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Gocce di Memoria

Per la malattia di Alzheimer l’approccio nutrizionale può fare molto: una manciata di frutti di bosco o di mirtilli neri, e succhi di estratti di vegetali possono contrastarne il declino cognitivo; mentre lo zafferano ha la stessa efficacia dei farmaci impiegati nelle forme lievi

Gocce di Memoria

Principale causa di demenza, la Malattia di Alzheimer può essere, invece, prevenuta con la Dieta e lo stile di Vita Mediterraneo. Stime recenti attribuiscono, infatti, alla prevenzione la capacità di salvare milioni di casi in un solo anno.  

La Malattia di Alzheimer, principale causa di demenza nella popolazione, è la conseguenza di un processo neuro-degenerativo del cervello e si manifesta con un deficit della memoria cognitiva. Alla scansione cerebrale, mediante la TAC o la risonanza magnetica, si osserva la riduzione della corteccia in zone specifiche del cervello. Negli ultimi vent’anni, sono stati pubblicati più di 73 mila studi sulla malattia di Alzheimer. Circa un centinaio di articoli al giorno.Tuttavia, pochi sono i progressi clinici per il trattamento o la comprensione della malattia. Una cura definitiva è quasi impossibile, tenuto conto della perdita irrecuperabile della funzione cognitiva nei pazienti di Alzheimer, determinata dal danno alla rete neuronale. Le cellule nervose danneggiate non riescono a ritornare alla normalità. Per molti pazienti, quando il danno si è instaurato la personalità individuale è compromessa per sempre (1). La buona notizia, così come un ricercatore del Center for Alzheimer’s for Research ha titolato un articolo di review, è che “La Malattia di Alzheimer è incurabile, ma prevenibile” (2). L’alimentazione e i cambiamenti nello stile di vita possono potenzialmente prevenire milioni di casi in un anno (3). In che modo? C’è un largo consenso che “ciò che è buono per il nostro cuore è anche buono per la nostra testa” (4), perché l’ostruzione delle arterie cerebrali di placche aterosclerotiche ha un ruolo essenziale nello sviluppo della Malattia di Alzheimer (5). E questo non è una sorpresa, visto che la raccomandazione centrale sulla dieta del 2014 contenuta nelle “Dietary and Lifestyle Guidelines for the Prevention of Alzheimer’s Disease”, pubblicate nella rivista scientifica Neurobiology of Aging, era: “Vegetali, legumi (fagioli, piselli, lenticchie), frutta e creali integrali devono sostituire carni e prodotti lattiero-caseari quale irrinunciabile modifica dietetica” (6). Oggigiorno, abbiamo un sostanziale corpo di evidenze che associano l’arteriosclerosi cerebrale con la malattia di Alzheimer (7). Le autopsie hanno dimostrato ripetutamente che i pazienti di Alzheimer tendono ad avere significativamente più placche arteriosclerotiche e arterie ostruite a livello cerebrale (8-10).  Il normale flusso sanguigno cerebrale a riposo – l’ammontare di sangue che circola nel cervello - è di circa un quarto al minuto, con l’età adulta, si riduce di circa mezzo punto percentuale per anno. Dal 65° anno di età, la percentuale di sangue circolante nel cervello si riduce di un 20% (11). Mentre una singola goccia di sangue non è sufficiente a compromettere le funzioni cerebrali, è in grado, purtroppo, di far traboccare il bicchiere se questo è pieno fino all’orlo. L’ostruzione interna delle arterie e l’accumulo di placche di colesterolo riducono drasticamente la quantità di sangue all’interno del cervello.  Alla luce di tali evidenze, alcuni ricercatori hanno proposto di riclassificare la malattia di Alzheimer come una malattia vascolare (12). Ci sono comunque delle limitazioni a ciò che possiamo desumere dagli studi sulle autopsie. Ad esempio, non sappiamo se i cambiamenti dietetici hanno preceduto o seguito la demenza. I ricercatori hanno studiato circa 100 pazienti che avevano appena iniziato a perdere le loro facoltà mentali, stadio chiamato mild cognitive impairment (lieve decadimento cognitivo), al fine di capire il ruolo dell’ostruzione delle arterie cerebrali nello sviluppo della malattia di Alzheimer. Particolari scansioni delle arterie cerebrali sono state utilizzate per valutare l’ammontare del blocco arterioso in ciascun paziente. I ricercatori hanno trovato che le abilità cognitive dei soggetti che presentavano lievi restringimenti delle arterie cerebrali erano stabili per tutti i quattro anni dello studio. Mentre, i soggetti che presentavano ostruzioni importanti mostravano una perdita significativa della funzionalità cerebrale e quelli con le placche peggiori declinavano rapidamente, raddoppiando la progressione verso l’Alzheimer. I ricercatori concludevano: “Un flusso sanguigno inefficiente al cervello ha gravi conseguenze sulla funzione cerebrale” (13). Uno studio su 300 pazienti con Alzheimer ha constatato che trattare i fattori di rischio vascolari, come il colesterolo e l’ipertensione, può ridurre la progressione della malattia, ma non arrestarla (14). Quindi la prevenzione è tutto. Il colesterolo non causa solo l’accumulo di placche arteriosclerotiche nelle arterie cerebrali, ma anche le placche amiloidi della malattia di Alzheimer (15). Il colesterolo è un componente vitale delle cellule, ed è il motivo per il quale il nostro organismo lo produce. Consumare colesterolo in eccesso, ed in particolare grassi trans e saturi, può aumentare il livello della colesterolemia (16). L’elevata colesterolemia non è solo il più importante fattore di rischio della malattia cardiaca (17), ma è anche, unanimemente riconosciuto, un fattore di rischio per l’Alzheimer (18). Le autopsie hanno rivelato che i cervelli di pazienti con Alzheimer hanno significativamente livelli di colesterolo più elevati rispetto ai cervelli normali (19). Siamo portati a pensare che il pool di colesterolo nel cervello è separato da quello che circola nel sangue, ma un gran numero di evidenze dicono il contrario (20). L’eccesso di colesterolo nel sangue porta ad un accumulo di colesterolo nel cervello, che può stimolare la produzione di placche amiloidi proprie della malattia di Alzheimer. Con un microscopio elettronico, possiamo osservare l’accumulo di fibre amiloidi al di sopra ed intorno ai piccoli cristalli di colesterolo (21). E le scansioni cerebrali come la PET hanno mostrato una diretta correlazione tra l’ammontare di LDL ematico e l’accumulo di amiloide nel cervello (22). Le statine, che servono per ridurre la colesterolemia, purtroppo causano il declino cognitivo e la perdita della memoria a breve e a lungo termine (23). Meglio ridurre la colesterolemia mediante l’alimentazione che con i farmaci (24). Ne trarrà giovamento anche il cuore, oltre il cervello e la mente.

