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Pomicino su Dagospia squarcia il velo nazionale su «L'inferno di fuoco» della sanità molisana denunciato in tutti questi mesi da "Il Nuovo Molise"

L'eminente esponente politico, più volte ministro (con Andreotti e De Mita), torna a mettere il dito nella piaga virulenta della gestione commissariale della sanità molisana, causata dal governatore/commissario Donato Toma e dal suo sub commissario Papa

In un articolo pubblicato oggi da "Dagospia" (il sito nazionale di gossip più cliccato in assoluto), Paolo Cirino Pomicino denuncia l'assenza dello Stato italiano in Molise, chiamando in causa l'attuale Governo italiano, colpevole di non intervenire a fermare il disastro compiuto sulla pelle dei molisani da Toma e Papa. «Qual è l’interesse della Meloni, o probabilmente di qualcuno del suo staff, per non procedere? È lo Stato che non c’è più e tanta povera gente ogni giorno deve fare lunghi tragitti per farsi curare. Quando diciamo lo Stato mettiamo dentro anche l’autorità giudiziaria molisana informata da tempo dell’inferno di fuoco», scrive Pomicino

Così Pomicino squarcia il velo nazionale su «L'inferno di fuoco» della sanità molisana denunciato in tutti questi mesi dal nostro giornale "Il Nuovo Molise". «Ormai è un dato accertato. Lo Stato italiano non è più presente nella regione Molise. Lo dimostra da oltre sei mesi l’inferno di fuoco scatenato nella sanità molisana da due personaggi inadeguati e mossi da interessi personali ed elettorali: Giacomo Papa e Donato Toma. I loro decreti in contrasto con sentenze della magistratura amministrativa hanno messo in gravi difficoltà centinaia di ammalati di due grandi eccellenze mediche, gli Istituti a carattere scientifico Gemelli e Neuromed, quest’ultimo con un parco ricercatori frequentato da professori provenienti da innumerevoli paesi. Tanto per cominciare il presidente della regione Toma, nella  vana ricerca di una ricandidatura, ha incassato dalle altre regioni decine e decine di milioni per prestazioni effettuate dai due Istituti nel 2020 e nel 2021 e ha deciso di non trasferirli ai due istituti. La conseguenza è stata la messa in crisi dei fornitori e della manutenzione della delicate strutture mediche e gli stipendi del personale. Non è bastato. Attila, così come è stato denominato dalla stampa locale, ha deciso una serie di appesantimenti burocratici tali da rendere ad esempio impraticabile la radioterapia del Gemelli, unico centro   regionale, per cui ammalati gravi sono costretti ad andare a Benevento o a Chieti ogni giorno per proseguire la terapia quotidiana. Giustamente il presidente del Gemelli Stefano Petracca ha denunciato in Procura la coppia devastatrice con l’accusa di tentato omicidio. Non c’è dubbio che ogni morto per difficoltà di assistenza ricade non solo sulla coppia Toma-Giacomo Papa ma anche sui ministri vigilanti. Già gli ex ministri Franco e Speranza, il primo per mancanza di coraggio ed il secondo per piccoli interessi di partito, pur essendo informati fecero orecchie da mercanti. Oggi Schillaci e Giorgetti hanno inviato alla presidenza del consiglio il nome del sostituto di Papa ma la sostituzione non viene messa all’ordine del giorno. Qual è l’interesse della Meloni, o probabilmente di qualcuno del suo staff, per non procedere? È lo Stato che non c’è più e tanta povera gente ogni giorno deve fare lunghi tragitti per farsi curare. Quando diciamo lo Stato mettiamo dentro anche l’autorità giudiziaria molisana informata da tempo dell’inferno di fuoco».

È la seconda volta che Cirino Pomicino torna sulla situazione disastrosa della sanità molisana. Già il 5 dicembre scorso, sempre su Dagospia, sempre partendo da un articolo de "Il Nuovo Molise", aveva preso di petto il governatore molisano Toma e il Governo italiano, sottolineando: «Sembra un racconto dell’orrore ma tutte le fonti lo confermano. I ministri Giorgetti e Schillaci, economia e salute, così come le relative procure della Repubblica, sinora non hanno battuto un colpo e se tutto ciò che racconta la stampa locale fosse vero, ed è vero, sarebbe urgente la rimozione immediata dei due commissari governativi ritenendola una sorta di trattamento sanitario obbligatorio a tutela della salute di centinaia di ammalati» 

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