IL MATTINO
Le nuvole parlanti
17.11.2024 - 13:54
Dagli anni Ottanta in poi i manga, grazie alle loro trasposizioni televisive, gli anime, si sono affermati nel panorama fumettistico italiano, dapprima con produzioni importate dal Giappone poi, visto l’enorme successo, con produzioni made in Italy.
Dagli Ottanta in poi molte cose sono cambiate, molti gli autori manga italiani, alcuni di loro si sono anche affermati con successo oltre frontiera ed i manga continuano ad appassionare lettori di ogni generazione. Di questo e del Manga Giornale, ci parlano nella doppia intervista qui di seguito il mangaka Andrea Yuu Dentuto e il giornalista Mario Rumor, ormai da tempo apprezzati collaboratori della rivista.
Come e quando è nata l’idea per il Manga Giornale? Rivista-inserto apprezzatissima dai lettori di Fumo di China…
Mario: Prima di diventare inserto centrale di Fumo di China, a partire da gennaio 2022, Manga Giornale era una piccola rivista di 15 pagine (venduta a 4 mila lire) che debuttò nelle edicole nell’aprile del 1997. Era nata da un’idea di Davide Castellazzi, oggi editor della casa editrice Toshokan, e pubblicata per i primi cinque numeri dalla milanese NED 50 Editrice e dal successivo editore Cartoon Club di Rimini per le successive 12 uscite (sotto la direzione di Valentina Semprini). L’obiettivo prevedeva di offrire uno strumento informativo e non soltanto critico agli appassionati di manga e anime. Per celebrare i 25 anni dalla prima uscita, Loris Cantarelli, attuale direttore di Fumo di China, ha voluto riprende MangaGiornale come inserto e dare il giusto rilievo ai manga – su cui la rivista pubblica articoli in goni numero fin dall’esordio in edicola nel 1989 – in risposta al pressappochismo riservato da fin troppi mass media “generalisti”.
Avevi già lavorato sulla precedente versione?
Mario: Ho scritto regolarmente su MangaGiornale dal primo al sesto numero, per poi passare ad altra testata quando era diretta da Davide Castellazzi. All’epoca cercavo spesso di scrivere su opere non ancora arrivate in Italia, da Princess Mononoke a Evangelion.
Andrea: No, all’epoca abitavo a Tokyo da due anni ed era troppo difficile seguire l’editoria italiana.
Come siete stati rimessi in gioco dalla casa editrice?
Mario: Essendo già collaboratore di Fumo di China, Loris mi ha invitato a contribuire. È stato un passaggio naturale quindi. Mi occupo in gran parte degli articoli assecondando sia le novità sia approfondimenti su opere manga e anime del passato, in alcuni casi realizzando interviste di prima mano (in alcune siamo riusciti a parlare con largo anticipo di opere molto attese come Il viaggio di Shuna di Hayao Miyazaki).
Andrea: Dalla metà degli anni ’80 Fumo di China è sempre stata la mia rivista preferita per tenermi aggiornato sul panorama del fumetto italiano in cui iniziavo a cercare di entrare come autore. Trovavo notizie anche da tutto il mondo, e anche qualcosa sul Giappone. Tornato in Italia ho conosciuto Mario, diventando grandi amici, e successivamente Loris a cui proposi un mio pezzo per la rivista. Da quel momento ho collaborato volentieri, e, all’invito di Loris di partecipare con Mario al rinato Manga Giornale, ho risposto che accettavo più che volentieri.
Come sta andando MangaGiornale, qual è il feedback, si pensa a dei progetti?
Mario: Non si sono registrate fluttuazioni particolari nelle vendite, ma di certo è aumentata l’attenzione a un ambito di fumetto con cui tutti ormai devono fare i conti (anche letteralmente), quindi proseguiamo con sempre più convinzione allargando lo sguardo anche ad aspetti che il web italiano indaga ben poco.
Andrea: Confermo.
A chi è rivolto l’inserto?
Mario: In prima battuta, direi al lettore abituale di Fumo di China, che è sempre stato aggiornato con articoli, recensioni, approfondimenti e interviste sugli sviluppi dei fumetti giapponesi, e più in generale asiatici (anche le News si sono allargate da tempo a manhwa coreani, manhua taiwanesi e così via). In questa versione di MangaGiornale chi già conosce l’argomento ha modo di leggere qualcosa di non scontato o ripreso dalla Rete, mentre chi si avvicina per la prima volta trova un mondo intero da scoprire, raccontato con garbo e niente fanatismi.
Andrea: Ogni mese chiudo l’inserto con una striscia legata al mondo del manga o dell’animazione giapponese; una storia divertente che rivela la vita, a volte difficile, di chi ci lavora all’interno, un modo ironico per catapultare il lettore a conoscere questo mondo proprio nel modo a lui più congeniale: a vignette. Inoltre la striscia segue con assoluto rigore il suo corrispettivo giapponese, lo Yon Koma (4 vignette), un altro modo per imparare a riconoscere l’humor giapponese.
