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Gli Incontri della rassegna "Lettura e oltre" organizzati da Liceo Lanza e libreria Ubik

Odio 'sociale' o social? Matteo Grandi a Foggia

Mariolina Cicerale: «Un libro interessante perché descrive qualcosa che negli ultimi tempi sempre più captiamo nell'aria: un'estrema aggressività»

Chi sono gli “haters”? Cosa li spinge a comportarsi così? A monte di questa valanga di 'fango' sembra esserci l'idea che internet sia una zona franca, un "Far Web" in cui le regole non esistono e vige l'impunità più assoluta

Come utilizzare i social senza farci male? È questo uno degli interrogativi, forse il principale, che è alla base del nuovo libro di Matteo Grandi, “Far Web”, presentato ieri sia al Liceo Lanza di Foggia che alla libreria Ubik (rispettivamente in mattinata e nel pomeriggio), nell’ambito della rassegna “Lettura e oltre” curata dalla prof.ssa Mariolina Cicerale. Il volume di Grandi (autore televisivo e non solo, tra le voci più influenti nel mondo dei social media) si pone nel bel mezzo della ‘vexata quaestio’ sull’uso o meno delle piattaforme social, sebbene, specie negli ultimi tempi, queste producano un innumerevole stuolo di “haters”, parola inglese che è ormai divenuta termine tecnico del linguaggio informatico per indicare gli “odiatori” di professione, ossia coloro che trascorrono le proprie giornate sulle piattaforme (soprattutto fb) lanciando strali di insulti, anche piuttosto veementi, a destra e a manca. Chi sono gli “haters”? Cosa li spinge a comportarsi così? Alla prima domanda è facile rispondere: stando a quanto emerge dalla disamina di Matteo Grandi, gli ‘spartitori di odio’ sono persone comunissime che, nel momento in cui si trovano con una tastiera in mano, protetti dallo schermo del pc, attaccano con insulti gravi e violenti chiunque gli capiti sotto tiro, chiunque non la pensi come loro o chiunque (secondo loro) è causa della propria insoddisfazione. Alla seconda domanda è più difficile rispondere, poiché non è chiaro cosa spinga gente comune (magari anche affabile nella vita quotidiana) a dare il peggio di sé sui social: forse il fatto che ci si rivolga ad un pubblico per lo più di sconosciuti (come twitter) o perché le piattaforme favoriscono (come il caso di facebook) di ‘mettere a sistema’ l’odio, creando gruppi tra persone della stessa idea, o forse ancora l’impunità? In realtà su quest’ultimo aspetto bisognerebbe far luce; come ha osservato Grandi le leggi esistono: «ciò che costituisce reato è valido tanto fuori quanto nella rete (la diffamazione è diffamazione! l’ingiuria è ingiuria!)». Allora perché l’impunità è diffusa (chiunque offende chiunque)? Perché i gestori delle piattaforme latitano? «Perché questi social vivono di numeri e se cominciassero una ‘crociata bianca’, bannando chi assume un comportamento scorretto, comincerebbero a perdere questi numeri. Inoltre, spesso non agiscono per mancanza di tempo: è difficile controllare e soprattutto contestualizzare ogni singola segnalazione» risponde Grandi. Tirando le somme, tuttavia, “Far Web” non intende assolutamente essere un libro contro i social, semmai farci riflettere per diventare internauti più responsabili e più consapevoli, cercando di non farci troppo prendere la mano dalla tastiera…

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