IL MATTINO
Forever
25.02.2018 - 10:53
La dieta-ammazzabudella, meglio conosciuta con il termine “crash-diet”, potrebbe sembrare il modo perfetto per perdere peso per chi ha fretta di dimagrire, ma ha l’inconveniente - e scusate se è poco - di causare un improvviso deterioramento del cuore. Che cos'è una dieta crash? E’ un metodo per perdere peso velocemente, in un breve periodo di tempo, riducendo l'apporto calorico giornaliero a circa 700 calorie al giorno. Questo ovviamente è disagevole, ma offre la chimera di perdere alcuni chilogrammi in pochi giorni. Ciò nondimeno, queste diete-ammazzabudella funzionano davvero? Dipende, ovviamente, dall’obiettivo. Se l'intento è quello di dimagrire velocemente, le crash-diet possono essere efficaci. Tuttavia, non sono facili da mettere in pratica, giacché sono monotone e limitano fortemente l'apporto calorico. E privare il nostro corpo di preziose calorie e nutrienti è fortemente stressante per l’organismo. Se, invece, l’obiettivo è la perdita di peso a lungo termine, le diete crash sono un disastro, con effetti devastanti sulla cute, in conseguenza del temuto effetto yo-yo, ovvero del ciclico dimagrire e ingrassare. Ciò dipende dal fatto che, allorquando si limita grandemente l'assunzione di calorie, il corpo entra in modalità di sopravvivenza e riduce le calorie consumate durante la normale attività quotidiana. Quando, alla fine della restrizione calorica, si riprende a mangiare normalmente, è molto più facile recuperare i chili persi, dal momento che ci si trova in “modalità risparmio” (almeno per un certo periodo) e si consuma meno calorie rispetto a quelle iniziali della dieta ammazzabudella.
Sul web, le crash-diet hanno nomi fantasiosi e strani. Se ne contano almeno 15: Juice Fast Crash Diet, Cabbage Soup Diet, 3-day Diet, The Master Cleanse, Xtreme Fat Loss Diet, Grapefruit Diet, Hollywood Diet, 7 day all you can eat diet, Clean Program, 4-day Diet, Chicken Soup Diet, Dr. Joel Fuhrman’s 7-Day Crash Diet, The 3 Week Diet e Kellogg’s Special K Diet. Ma le crash-diet costituiscono in particolare un grave pericolo per gli adolescenti. La preoccupazione per il peso e le forme corporee, infatti, è estremamente comune durante questa età. Oltre ad essere esposti ai reali rischi per la salute dell'obesità e di una cattiva alimentazione, gli adolescenti sono esposti all'ideale di bellezza, irrealisticamente magra, che è ritratto nei media [1]. Sfortunatamente, questa enfasi sull'importanza di essere magri viene interiorizzata dai giovani che equiparano la magrezza con la bellezza, con il successo e con la salute. Attraverso i media ed i social, gli adolescenti sono anche esposti ad una serie di mode dietetiche, come le crash-diet, per perdere peso e raggiungere questo ideale di magrezza. Le fonti di informazione disponibili su salute e nutrizione sono spesso dubbie e inaffidabili, meno supportate da evidenze scientifiche e più da tendenze di moda e da trappole economiche. Il risultato netto è che molti adolescenti sentono la pressione culturale per essere magri più di quanto sia necessario per una buona salute e possono cercare di raggiungere questo obiettivo attraverso scelte nutrizionali povere e talvolta pericolose, come appunto le crash-diet.
