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I pensieri dell'Altrove

Il caldo abbraccio dell'inverno

Mi piace la sua struttura solida e spigolosa, mi piace perché il sole sembra essere meno presuntuoso e deve faticosamente chiedere spazi al cielo, il collo alto dei maglioni caldi, la trasparenza dell'aria dietro i vetri opachi

Il caldo abbraccio dell'inverno

L'abbraccio dell'inverno nevoso a Rocchetta (Ph. Giuseppe Palladino)

Non c'era un solo rumore, non si muoveva l'aria. Tutto paralizzato in un univoco silenzio al sapore di gelo. Sentivo solo le mie ciglia sbattere per scaldare gli occhi, ma lo facevano timidamente, con il timore di chi si sforza di non dare fastidio. Una natura livida, prevalentemente secca, inospitale e distaccata. Gli alberi rigidi, nudi ed esposti, il cielo come una nuvola unica spostata da sferzate di grigio acutamente fredde, la terra spoglia che accoglie tutto, con una capienza generosa di saggezza semplice. I momenti della natura sono educati alla continuità ed alla ritualità, seguono i venti e le correnti, segnano il tempo. Ora ci regola l'inverno. E questi giorni di un gennaio appena cominciato sono ghiacciati, tanto da rendere l'aria quasi solida e la neve caduta sembra un grande anello d'argento scivoloso e grigio che circonda le case. È questo, l'inverno, conservativo e parsimonioso, poco mondano e molto riservato. Se togli i giorni dello sballo gastronomico di Natale e le serate nelle quali indossi la graziosa maglietta glamour con gli intarsi fosforescenti o con le paillettes dorate, poi hai chiuso con quello che ha a che fare con la classica "botta di vita". Hai chiuso nel senso proprio che uscire diventa una missione faticosa, se non seriamente necessaria. A meno che tu non debba arrivare in tempo a comprare i cubetti di lievito per fare le pizze o fare la scorta di latte, di acqua e di pasta perché poi, si sa, con la neve potremmo anche morire di fame. I nostri incontri invernali sono, forse per per compensazione, più affettuosi, al limite più caldi e non solo perché è strategico ed intelligente bere un caffè al chiuso di qualche bar, ma perché il calore umano in un abbraccio mi pare meno diffidente. In estate la pelle nuda pare già di per sè una prima, superficiale accoglienza visiva, in inverno l'abbraccio è più stretto e più forte, insomma lo senti energico, anche perchè diversamente fra sciarpe, guanti, cappelli e cappotti sarebbe meglio salutarsi con un solo, freddo, cenno degli occhi. Io l'inverno lo attraverso senza troppe angosce meteorologiche, mi piace la sua struttura solida e spigolosa, mi piace perché il sole sembra essere meno presuntuoso e deve faticosamente chiedere spazi al cielo, mi piace il fuoco del camino, il collo alto dei maglioni caldi, la trasparenza dell'aria dietro i vetri opachi, mi piace il minimal, ma molto espressivo, che ci dà la natura intorno. E mi ricorda che quando arriva la neve, per uno strano comportamento che accomuna molti di noi, guardiamo i fiocchi con una tenerezza infantile e maravigliata; con un senso poetico che abbiamo scordato viviamo l'evento come una vicenda che va condivisa, simile ad una inattesa sorpresa sentimentale. Fosse solo per i primi quindici minuti. Ora guardo fuori le luci gialle già accese da ore, guardo i confini asciutti delle mie colline accesi dai punti luce dei paesi come il mio, guardo questo tratto di vita illuminato da un velo di neve gentile, guardo questo scrivere che passerà. Come questa domestica intimità, come la neve. Come questo altro nuovo inverno. Poi arriveranno altre stagioni ed altri sguardi da stringere stretti intorno alle nostre vite ed al nostro tempo futuro. Se Dio vorrà, come diceva mia madre.

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Mariantonietta Ippolito

Mariantonietta Ippolito

Il pensiero è la forma più inviolabile e libera che un individuo possa avere. Il pensiero è espressione di verità, di crudezza, di amore. Quando il pensiero diventa parola il rischio della contaminazione della sua autenticità è alto. La scrittura, invece, lo assottiglia, ma non lo violenta. Io amo la scrittura, quella asciutta, un po’ spigolosa, quella che va per sottrazioni e non per addizioni. Quella che mi rappresenta e mi assomiglia, quella che proverò a proporre qui. Dal mondo di “Kabul” al vasto mondo dei pensieri dell’”altrove”.

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