La prevenzione nutrizionale

Molti casi di Alzheimer non vengono diagnosticati prima dei settant’anni (25), ma ora sappiamo che il deterioramento cerebrale inizia molto prima. I patologi, sulla base di migliaia di autopsie hanno individuato il primo stadio silente dell’Alzheimer nel 50% dei cinquantenni e anche nel 10% dei ventenni (26). La buona notizia è che la manifestazione clinica dell’Alzheimer può essere prevenuta.

Gli alimenti vegetali sono raccomandati nelle linee guida per la prevenzione dell’Alzheimer (27). Ad esempio, la dieta Mediterranea - ricca in legumi, cereali integrali, semi oleosi, verdura e frutta – è stata associata ad una riduzione del declino cognitivo e ad un basso rischio di Alzheimer (28). Quando i ricercatori hanno cercato di individuare quali fossero i componenti protettivi, hanno trovato che sono un alto consumo di vegetali ed un basso rapporto grassi insaturi/saturi (29). Le stesse conclusioni alle quali è arrivato il Harvard Women’s Health Study. Un’elevata assunzione di gassi saturi (principalmente da prodotti lattiero-caseari, carni e alimenti processati) era associata con un significativo peggioramento cognitivo e mnemonico, infatti le donne con la più elevata assunzione di grassi saturi avevano il 60-70% in più di rischio di declino cognitivo. Viceversa, quelle con il più basso introito di grassi saturi, mostravano una funzionalità cerebrale delle donne più giovani di 6 anni (30).

I benefici dell’alimentazione a base vegetale sono riconducibili ai componenti di tali alimenti. Gli alimenti vegetali integrali contengono migliaia di composti antiossidanti (31), alcuni dei quali superano la barriera emato-encefalica ed esplicano effetti protettivi sui neuroni (32) dall’attacco dei radicali liberi. Il nostro cervello, sebbene sia solo il 2% in peso dell’intero organismo, consuma circa il 50% dell’ossigeno che inspiriamo, rilasciando una tempesta potenziale di radicali liberi (33). I pigmenti antiossidanti dei frutti di bosco (34) e dei vegetali a foglie scure (35) conferiscono a tali alimenti la qualifica di prìncipi del regno vegetale.