Uno studio condotto dall'Università di Oxford ha rilevato che la crash-diet ha un impatto negativo sulla funzione cardiaca, sulla pressione arteriosa e sul colesterolo [2]. L'improvviso calo di assunzione di cibo rilascia grasso dal corpo che finisce nel muscolo cardiaco. Dopo una settimana, i ricercatori hanno scoperto che le persone a forte restrizione calorica avevano aumentato il loro contenuto di grassi nel cuore del 44%. Il drammatico deterioramento della funzione cardiaca è stato di breve durata, ma i ricercatori avvertono che potrebbero esserci dei pericoli per chi ha problemi cardiaci sottostanti. Lo studio ha incluso 21 volontari obesi con un'età media di 52 anni che sono stati sottoposti a una dieta ammazzabudella per otto settimane. Le scansioni con la risonanza magnetica sono state utilizzate per misurare l'effetto della dieta sul cuore e la distribuzione del grasso nell'addome, nel fegato e nel muscolo cardiaco. Dopo appena una settimana il contenuto di grasso cardiaco dei partecipanti è aumentato di quasi il 50%, rendendo più difficile per il muscolo cardiaco pompare il sangue. Quanto si è verificato nei soggetti a dieta restrittiva è l'opposto delle attese dei ricercatori, i quali avevano ipotizzato un miglioramento della funzione cardiaca in conseguenza della perdita di peso. Tali risultati inaspettati vengono spiegati dal fatto che, l'improvvisa riduzione di calorie ha provocato il rilascio di grasso da diverse parti del corpo. Ed il muscolo cardiaco preferisce scegliere come fonte energetica o il grasso o lo zucchero, ed il fatto di essere sommerso dal grasso peggiora la sua funzione. Per le persone con problemi cardiaci, ciò potrebbe peggiorare la loro condizione, aggravando i sintomi di insufficienza cardiaca, quali: la difficoltà respiratoria e l’aumento della frequenza cardiaca irregolare. Ricordiamo che le patologie cardiovascolari costituiscono un'epidemia globale con l'80% del carico di malattia* [3]. E la dieta è uno dei più importanti fattori di rischio modificabili per le malattie cardiovascolari e le altre patologie non trasmissibili. Le attuali linee guida raccomandano una dieta a basso contenuto di grassi (<30% di energia) e una limitazione degli acidi grassi saturi a meno del 10% dell'apporto energetico, ed una loro sostituzione con acidi grassi insaturi.[4] Tuttavia, le raccomandazioni per ridurre gli acidi grassi saturi erano state in gran parte basate su uno studio ecologico [5] e su studi osservazionali condotti in paesi europei e nordamericani, dove l'apporto di acidi grassi saturi (circa il 20% dell'apporto totale di energia) e la mortalità per malattie cardiovascolari erano entrambi molto elevati [6]. Inoltre, le raccomandazioni dietetiche si basano sul presupposto dell’esistenza di un'associazione lineare tra l'assunzione di acido grasso saturo ed il colesterolo LDL e tra colesterolo LDL ed eventi cardiovascolari. Tuttavia, questa ipotesi non considera l'effetto degli acidi grassi saturi sulle altre lipoproteine (come, ad esempio, il colesterolo HDL), sul rapporto del totale colesterolo e quello HDL, o sulle apo-lipoproteine (che potrebbe essere un marker migliore del rischio di malattia cardiovascolare) [7-8] e sulla pressione arteriosa, che influenzano anche il rischio di malattie cardiovascolari [9]
Recentemente, diverse meta-analisi di studi randomizzati, prospettici di coorte [10-12] ed ecologici [13], in gran parte condotti nei paesi europei e nordamericani, hanno mostrato assenza di associazione o un minore rischio tra consumo di acido grasso saturo con eventi di mortalità totale e malattie cardiovascolari [14-15]. L'incertezza relativa all'effetto degli acidi grassi saturi sugli esiti clinici in parte potrebbe essere dovuta al fatto che la maggior parte degli studi di coorte osservazionali è stata condotta in paesi ad alto reddito [10-11], dove l'assunzione di acido grasso saturo è in un intervallo limitato (circa 7-15% di energia). Inoltre, non è noto se i risultati ottenuti dai paesi europei e nordamericani in cui l'eccesso nutrizionale è più comune, possano essere estrapolati anche per altre regioni del mondo in cui i deficit nutrizionali potrebbero essere più frequenti. Come puoi vedere, mio caro e fedele lettore domenicale, con la dieta non si scherza. Meglio affidarsi alle evidenze scientifiche che al dottor internet che propina false assicurazioni e miti dietetici come le crash-diet.
