IL MATTINO
Lo spettacolo
26.10.2019 - 20:05
La storia dell’appassionata e disinvolta gitana Carmencita, capace di rendere pazzi d’amore gli uomini, è narrata in quattro atti. Il pubblico ha potuto apprezzare le doti interpretative di Carmen, il mezzosoprano Annunziata Vestri, suadente e fiera e del suo amante-assassino don Jose il tenore Rubens Pellizzari ma è andato in delirio per la meravigliosa voce del soprano Angela Nisi nel ruolo di Micaela.
Avrebbe potuto essere un dramma dei giorni nostri, un femminicidio di quelli che, purtroppo, dolorosamente i media ci comunicano ogni giorno, la tragedia che si è consumata sul palco del Teatro Giordano ieri sera, 25 ottobre, con l’omicidio di Carmencita, la protagonista della famosissima opera di Bizet. È spettato infatti a questa calda, appassionata opera in cui Bizet riuscì a mescolare elementi della musica popolare e della tradizione con quelli del melodramma, il compito di aprire la stagione lirica 2019 “Foggia all’opera” del Teatro U. Giordano. Seguiranno Marcella, l’opera del nostro grande Maestro foggiano che andrà in scena il 28 novembre e il Rigoletto di G. Verdi sul palco il 20 dicembre. Inizierà poi la stagione di prosa con un ricco e vario cartellone promosso dal Teatro Pubblico Pugliese.
Teatro gremito, biglietti esauriti, il pubblico, molto generoso di applausi, nonostante l’ora tarda, non ha lesinato il suo apprezzamento per un’opera molto ben allestita da ogni punto di vista. Visibilmente soddisfatti il sindaco Franco Landella, l’Assessore alla Cultura Anna Paola Giuliani, il Dirigente dell’Ufficio Cultura Carlo di Cesare, Giulia Panettieri, amministratore nel T.P.P. C’è tantissimo lavoro dietro le quinte, non solo quelle del palco, per allestire serate così ricche e complesse, -commentano gli interessati- per questo poi ancor più grande la soddisfazione nel costatare il grande gradimento di un così vasto pubblico.
La storia dell’appassionata e disinvolta gitana Carmencita, capace di rendere pazzi d’amore gli uomini, è narrata in quattro atti. Il pubblico ha potuto apprezzare le doti interpretative di Carmen, il mezzosoprano Annunziata Vestri, suadente e fiera e del suo amante-assassino don Jose il tenore Rubens Pellizzari ma è andato in delirio per la meravigliosa voce del soprano Angela Nisi nel ruolo di Micaela. Già nel duetto Parle-moi de ma mèr tra Micaela e Jose si era percepito quel qualcosa in più che si è svelato, mandando il pubblico in visibilio con l’Aria Je dis que rien ne m’èpouvant, durante il terzo atto. Molto apprezzate anche Mercedes e Frasquita (il mezzosoprano Antonella Colajanni e il soprano Aessia Thaїs Berardi) e il torero Escamillo (il baritono Stefan Ignat).
In quest’opera quello che è in genere un contorno diventa un piatto forte; stiamo parlando del coro, anzi dei cori; quello di voci bianche, diretto da Vincenzo Baglivo e Luigi Mazzotta, forse un po’ povero di elementi ma di grande effetto scenico e il Coro di scena a cui, nella Carmen è affidato il compito di suscitare forti emozioni. Un coro, il Coro Opera in Puglia diretto da Emanuela Aymone, che ha sugellato quasi ogni aria e ogni duetto riportando sempre l’opera alla sua drammaticità e raggiungendo l’apice in La liberté. Sempre presenti, a sottolineare gli eventi più significativi, rievocando la figura mitologica delle Parche, le tre danzatrici, Teresa Demma, Germana Claudia Raimondo, Lucia della Guardia per le coreografie di Elisa Barucchieri.
Non si può non soffermarsi sull’estro del giovanissimo Direttore d’Orchestra Jacopo Sipari DI Pescasseroli, molto coinvolto e coinvolgente, ha dato l’idea di condurre un vero e proprio dialogo, una conversazione con i magnifici Maestri dell’Orchestra Sinfonica di Lecce e del Salento e con i protagonisti della vicenda sul palco. Il tutto sapientemente coordinato dalla mano del regista Giandomenico Vaccari in un’opera che ha perfettamente reso l’Inferno della psiche, il dramma della diversità del mondo maschile e femminile, quanto mai attuale che sfocia in un conflitto tale da condurre alla morte. La scenografia di Pier Paolo Bisleri, molto innovativa discreta ma efficace, molto dinamica con la tecnica della videoproiezione a cura di Leonardo Summo, ha sottolineato ogni scena in una commistione temporale, creando un filo comune tra la storia di Carmen e l’oggi di ognuno di noi.
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