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Controverso

‏La cultura della bancarella, la bancarella della cultura

Anche il cosiddetto fervore culturale, pare davvero poco trasparente, diciamo così, nonostante le strenue difese. Vive più su Facebook che sull'albo pretorio.

‏La cultura della bancarella, la bancarella della cultura

I fruttivendoli che esercitano vicino alla bancarella sequestrata

Sulla "bancarella della cultura" poi si trovano sempre gli stessi frutti e gli stessi ortaggi, qualunque sia la stagione, venduti a piccole dosi però, anche per evitare che le abbuffate diventino imbarazzanti.

Troppo semplice. Trasparenza amministrativa e concorrenza leale. Sono, sarebbero, i due capisaldi dell'agire pubblico e di quello privato. Né l'uno né l'altro, però, nella squallida vicenda, e la ricordiamo bene un po' tutti, della bancarelle trasformate da improvvisati - ma costanti - punti abusivi di mercato - che un'amministrazione seria, proprio perché abusivi, avrebbe dovuto cancellare - in bancarelle (nemmeno tanto, poi) di legno, abusive sì ma autorizzate proprio dall'amministrazione. Ed arriva la Procura. L'elenco delle norme non rispettate non è minimo. Le casette sono state  sequestrate ed il custode nominato è proprio il Sindaco che, invece, avrebbe dovuto agire - fin dalla prima ora - contro l'abusivismo commerciale ma ha tentato di trasformare qualcosa di illegale in legale, risultato però illegale. E gli ambulanti abusivi che, sigillata la casetta, non si arrendono. Continuano la vendita, abusiva, di fianco. La pattuglia dei vigili urbani? Prova ad affrontare l'arroganza del malaffare ma è uno schiaffo alla legge, anche e soprattutto da parte dei cittadini che acquistano. Il dirigente? Spostato. Ma basta? No, certo che no.

Questa storia delle bancarelle è un po' la cartina di tornasole di questa amministrazione. La cultura della bancarella, quella dell'improvvisazione, si affaccia un po' dappertutto e spesso con costi non indifferenti per le casse pubbliche. L'amministrazione Landella, di questioni poco trasparenti, ne sta infilando quasi una al giorno. Il caos sui tributi: i silenzi prima, i ritardi poi, il chi tra i dirigenti scrive cosa, spostano i pesi a favore, un giorno si, un giorno no, di questo o quel dirigente, tra dirigenza e sindaco, su una bilancia che non pende mai a favore dei cittadini. Quei cittadini che non sanno quei milioni di euro versati per i tributi a chi sono andati, ma soprattutto perché. Ed ora c'è la Guardia di Finanzia che sequestra beni ad Aipa per oltre 9 milioni di euro. Peculato che vuol dire "delitto del pubblico ufficiale o dell'incaricato di pubblico servizio che si appropria di denaro". Peculato, almeno per ora. Ma, come si è soliti fare, la palla passa da un campo all'altro della politica, centro destra contro destra, contro sinistra, centro sinistra. Non per mettere fretta ma il Comune si costituirà parte civile al futuro presunto processo? La vicenda Ataf con quegli autobus (le circolari, in gergo) che non si sa mai quando passano e se passano. Le macchine poche ed anche obsolete, gli scioperi, le assenze, il braccio di ferro tra azienda e sindacati, le denunce appassioneranno pure il "dibattito" politico ma sfiancano chi il trasporto pubblico lo usa e vorrebbe un servizio d'eccellenza. I parcheggi e la questione Apcoa. Anche qui Procura e carabinieri in campo. La raccolta differenziata - quella del "Foggia non sarà più un bidone" - sembra davvero un bidone e, grazie al bidone, anche quest'anno Foggia pagherà la tariffa più alta.

Anche il cosiddetto fervore culturale, pare davvero poco trasparente, diciamo così, nonostante le strenue difese. Vive più su Facebook che sull'albo pretorio. Ma, si sa, la rete, i social network, sono più veloci della Pubblica amministrazione. Sulla "bancarella della cultura" poi si trovano sempre gli stessi frutti e gli stessi ortaggi, qualunque sia la stagione, venduti a piccole dosi però, anche per evitare che le abbuffate diventino imbarazzanti. Così, invece, con un po' di limone e bicarbonato si tenta di curare i lievi malesseri di chi queste cose le nota e si espone si, certo, ma solo in nome della trasparenza e della concorrenza leale. Queste bancarelle insomma sono diventate una metafora.  Sembra che la "cultura della bancarella" - intesa come politica da mercatino ambulante - abbia preso il sopravvento, un po' come la "bancarella della cultura".

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Daniela Eronia

Daniela Eronia

Di me hanno detto che sono stata una giornalista molto scomoda, poi un'imprenditrice troppo intraprendente. È così: quando una donna si dedica con passione alla città che ama, per renderla migliore, finisce con il creare inquietudini. Per aggiungerne qualcuna in più, torno a scrivere, nel solito mondo. A volte sarà irriverente, altre dissacrante. Sicuramente "controverso". Comunque, se vi fa piacere deciderete voi.

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