Note
* Il carico di malattia. E’ una misura dello scarto tra lo stato di salute osservato di una popolazione e lo stato di salute atteso, corrispondente a quello in cui tutta la popolazione raggiunge l’aspettativa di vita prevista per la stessa popolazione senza i più importanti problemi di salute. [Da: Centro Regionale di Documentazione per la Promozione della Salute. Glossario O.M.S. della Promozione della Salute nuovi termini. Disponibile all’indirizzo: http://www.dors.it/]
Bibliografia
1 . Morris AM, Katzman DK. The impact of the media on eating disorders in children and adolescents. Paediatr Child Health. 2003;8:287–9.
2 . European Society of Cardiology (ESC). Crash diets can cause transient deterioration in heart function. Heart disease patients should seek medical advice before adopting a very low calorie diet. [disponibile all’indirizzo: https://www.escardio.org]
3 . Yusuf S, Rangarajan S, Teo K, et al. Cardiovascular risk and events in 17 low-, middle-, and high-income countries. N Engl J Med 2014; 371: 818–27.
4 . WHO. World Health Organization healthy diet fact sheet number 394, 2017. www.who.int/mediacentre/factsheets/fs394/en/
5 . Keys A, Aravanis C, Blackburn H, et al. A multivariate analysis of death and coronary heart disease. Cambridge, MA: Harvard University Press, 1980.
6 . Puska P. Fat and heart disease: yes we can make a change—the case of North Karelia (Finland). Ann Nutr Metab 2009; 54 (suppl 1): 33–38.
7 . O’Donnell MJ, Chin SL, Rangarajan S, et al. Global and regional effects of potentially modifiable risk factors associated with acute stroke in 32 countries (INTERSTROKE): a case-control study. Lancet 2016; 388: 761–75.
8 . Yusuf S, Hawken S, Ounpuu S, et al. Effect of potentially modifiable risk factors associated with myocardial infarction in 52 countries (the INTERHEART study): case-control study. Lancet 2004; 364: 937–52.
9 . Siri-Tarino PW, Chiu S, Bergeron N, Krauss RM. Saturated fats versus polyunsaturated fats versus carbohydrate for cardiovascular disease prevention and treatment. Annu Rev Nutr 2015; 35: 517–43.
10 . de Souza RJ, Mente A, Maroleanu A, et al. Intake of saturated and trans unsaturated fatty acids and risk of all cause mortality, cardiovascular disease, and type 2 diabetes: systematic review and meta-analysis of observational studies. BMJ 2015; 351: h3978.
11 . Hooper L, Martin N, Abdelhamid A, Davey SG. Reduction in saturated fat intake for cardiovascular disease. Cochrane Database Syst Rev 2015; 6: CD011737.
12 . Siri-Tarino PW, Sun Q, Hu FB, Krauss RM. Meta-analysis of prospective cohort studies evaluating the association of saturated fat with cardiovascular disease. Am J Clin Nutr 2010; 91: 535–46.
13 . Grasgruber P, Sebera M, Hrazdira E, Hrebickova S, Cacek J. Food consumption and the actual statistics of cardiovascular diseases: an epidemiological comparison of 42 European countries. Food Nutr Res 2016; 60: 31694.
14 . Praagman J, Beulens JW, Alssema M, et al. The association between dietary saturated fatty acids and ischemic heart disease depends on the type and source of fatty acid in the European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition—Netherlands cohort. Am J Clin Nutr 2016; 103: 356–65.
15 . Praagman J, de Jonge EA, Kiefte-de Jong JC, et al. Dietary saturated fatty acids and coronary heart disease risk in a Dutch middle-aged and elderly population. Arterioscler Thromb Vasc Biol 2016; 36: 2011–18.
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