder e direttore di ARF! «Festival di storie, segni e disegni» che organizza insieme ai suoi soci Mauro UzzeoFabrizio Verrocchi, Gud e Ottokin. Nel 2020 con ARF! è un dei cinque co-fondatori di RIFF • Rete Italiana Festival del Fumetto (insieme a Lucca Comics & Games, il Comicon di Napoli, Etna Comics di Catania e il TCBF), Associazione nazionale di categoria di cui - dall’autunno 2023 - assume la Presidenza.
Stefano, come ti sei avvicinato al mondo del fumetto?
Ho la passione dei fumetti da sempre. A casa mia c’era molta attenzione per la lettura; ho letto Topolino, Lupo Alberto, i Peanuts, mio padre aveva i libri di Corto Maltese. Mi piaceva disegnare e ho iniziato a fare fumetti sin da subito, crescendo ho deciso di fare il liceo artistico, poi sono entrato in contatto con altri simili a me e ho iniziato a scoprire Andrea Pazienza, L’Eternauta e Il Grifo, anche le riviste alternative musicali. Nella mia militanza nei centri sociali ho conosciuto e sono entrato in confidenza con gli Assalti Frontali, i 99 Posse.
Negli anni Novanta il tuo nome è legato anche al cult magazine Katzyvari.
Al primo anno dell’Accademia di Belle Arti di Roma ho conosciuto David Vecchiato (Diavù) e Paolo Campana (Ottokin), ci hanno unito le comuni passioni.  Katzyvari era un contenitore sporco, pieno di fumetti dissacranti. Eravamo giovanissimi e ci siamo confrontati con il mercato in un'epoca in cui c’erano poche fiere del fumetto. Andammo a Lucca nel 1991 con uno stand con Katzy, fu un esordio nel mondo del fumetti, ci notarono in tanti. Trovammo un distributore per arrivare in edicola, dovevamo avere una tiratura importante per garantire la  distribuzione nazionale, stampavamo quasi trentamila copie, avevamo una scia di debiti coi tipografi, alla fine andavamo a fare i mercatini per vendere le copie di reso.
Sei diventato fumettista in un periodo in cui le scuole professionali erano pochissime.
Formarsi professionalmente era da autodidatti, arrivavamo dall’autoproduzione. Eura Editoriale, Skorpio e Lanciostory sono state una palestra per tutta la scuola romana. Per la Eura ho disegnato Stella, una storia inserita in Napoli Ground Zero, serie poliziesca curata da Lorenzo Bartoli e Roberto Recchioni ambientata nella Napoli del 2205.
La protagonista è Stella McClaine, una poliziotta nera coi dread, corrotta, in una Napoli del futuro con trame e sottotrame, dove si mescolano i ruoli tra criminali e poliziotti. Stella era una poliziotta corrotta che per copertura faceva la spogliarellista nei locali malavitosi. Mi diedero la sua serie probabilmente perché disegnavo le ragazze bone! Comunque questo è stato l’unico caso in cui ho lavorato su testi di altri invece che su storie mie.
Eravamo più che altro amici dentro Skorpio e Lanciostory, quel periodo coincideva con il mio anno di servizio civile, mi avevano mandato a Carpineto Romano e avevo l’obbligo di stare lì, nelle ore libere arrivavano i fax con le sceneggiature di Lorenzo e Roberto e la sera disegnavo.
Come è nata Guerrilla Radio, la graphic su Vittorio Arrigoni?
Nasce per tanti motivi. Credo che quando basi la tua vita sul concetto del prossimo, sul volontariato, sull’attivismo, hai un occhio più aperto su tante problematiche. Anche con ARF! ogni anno dedichiamo un progetto ad una Onlus. Comunque attraverso Emergency all’epoca incontrai Maso Notarianni che si occupava di PeaceReporter (quotidiano online che si occupava di temi internazionali n.d.r.) e ho imparato a conosce Vittorio dal blog Guerrilla Radio,  dagli articoli su Il Manifesto. Il suo era un attivismo reale. Gli ho scritto e quando mi giunse la notizia della sua morte in quel momento stesso, siccome i fumetti sono il mio linguaggio, ho deciso di raccontare la storia di Vittorio.
Ci ho messo però quattro anni, mi sono fatto duemila paranoie, dovevo elaborare la sua morte con grande timore, considerando che utte le persone che lo conoscevano per davvero mi avrebbero potuto dire chi cazzo fossi. Poi ho conosciuto la mamma e la sorella di Vittorio e gli ho parlato dell’idea di farne un graphic novel. Sono rimaste molto stupite dal mondo dei fumetti; a quel punto piano piano sono state loro a motivarmi, i loro timori sono spariti. E con il loro placet, anche i miei.
