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Un danno enorme alla storia e alla cultura della Daunia

Balordi devastano il sito archeologico di Faragola ad Ascoli Satriano

«Un danno enorme. Forse irreparabile. Tutta la sistemazione opera di anni di lavoro e di finanziamenti della Regione, di Arcus e ora del MiBACT e della Regione andati in fumo», scrive l'archeologo Giuliano Volpe, Presidente del Consiglio Superiore per i Beni Culturali e Paesaggistici

«Quattordici anni di scavi, di ricerche, di studi, di lavoro sul campo, di pubblicazioni, di progettazione di un modello di musealizzazione in situ per uno dei parchi archeologici considerati più importanti di Puglia e d'Italia: persi, distrutti, inceneriti dalla malavita o dalla stupidità o da altri interessi? A chi dava fastidio un sito come Faragola?», lo sfogo di Volpe sul suo profilo Facebook.

È proprio l'ex rettore dell'Università di Foggia, Giuliano Volpe, a riferire della devastazione dell'antico insediamento rurale di Ascoli Satriano risalente al IV secolo avanti Cristo. «Ho appena avuto notizia (mentre sono in Malesia) - scrive un'ora fa sul suo profilo Facebook - che nella notte è stata incendiata la copertura del sito archeologico di Faragola. O forse sono stati usati esplosivi per far saltare la copertura. Il legno della copertura è ignifugo! Sembra roba da professionisti a giudicare dalle prime foto che ho appena ricevuto. Un danno enorme. Forse irreparabile.  Tutta la sistemazione opera di anni di lavoro e di finanziamenti della Regione, di Arcus e ora del MiBACT e della Regione andati in fumo. Non so ancora nulla dei danni provocati alle strutture archeologiche, ai muri, ai mosaici, alle pavimentazioni in marmo, a tutto il sito. Quattordici anni di scavi, di ricerche, di studi, di lavoro sul campo, di pubblicazioni, di progettazione di un modello di musealizzazione in situ per uno dei parchi archeologici considerati più importanti di Puglia e d'Italia: persi, distrutti, inceneriti dalla malavita o dalla stupidità o da altri interessi? A chi dava fastidio un sito come Faragola? Mi fa rabbia che da alcuni mesi il cantiere era stato sospeso in attesa della ripresa per il completamento del terzo lotto dei lavori di sistemazione, con le installazioni multimediali, il percorso di visita, lo spazio informazioni, il laboratorio didattico per i bambini. Ed erano state sospese anche le visite anche cantiere. Purtroppo è la conferma che quando un sito è lasciato senza una gestione, senza controlli, senza un uso quotidiano, senza una presenza, senza vita, diventa la classica 'terra di nessuno' nella quale è facile che i delinquenti o i vandali operino indisturbati.
Ci abbiamo messo tutto in questi anni, io, Mariuccia Turchiano e tanti archeologi Unifg, tanti studenti, tanti restauratori, i colleghi della soprintendenza: lavoro, ricerca, pubblicazioni internazionali, volontà, impegno, ricerca di finanziamenti, per realizazre un tentativo di cantiere scuola nel quale si sono formati centinaia di archeologi, per coniugare tutela a valorizzazione. Avevamo tanti progetti per questo sito. Non c'è più nulla. Confesso di avere le lacrime agli occhi, per il dolore, la rabbia, la delusione, lo sconforto, come archeologo, come professore, come presidente del Consiglio Superiore BCP del MiBACT, come cittadino! Ora attendo di conoscere meglio la situazione. E di capire cosa sarà possibile salvare. Con la speranza che i carabinieri e la polizia, la magistratura indaghi e scopra i responsabili di questo disastro. I longobardi non avevano distrutto la villa di Faragola, le avevano dato nuova vita e nuove funzioni. I nuovi barbari l'hanno incendiata! Certo questi disgraziati non fermeranno la nostra voglia di conoscere, di difendere, di valorizzare, di restituire ai cittadini il nostro patrimonio culturale».

In coda alle foto dello scempio consumato ai danni della storia e della cultura della Daunia, Volpe pubblica le foto di Faragola com'era prima, come l'avevano sistemata meravigliosamente i ricercatori. «Come vogliamo che torni ad essere», commenta postando anche una foto di chi vi ha lavorato per anni alla sua scoperta. «Ecco gli archeologi, gli studenti, i restauratori che hanno lavorato anni per scoprire, indagare, restaurare, interpretare, far vivere l'area archeologica di Faragola. Spero di vedere presto la foto di chi l'ha distrutta!», conclude amareggiato.

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