Il passato dei manga in Italia: noi che c’eravamo
Mario: Quando ho cominciato a interessarmi del fenomeno manga e anime, a metà anni 90, vigeva soprattutto la curiosità. Era una sorta di età dell’innocenza vissuta con entusiasmo e intraprendenza: quando si poteva era inevitabile cercare fonti di approvvigionamento – diversamente da oggi, quando tutto è disponibile e “acquistabile” anche se inevitabilmente confuso – magari cercando opere che non godevano ancora di un’edizione italiana. Anche l’approccio vissuto nei confronti degli autori era più solido e costruttivo. Oggi si passa frettolosamente da un titolo all’altro, non si gode più “l’attimo”.
Andrea: Nel mio caso ho iniziato molto, ma molto prima, a metà degli anni ’80 ero già un collezionista e già nel 1990 ero abbonato alle più importanti riviste giapponesi d’animazione, ancor prima di capirne una sola parola!! Compravo parecchio, lo yen era basso rispetto alla lira e avevo diversi amici di penna giapponesi che mi inviavano di tutto, spessissimo comprato all’usato per pochi spiccioli.
Manga oggi e lettori
Mario: È vero che la popolarità dei manga pare inarrestabile, con un naturale rallentamento dopo il boom vissuto durante la pandemia, ed è altrettanto vero che come mezzo espressivo sta condizionando il mercato, i gusti del pubblico e anche l’aspetto creativo (ci sono sempre più autori giovani che disegnano con quello stile, accompagnandosi a una solidità nella narrazione impensabile vent’anni fa). Resto dell’avviso che l’offerta sia spropositata: circolano troppi titoli, spesso selezionati per raggiungere il pubblico di giovani, target primario degli editori. Eppure è innegabile che l’attuale panorama riesca a riservare un posto sugli scaffali delle librerie anche a opere del passato o veterani a lungo desiderati (non ultima Hideko Mizuno con il rivoluzionario Fire! del 1969). Uno dei pochi aspetti davvero incoraggianti. Tutto dipende da quanto questa “bolla” passionale nei confronti dei manga resisterà prima di scoppiare.
Andrea: Il manga è ormai entrato sugli alti podi del fumetto mondiale; in futuro penso solo che andrà a “stabilizzarsi”, diventando cioè meno “fenomeno” come viene visto adesso, per andarsi a collocare tra gli altri generi in maniera meno eclatante, più equilibrata. Personalmente lavoro per case editrici come Nippon Shock Edizioni e Saldapress, ed a dirigere le scelte su quali fumetti pubblicare sono persone che hanno capito il valore del manga e puntano a proporre al loro pubblico anche manga datati, ma importanti per non essere solo letture, ma per capire anche la storia del manga nelle sue varie epoche. Comunque vedo che anche altre case editrici hanno lo stesso obiettivo, come Coconino ad esempio. Tutte case editrici che cercano di pubblicare non solo storie, ma anche presentarne la loro cultura.
Che futuro si prevede per le riviste che si occupano di fumetto? Purtroppo negli ultimi anni parecchie testate storiche hanno chiuso, c’è speranza di una inversione di tendenza? Cosa può attrarre nuovi lettori?
Mario: Che le riviste guardino sempre più alla Rete è un dato di fatto, un destino inevitabile grazie alle nuove modalità di fruizione via computer o smartphone. Ritengo però che il cartaceo ci sarà sempre. Avrà vita dura, certamente, anche perché l’attenzione di editori e uffici stampa privilegia i “grandi numeri” di siti, blog o canali di influencer e streamer senza però valutarne la qualità. Per restare alle riviste sul fumetto, oltre a Fumo di China e saltando a piè pari quelle che anche in Italia si buttano solo sulla nostalgia, in Francia per esempio c’è Atom, rivista di approfondimento sui manga realizzata con serietà. Tutto dipende dal tipo di proposta e da come viene sviluppata. Presto o tardi i lettori si ribelleranno al copia-incolla, auspicabilmente chiedendo contenuti di prima mano e di qualità.
Andrea: Confermo.
Qual è il punto che vi appassiona di più, come procedete nella scelta di ciò che scrivete?
Mario: Per quanto mi riguarda cerco di stare attaccato all’attualità, alla ricerca di titoli che possano incuriosire i lettori, con un occhio di riguardo anche per il vintage, oggi dominante in edicola. Talvolta cedo a passioni personali, come il cinema di Miyazaki, cercando tuttavia argomenti e prospettive che non siano già state affrontate altrove.
Andrea: A caso (ride!). Penso solo alla vita che ho vissuto in Giappone, ai miei ricordi ed alle esperienze che ancora raccolgo da diversi amici giapponesi che lavorano in questo campo. Magari ci penso cucinando, lavandomi, e magari anche adesso!!
Un messaggio per coloro per già conoscono Manga Giornale e chi ancora non lo conosce
Mario: Manga Giornale per me è un baluardo alla maniera che non deve mai “passare di moda” di fare informazione non urlata, con il desiderio di incoraggiare chi legge a curiosare senza mai fermarsi all’ovvio o alla “semplicità” dei social. È un messaggio che rivolgo ai lettori vecchi e nuovi.
Andrea: Ai nostri lettori: “Ci mettiamo tutto l’impegno, continuate a seguirci!!” e, a chi ancora non lo conosce: “Comprate Fumo di China, cosa aspettate!!”
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