IL MATTINO
Fase 2
27.05.2020 - 14:36
La speranza di un ritorno alla normalità è tanta, e sempre maggiori sforzi ed energie si stanno mettendo in campo per fronteggiare questa crisi. Un ulteriore aiuto in tal senso sarà dato dai test sierologici. È partita il 25 maggio una campagna di test a campione su tutta la popolazione, un’indagine epidemiologica sulla diffusione del nuovo coronavirus nella popolazione italiana. Se ne parla molto, le notizie a riguardo sono diverse. I test sierologici sono test rapidi su campione di sangue e si attuano sul siero, che è la parte nella quale si ritrovano gli anticorpi che, mediante questi test, si vanno a ricercare. Esistono due tipi di test, qualitativo e quantitativo. Per il tipo qualitativo si lascia cadere una goccia di sangue del paziente su una striscia e in una decina di minuti si rileva la presenza di anticorpi, che possono essere di tipo IgG oppure IgM. La positività alle IgM indica che l’infezione è in atto. La negatività alle IgM e la positività alle IgG indicano un’infezione pregressa con il virus. Una doppia positività indica che siamo in una fase intermedia. Un secondo tipo di test sierologico è quello che si basa sulla raccolta del sangue in provetta, e la rilevazione del tipo di anticorpo indica la stessa condizione del test in precedenza riportato. Si sta discutendo molto sulla validità di questi test e il problema non è tanto nella correttezza dell’esecuzione quanto sul fatto che viene effettuato su un campione della popolazione, a detta di alcuni, non sufficiente per trarre delle conclusioni. Le differenze tra tampone e test sierologici sono diverse: il tampone serve per scoprire l’infezione da coronavirus in un esatto momento. Il test sierologico serve invece a capire se la persona interessata abbia avuto il coronavirus e sia poi riuscita a superare l’infezione, con il suo sistema immunitario che ha mantenuto la memoria della minaccia, in modo da saperla affrontare più prontamente qualora si ripresentasse. Tuttavia, il grosso vantaggio di tali test è la rapidità, il minor costo e il minor rischio per l’operatore che lo esegue. Inoltre, i test possono risultare positivi anche in pazienti asintomatici, i quali di sicuro non sarebbero idonei al tampone. Ad oggi non sappiamo se soggetti che hanno contratto il virus restano immuni e nel caso per quanto tempo si resti immuni. Ciò porta a porsi dei dubbi sull’efficacia dei test sierologici, soprattutto se condotti dopo diversi mesi dall’infezione. Per concludere il tampone rino-faringeo resta, al momento, l’unico strumento valido per l’accertamento della positività al nuovo coronavirus e il test sierologico rapido non sostituisce il tampone.
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