IL MATTINO
I pensieri dell'altrove
28.04.2019 - 12:41
Opra di Gabriele Talarico (galleria piziarte.net)
Resta qui. Ferma la fretta in una tasca, fermala con la mano e buttala più in fondo, sentila che si agita fino a quando si appoggia per un po' al suo destino e spera che magari si consumi da sola. Resta e sentimi parlare. Di cose che capitano ai vivi, ai mezzi vivi ed a quelli che un po' morti già lo sono, parliamo di cose che non ci facciano sentire trascurati, invisibili o semplicemente allontanati. Sentimi parlare anche per dare forza a quelle parole che sono il tessuto stretto dei nostri momenti, che non hanno perfezione o bellezza ma il profilo basso della sera e hanno solo il bisogno di farsi sentire senza troppa luce. Sentimi dire pensieri senza le bugie comode e neppure con quelle finte verità da finti sconvolgimenti, proviamo a parlarci intimamente, cosi e basta. Guardami. Con l'intenzione di vederci oltre, di scolpire con gli occhi un nuovo tratto del viso, di scoprire una nuova linea, di accorgersi di un'espressione nuova che arriva sconosciuta nel viaggio dei giorni. Arriviamo con lo sguardo alle mani, alle spalle, alle caviglie, ai polsi, indichiamo la strada per avvicinarci alla materia del corpo. Aspettami. Ci proviamo tutti i giorni a fare i competitivi, i bravi, i talentuosi, gli abili. Poi ci stritoliamo nella corruzione dei gesti aggressivi, delle parole grevi, delle indifferenze difensive. Se mi aspetti io ti potrò fare compagnia e venire con te, non dietro di te, potrei riscaldarti meglio un tempo freddo, potremmo scontare insieme la nostra porzione di paura e rendere meno resistenti le recidive degli urti al petto. Una diffusione lenta di piccole attenzioni, come messaggi discreti indirizzati ai bordi maltrattati del cuore, quei bordi che confinano con lo spazio inquieto dell'anima. Incontrami. Per non lasciare niente di intentato, per non perdere l'occasione di conoscere un giro di universo che sta dall'altra parte, per capire meglio la lontananza e la fiducia, la vicinanza e la ricerca, il sorriso che saluta una gioia e una rabbia che vorremmo disinnescare. Resta qui, Sentimi parlare, Guardiamoci, Aspettami, Incontrami. Cinque modi di volersi bene, di confermare l'esistenza e di conoscerla, ma per una volta tanto non rivolti a nessun destinatario ed a nessun interlocutore. Come una lettera personale, segreta, e per ridarci quel momento buono che abbiamo scordato, quella commozione che fa espiare ogni inutile colpa, questa lettera oggi è indirizzata a noi. Alla parte densa di noi con la quale comunichiamo poco, per imbarazzo o perché non avanza abbastanza cura da poterci dare. Questa lettera è un augurio, un'opportunità speciale per capire che sensazione si ha nell'andare ad un appuntamento esclusivo, dato solo al nostro io ed al nostro nome. Chiamiamoci. E facciamoci trovare.
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