IL MATTINO
Forever
17.12.2017 - 10:21
L'ansia è uno degli effetti collaterali abbastanza frequenti per chi beve uno o al massimo due caffè al giorno [1]. Per costoro, bere caffè e svolgere compiti che richiedono attenzione può risultare altamente stressante [2-3]. Tutto questo, perchè teobromina e flavanoli, o loro metaboliti, presenti nel caffè potrebbero plausibilmente influenzare l’ansia legandosi ai recettori dell'adenosina [3-5]. Di converso, uno studio ha rilevato che consumando cioccolato con 500 mg di cacao aumenta notevolmente la calma; tuttavia, una maggiore sensazione di calma non si è verificata dopo una sola somministrazione di cacao, ma solo dopo 30 giorni di assunzione di cacao [6], plausibilmente a causa del up-regulation del recettore [7].
Entriamo nei dettagli dell’azione congiunta di cacao e caffè sul cervello. Ebbene, la caffeina, attraversando la barriera emato-encefalica, esercita effetti sul sistema nervoso centrale (SNC) e si lega agli stessi recettori dell'adenosina [8]. I flavonoidi dietetici sono meno studiati, ma alcuni studi suggeriscono che i polifenoli possono attraversare la barriera emato-encefalica e accumularsi in tutto il cervello [9] e agire sulle reti neurali o gliali ed aumentare il flusso sanguigno cerebrale [10]. Uno studio sull'uomo ha mostrato un aumento del flusso ematico cerebrale 2-4 ore dopo aver consumato flavanoli di cacao ed uno studio successivo ha riscontrato un aumento simile anche nelle persone anziane [11-12]. È noto che un flusso adeguato di sangue nel cervello è richiesto per le normali prestazioni cognitive [13], ma gli aumenti del flusso sanguigno indotti dagli alimenti non sempre producono miglioramenti nelle prestazioni cognitive [14]. E' necessario un adeguato flusso sanguigno alle vie neurali correlati alla cognizione, ma le prestazioni cognitive sembrano dipendere anche da una serie di neurotrasmettitori eccitatori ed inibitori (ad esempio, acido gamma-aminobutirrico e glutammato), neuromodulatori (ad esempio, dopamina e norepinefrina) e neuropeptidi (ad es. Colecistochinina, fattore di rilascio di corticotropina, galanina) [15]. Ad esempio, la caffeina può ridurre il flusso ematico cerebrale complessivo e regionale [16-17], tuttavia le prestazioni cognitive sono spesso migliorate dopo che la caffeina è stata consumata. Pertanto, è plausibile che l’aumento delle prestazioni cognitive non siano spiegato esclusivamente dai cambiamenti del flusso sanguigno. I neuroni del cervello usano il glucosio per produrre energia e gli effetti potrebbero derivare da azioni sul glucosio o sulla sua regolazione [18]. Sia la caffeina che i flavonoidi alimentari possono alterare la regolazione del glucosio [19-20]; di conseguenza, i miglioramenti nel flusso sanguigno potrebbero essere stati contrastati da alterazioni nella regolazione del glucosio. L'aumento del rilascio di dopamina nella corteccia frontale, prefrontale e mediale viene ipotizzato il meccanismo tramite il quale avviene la disattivazione della rete in modalità predefinita ed è noto per svolgere un ruolo nell'elaborazione dell’attenzione [21-22]. La caffeina contrasta gli effetti dell’adenosina a livello dei recettori nei gangli della base. Precisiamo che l’effetto dell’’adenosina su questi recettori è quello di indurre il sonno. Mentre, la caffeina, inibendo il legame dell’adenosina al recettore, ci fa restare svegli [22-23]. Altro effetto della caffeina è quello di far aumentare la dopamina nel nucleo accumbens e di stimolare, quindi, la motivazione e la sensazione di energia [24]. Nei sedentari il consumo del caffè può avere effetti paradossali, poiché, avendo un metabolismo più lento della caffeina, mostrano anche un maggiore aumento di affaticamento fisico 2 ore dopo l’assunzione di caffeina. Va notato che l'attività motoria non è necessaria per indurre sensazioni di stanchezza fisica. In effetti, studi recenti dimostrano che anche l’essere sedentari per lunghi periodi può contribuire a provare affaticamento [25]. Questo effetto può essere esacerbato dal lavoro cognitivo che coinvolge l'attenzione indotto dal consumo di caffè.Uno studio crossover randomizzato e in doppio cieco è stato condotto con quattro bevande liofilizzate da 473 millilitri: cacao, cacao caffeinato (70 milligrammi di caffeina totale), placebo (bevanda aromatizzata e colorata) e controllo (placebo più 66 milligrammi di caffeina). I partecipanti (n = 24) erano bassi consumatori di polifenoli senza elevati livelli di energia. Prima e tre volte dopo il consumo di queste bevande, i soggetti dello studio dovevano svolgere compiti cognitivi, ed erano esaminati circa l'umore e l'attenzione (come la sottrazione seriale di 3 e 7, l'attività di prestazione continua e quella di svolgere due compiti contemporaneamente) con 10 minuti di interruzione dopo aver assunto la bevanda. La procedura è stata ripetuta con ciascuna bevanda per ciascun partecipante ad almeno 48 ore di distanza e ± 30 minuti alla stessa ora del giorno.
Rispetto al placebo, il cacao ha ridotto progressivamente gli errori di falso allarme nel tempo con 0,92, 1,44 e 2,35 meno falsi allarmi in media 22-48, 60-86 e 98-124 min post-consumo (η2 = 0,08, p = 0,019). La bevanda contenente cacao e caffeina ha: attenuato gli effetti ansiogeni provocati dai test cognitivi trovati dopo aver bevuto solo caffeina (η2 = 0,064, p = 0,038) e (ii) maggiore accuratezza (η2 = 0,085, p = 0,01) e ridotto gli errori di omissione (η2 = 0,077, p = 0,016) rispetto al solo cacao.
Gli autori dello studio concludono che il cacao può ridurre acutamente gli errori associati all'attenzione in assenza di cambiamenti nella motivazione percepita per svolgere compiti cognitivi o sensazione di energia e stanchezza. La caffeina può migliorare gli aspetti dell'attenzione mentre aggiungere il cacao in polvere può attenuare gli effetti ansiogeni provocati dall'assunzione di sola caffeina.
Note
* “Processi molto importanti per la regolazione dell’espressione genica e quindi dell’attività cellulare. Un segnale di tipo chimico, per poter essere ricevuto da una cellula, necessita dell’esistenza di un recettore presente sulla membrana della cellula destinataria del segnale. Tale recettore è costituito da una proteina espressa dal genoma della cellula, e la quantità di molecole di questa proteina esposta verso l’ambiente extracellulare influenza la sensibilità della cellula al segnale. La up-regulation si ha quando si innesca un progressivo incremento dei recettori di membrana…” (http://www.treccani.it)
Bibliografia
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