Cerca

Controverso

Questa provincia così bella e addormentata

Questa provincia così bella e addormentata

La presentazione del report di Camera di Commercio

Sinceramente, dopo i tragici dati sulla situazione economica ed occupazionale della provincia di Foggia, mi sarei aspettata almeno una sommossa di popolo. I numeri, basta dare uno sguardo in giro, diciamo pure che li conoscevamo. Forse mancava, ai più, il dettaglio statistico ma oggi abbiamo anche quello e questo svela ogni possibile alibi. 

Sommossa di popolo, dicevo, non certo violenta, però, ma non di quel popolo che ogni giorno deve fare i conti su come tirare avanti, ed è così bravo a farli questi conti, ma di quel popolo della rappresentanza istituzionale - quella di peso, ovviamente -  che ha, questo popolo sì, la possibilità, anzi il dovere di mettere in campo un progetto - al di là di chi si è e di quale pensiero politico si interpreta o, almeno, si crede di farlo. 

Mi chiedo... un progetto di cosa è fatto? Di un'analisi di contesto (ma davvero ben fatta, non solo accennata), e qui potremmo dire di essere sulla buona strada, di un proponente (attenzione l'Europa ci ricorda che il partenariato ha un senso e un peso, non è un'accozzaglia di sigle da mettere insieme in fretta e furia ma la definizione puntuale del chi fa cosa e con quali competenze), di un obiettivo, più specifico possibile, di un'idea - innovativa e che non ricalchi sempre gli stessi percorsi, alzando così l'asticella del confronto - di come vogliamo far si che l'idea si concretizzi in qualcosa appunto di concreto attraverso fasi ben dettagliate, azioni, di indicatori - bando all'approssimazione - per la misurazione reale delle ricadute e non certo solo della percezione (di quella non sapremmo cosa farcene, ma la utilizziamo nell'analisi ex ante), dei risultati attesi, della sostenibilità (questa parola fa paura ai più perché fondamentalmente si chiede di sapere - finiti i soldi (presupponendo che ci siano) - come si tiene in piedi il castelletto?) di un bel piano finanziario.

Bene, tornando ai numeri da brivido. Qualcuno ha ricevuto, dopo la diagnosi di coma quasi irreversibile e la prognosi riservata della nostra terra, almeno una telefonata da qualcun altro che invitava (gli attori pubblici sì ma anche i singoli cittadini, il sistema delle imprese sono importanti) a sedersi intorno ad un tavolo, giorni e giorni, notti e notti, per discutere di "che facciamo?". Non ci sono gufi che tengono, ormai la testa ce la siamo rotta, possiamo solo fasciare (sempre che le bende tengano!).

Mi pare di capire che no, a quanto sembra, nessuno ha voglia, ma aggiungerei pure capacità, di svestirsi con umiltà dei panni del ruolo, di smettere quel "fare" così provinciale (per dirla tutta, provincialismo) - utilizzando però tutto il proprio peso specifico, istituzionale, politico e non - di prendere atto che, come cantavano i Denovo "così non va" e di acciuffare il bandolo della matassa.

Il giro è sempre lo stesso. Il Comune dice alla Provincia, che dice alla Regione che chiama in causa caso mai l'Università o il sindacato, che rimbalza tutto sul Ministero X, anzi meglio sull'intero Governo (la colpa è sempre di quel maledetto governo ladro, così non è mai di nessuno) per poi ricadere, a paracadute inceppato, sulle teste senza elmetto dei cittadini deleganti. E il giro ricomincia. 

Qui, nella nostra terra, le vicende - buone o no che siano - non vengono mai determinate, si inseguono, a volte per anni ed anni tanto da farle diventare noiose e svuotarle di contenuto, e alla fine si subiscono. E non voglio nemmeno avventurarmi negli esempi perché sono certa che ne dimenticherei troppi!

Allora, che si fa? 

Credo che ormai la proposta debba e possa essere costruita solo dal basso, riappropriandoci di quel senso di appartenenza, di comunità - ferita ma non ancora morta anche se le bombole di ossigeno sono quasi alla fine - che smonta un sistema inefficace e dannoso ma proponendo una nuova vision. Già, è quella che manca. Pronti a lavorarci? 

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Il Castello Edizioni e Il Mattino di Foggia

Caratteri rimanenti: 400

Daniela Eronia

Daniela Eronia

Di me hanno detto che sono stata una giornalista molto scomoda, poi un'imprenditrice troppo intraprendente. È così: quando una donna si dedica con passione alla città che ama, per renderla migliore, finisce con il creare inquietudini. Per aggiungerne qualcuna in più, torno a scrivere, nel solito mondo. A volte sarà irriverente, altre dissacrante. Sicuramente "controverso". Comunque, se vi fa piacere deciderete voi.

edizione digitale

Sfoglia il giornale

Acquista l'edizione