Il primo studio sull’uomo che ha dimostrato l’effetto di potenziare le abilità mnemoniche negli adulti con deterioramento cerebrale è stato pubblicato nel 2010 (36). Successivamente, nel 2012, ricercatori dell’Università di Harvard hanno quantificato tali evidenza mediante il Nurses’ Health Study. Questi hanno trovato che il consumo di almeno una porzione di mirtilli e due di fragole ogni settimana rallenta la velocità del declino cognitivo di circa 2 anni e mezzo, rispetto a coloro che non ne consumano. Questi risultati suggeriscono che una manciata di frutti di bosco ogni giorno può ridurre il declino cognitivo di oltre due anni (37). Anche bere il succo di estratti di frutta e vegetali può avere dei benefici. Uno studio ha seguito circa 2.000 persone per  8 anni ed ha trovato che bere regolarmente succhi vegetali riduceva del 76% il rischio di Alzheimer. “Succhi di frutta e vegetali possono avere un ruolo importante nel posticipare la malattia di Alzheimer”, concludono i ricercatori, “in particolare nei soggetti ad alto rischio” (38).

I ricercatori hanno attribuito tale proprietà protettiva ai polifenoli. Tra questi, i più protettivi erano quelli del succo di uva nera Concord (39), anche se il frutto intero era preferibile al succo (40). L’uva Concord non è presente sempre in tutte le stagioni, e come accade per i mirtilli, anch’essi ricchi di polifenoli (41), può essere trovata surgelati. Oltre all’attività antiossidante, i polifenoli hanno dimostrato in vitro di proteggere le cellule nervose inibendo la formazione di placche (42) e di grovigli neurofibrillari (43) che caratterizzano la patologia di Alzheimer. In teoria, essi possono “espellere” (44) i metalli che si accumulano nelle aree cerebrali ed hanno un grande ruolo nello sviluppo dell’Alzheimer e di altre malattie neuro-degenerative (45). 

Come gestire la sintomatologia dei pazienti con Alzheimer.

A dispetto dei miliardi investiti nella ricerca per l’Alzheimer, non disponiamo di una cura efficace per la regressione della malattia. Ci sono farmaci che possono aiutare nella gestione dei sintomi. Tuttavia, sono stati riportati in letteratura scientifica alcuni benefici mediante l’utilizzo di spezie contenenti curcuminoidi (46), anche se i migliori risultati degli studi che hanno utilizzato le spezie, sono stati quelli ottenuti con lo zafferano (46), una spezia derivata dalla Crocussativus. Lo zafferano è stato utilizzato in uno studio in doppio-cieco per ridurre la sintomatologia dell’Alzheimer. In tale lavoro durato 16 settimane, i pazienti con Alzheimer che avevano una demenza moderata e assumevano capsule di zafferano mostravano una migliore funzione cognitiva rispetto a quelli del gruppo placebo (47). Lo zafferano è stato anche testato sul donezepil, principio attivo dei farmaci di elezione, quali il Memac®  o l’Aricept®. Uno studio randomizzato in doppio-cieco di 22 settimane ha trovato che lo zafferano ha la stessa efficacia del farmaco elettivo (48). Ma l’efficacia non è tutto (49), infatti nemmeno una persona del gruppo zafferano ha rischiato di incorrere negli effetti collaterali più frequenti del farmaco, quali la nausea, il vomito e la diarrea (50). Anche se non disponiamo di una cura efficace per arrestare la progressione dell’Alzheimer , lo zafferano può essere utilizzato quantomeno per gestire i sintomi della malattia.

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F. Michele Panunzio

F. Michele Panunzio

La prevenzione nutrizionale è la più potente medicina, ma non ama la solitudine. Ancelle le sono tutte le altre discipline mediche. Si accontenta di stare in disparte, ma in cuor suo sa di essere la padrona di casa per accogliere tutti. Non è esclusiva, né ha la puzza sotto il naso. Amo la prevenzione nutrizionale, fu amore a prima vista. Scelsi di fare il medico-igienista, ma anche di laurearmi in nutrizione umana, connubio perfetto per la mia professione. La collettività e l’individuo, il gruppo ed il singolo, i sani ed i malati, la prevenzione nutrizionale è per tutti ed è per sempre. Rispondo alle vostre domande, inviatele a: redazione@ilmattinodifoggia.it

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