IL MATTINO
Operazione della squadra mobile denominata "“Hurt Locker”
11.02.2015 - 15:06
I due, lo ricordiamo, vennero accusati di essere i mandati delle tre bombe piazzate dinnanzi ad altrettante attività commerciali foggiane. Quella più eclatante riguardò la pelletteria "Carmelina 13", avvenuta la sera del 16 aprile 2012 in Corso Giannone; ma anche dell'attentato avvenuto a marzo dello stesso anno in danno del negozio di abbigliamento “Tricot”, sito in via Tugini, la cui titolare, un'anziana signora del posto, dopo il danneggiamento fu costretta a dismettere completamente l’attività. Qualche giorno più tardi fu piazzata – sempre secondo l'accusa – una terza bomba ad un'attività commerciale in Via Rosati, la cui titolare è la sorella di un poliziotto foggiano, reo di aver fermato qualche giorno prima il figlio di Tolonese.
Non sono loro i mandanti delle tre bombe che nel 2012 seminarono il panico tra i commercianti foggiani. E' la sentenza emessa quest'oggi nell'ambito del processo denominato “Hurt Locker” che ha visto l'assoluzione per il boss Raffaele Tolonese, ai vertici della consorteria criminale Trisciuoglio-Prencipe, e per Agostino Corvino. Entrambi i pregiudicati vennero coinvolti nell'inchiesta firmata dalla squadra mobile che portò all'arresto anche Giuseppe Bruno, Luigi Bruno e l'altro capo clan Roberto Sinesi. Il processo è stato suddiviso in tre tronconi, al momento si registra una condanna, tre assoluzioni. Mentre la terza ed ultima tranche è ancora in corso di svolgimento. Per Raffaele Raffaele Tolonese e Agostino Corvino il Pubblico Ministero, Alessandra Fini, chiedeva una condanna a cinque anni di reclusione. I due, lo ricordiamo, vennero accusati di essere i mandati delle tre bombe piazzate dinnanzi ad altrettante attività commerciali foggiane. Quella più eclatante riguardò la pelletteria "Carmelina 13", avvenuta la sera del 16 aprile 2012 in Corso Giannone; o quella avvenuta a marzo dello stesso anno in danno del negozio di abbigliamento “Tricot”, sito in via Tugini, la cui titolare, un'anziana signora del posto, dopo il danneggiamento fu costretta a dismettere completamente l’attività. Qualche giorno più tardi fu piazzata – sempre secondo l'accusa – una terza bomba ad un'attività commerciale in Via Rosati, la cui titolare è la sorella di un poliziotto foggiano, reo di aver fermato qualche giorno prima il figlio di Tolonese.
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