Ho fatto una raccolta di altro materiale, ho deciso di lavorare per sottrazione perché non volevo fosse un biopic, ma casomai un libro che prendesse fatti della vita di Vittorio dando flash e riferimenti al lettore. Sono otto capitoli e la mamma e la sorella guardavano le tavole in anteprima. Alla fine l’ho realizzato in sei mesi ed è il libro che mi ha portato più in giro per l’Italia: otto mesi di presentazioni in giro per ogni regione, un passaparola tra associazioni, scuole, biblioteche pubbliche, un pubblico che solitamente non leggeva fumetti. Una cosa mai successa con nessun altro mio libro, ritrovandomi in una realtà in cui la sala era sempre piena di gente comune.
Ho donato tutti i miei diritti d’autore e le royalties alla mamma alla Egidia Beretta Arrigoni (alla Fondazione Vis Utopia Onlusa); a sua volta la Round Robin, casa editrice di Guerrilla Radio, ha donato la metà degli incassi sulle vendite.
Parliamo adesso di ARF!
ARF! è nato per insoddisfazione, nel senso che da autore di fumetti che ogni anno andavo a Lucca, al  Comicon, etc. mi rendevo conto che non mi sentivo rappresentato da Romics. Anno dopo anno mi rendevo conto che questo malumore non era solo mio, ma ovunque mi giravo i miei amici e colleghi partecipavano con sempre meno entusiasmo a Romics, col risultato che c’erano sempre meno autori e case editrici. Considera che su tipo duecento stand partecipano solo nove case editrici, il resto per ciambelle fritte, gadget e altro. Si trascurava insomma l’aspetto delle mostre, cosa che ora hanno dovuto riconsiderare.
Insomma dico sempre che ho scoperto l’acqua calda, mi sono reso conto che avevo skills sull’organizzazione e ho pensato “Se tutti si lamentano io voglio fare, creo un’alternativa a Roma”: fare un festival solo sui fumetti!
Li per lì non ci ha creduto nessuno. La prima edizione è stata piccola e faticosa, abbiamo usato una location privata attingendo a tutte le risorse possibili. Il manifesto era di Gipi,  avevamo le  mostre di Zerocalcare, Guido Crepax, un programma nella sala Talk.  Questo mi ha permesso di dimostrare alle istituzioni di Roma che eravamo in grado di farlo e ci siamo spostati al Mattatoio (ex MACRO Testaccio) promossi dall’Assessorato della Cultura di Roma Capitale.
Un pò alla volta abbiamo iniziato a farlo fruttare, ad allargarlo nel numero dei visitatori e degli ospiti nazionali e internazionali e piano piano a fare una proposta culturale e artistica sempre più alta. L’aspetto valorizzante sono le mostre, l’area Kids con i laboratori gratuiti,  la Self Area, i contenuti basati sui nomi, sui libri e i Talk sui temi corali del mondo fumetto.
Da qualche mese sei il Presidente del RIFF, la Rete Italiana Festival di Fumetto, la prima Associazione di questa categoria, di cui tu sei uno dei co-fondatori e ideatori.
RIFF nasce durante il lockdown, in un momento in cui si erano fermati i comparti dello spettacolo e abbiamo avuto il modo di riprendere fiato e pensare. Con Claudio Curcio, Antonio Mannino e Alpo, rispettivamente direttori del Comicon di Napoli, di Etna Comics e del Treviso Comic Book Festival, facevamo le call per aggiornarci, poi da quattro siamo diventati cinque, poi venti, poi trenta e ci siamo improvvisamente trovati ad avere un dialogo tra Festival mai avvenuto prima. Fatto sta che, arrivati a settembre, ci siamo resi conto che dovevamo fare sul serio, costituire una vera Associazione di categoria,  diventare anche formalmente un corpo giuridico con tanto di Atto Costitutivo e Statuto, così da poter avviare un dialogo reale con le Istituzioni e la Pubblica Amministrazione. Inizialmente eravamo trentacinque Festival tra cui il Lucca Comics & Games (che se fossimo un condomino, da solo rappresenterebbe più della metà dei millesimi); un mese dopo la nascita avevamo già stipulato una Convenzione Quadro con il Ministero della Cultura, oltre ad aver creato un vero dialogo, fino a quel momento impensabile, tra tutte le manifestazioni italiane di settore.
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