IL MATTINO
Forever
05.04.2020 - 09:55
Basta una plausibilità biologica di tali vitamine perchè la loro somministrazione possa essere considerata efficace nei confronti dell’infezione da nuovo coronavirus?
In questi giorni di pandemia da nuovo coronavirus è un pullulare di affermazioni di presunti effetti protettivi derivanti da micronutrienti, quali la vitamina C e la vitamina D. Purtroppo, non è oro tutto quello che luccica, almeno in Medicina: non tutto ciò che sembra avere una plausibilità biologica è basato su prova di efficacia. E solo quest’ultima è ciò che conta per evitare di fare un danno, ammesso anche che non abbiano i presunti benefici.
Per chiarire questo concetto basta fare un semplice esempio:
Vodka e ghiaccio rovinano i reni.
Rum e ghiaccio rovinano il fegato.
Whisky e ghiaccio rovinano il cuore.
Gin e ghiaccio rovinano il cervello.
Coca cola e ghiaccio rovinano i denti.
Sulla base di questi assunti si potrebbe desumere che “E' EVIDENTE CHE IL GHIACCIO FA MALE!!!”
Pensa, caro lettore, che una delle ipotesi causali per l’innesco della malattia neoplastica era quella dei cosiddetti “radicali liberi”. Pertanto, sulla base di tale assunto si ipotizzava di contrastare il cancro mediante l’assunzione di micronutrienti antiossidanti per neutralizzare i radicali liberi. Antiossidanti quali, ad esempio, selenio, betacarotene, vitamina C ed E. Ma un conto è fare delle ipotesi ed un altro è verificarne l’efficacia.
Ad esempio, nello studio finlandese sulla prevenzione del tumore al polmone mediante il presunto effetto protettore di vitamina E e beta-carotene i risultati sono stati sconcertanti. [1] Coloro che assumevano la vitamina E e il betacarotene avevano un rischio superiore di ammalarsi di cancro polmonare rispetto a chi assumeva il placebo, tanto che lo studio è stato interrotto prima del termine per motivi etici. Stessa cosa accadde con lo Studio CARET, condotto negli Stati Uniti. [2]. In questo studio furono reclutati 18.314 soggetti a rischio di cancro ai polmoni perché fumatori da lunga data. Scopo dello studio era quello di indagare l’effetto protettore del beta-carotene rispetto al cancro polmonare e alle malattie cardiovascolari.
Anche in questo lavoro i risultati evidenziarono un aumento dell’incidenza di cancro polmonare nel gruppo del betacarotene.
Analogo insuccesso con lo studio “SU.VI.MAX”, condotto in Francia. [3] Scopo di questo lavoro era quello di indagare gli effetti protettivi di Vitamina C, E, betacarotene, selenio e zinco su patologie cardiovascolari e tumori, e su una riduzione della loro mortalità in una coorte di 13.017 soggetti. Lo studio venne condotto per un periodo di 7,5 anni al termine del quale i risultati evidenziarono solo una modesta e non significativa riduzione di incidenza e mortalità di tali patologie solo negli uomini, ma non nelle donne.
Nello studio “SELECT” condotto in USA, Canada e Portorico i risultati sono stati tra i più sconcertanti. [4] Lo scopo era quello di indagare la prevenzione del cancro della prostata mediante la somministrazione di selenio e/o vitamina E in una coorte di 35.533 maschi. Anche questo studio è stato interrotto anticipatamente per un aumento di incidenza di cancro della prostata.
Ebbene, dopo questa breve carrellata veloce di studi, non resta che rifarci a Austin Bradford Hill. Per affermare che ci siano prove di efficacia, Austin Bradford Hill (Londra, 8 luglio 1897 – 18 aprile 1991), epidemiologo e statistico britannico, pioniere nell'uso degli studi clinici randomizzati, propose di adottare questi nove principi [5]:
1 . Forza dell’associazione (di quanto l’incidenza della malattia fra gli esposti sia più elevata della corrispondente incidenza nella popolazione di riferimento)
2 . Riproducibilità (osservazione ripetuta da persone diverse, in luoghi, tempi e circostanze differenti)
3 . Specificità (l’associazione riguarda una specifica esposizione ed una particolare patologia)
4 . Temporalità (criterio cronologico, intendendo che l’esposizione deve precedere l’effetto)
5 . Gradiente biologico (relazione dose-risposta in termini di aumento dell’effetto all’aumentare del livello di esposizione)
6 . Plausibilità biologica
7 . Coerenza con la storia naturale della malattia
8 . Conferme da evidenze sperimentali o quasi sperimentali (ad esempio cessata l’esposizione, l’incidenza della malattia diminuisce)
9 . Ragionamento analogico
Se un’ipotesi soddisfa questi requisiti si può affermare che somministrare un farmaco o anche una vitamina/minerale può sortire degli effetti protettivi o terapeutici ed entrare nella pratica preventiva o clinica. E per quanto riguarda i presunti benefici della vitamina D o della vitamina C sull'infezione da nuovo coronavirus, mancano evidenze basate su prove di efficacia. Pertanto, fino a quando un’ipotesi non viene indagata mediante prove di efficacia, allora non ci rompete i cabbasisi di benefici basati solo su una presunta plausibilità biologica.
Bibliografia.
1 . The alpha-tocopherol, beta-carotene lung cancer prevention study: design, methods, participant characteristics, and compliance. The ATBC Cancer Prevention Study Group. Ann Epidemiol. 1994 Jan;4(1):1-10.
2 . Goodman GE, Thornquist MD, Balmes J, Cullen MR, Meyskens FL Jr, Omenn GS, Valanis B, Williams JH Jr. The Beta-Carotene and Retinol Efficacy Trial: incidence of lung cancer and cardiovascular disease mortality during 6-year follow-up after stopping beta-carotene and retinol supplements. J Natl Cancer Inst. 2004 Dec 1;96(23):1743-50.
3 . Hercberg S, Galan P, Preziosi P, Bertrais S, Mennen L, Malvy D, Roussel AM, Favier A, Briançon S. The SU.VI.MAX Study: a randomized, placebo-controlled trial of the health effects of antioxidant vitamins and minerals. Arch Intern Med. 2004 Nov 22;164(21):2335-42.
4 . Klein EA, Thompson IM Jr, Tangen CM, Crowley JJ, Lucia MS, Goodman PJ, Minasian LM, Ford LG, Parnes HL, Gaziano JM, Karp DD, Lieber MM, Walther PJ, Klotz L, Parsons JK, Chin JL, Darke AK, Lippman SM, Goodman GE, Meyskens FL Jr, Baker LH. Vitamin E and the risk of prostate cancer: the Selenium and Vitamin E Cancer Prevention Trial (SELECT). JAMA. 2011 Oct 12;306(14):1549-56. doi: 10.1001/jama.2011.1437.
5 . Hill, Austin Bradford (1965). "The Environment and Disease: Association or Causation?". Proceedings of the Royal Society of Medicine. 58 (5): 295–300.
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