Altrove si dice “Nemo profeta in patria”, da noi invece un detto più esplicito recita: “Foggia è la città dei forestieri”; di fatto tutto deriva dalla devozione dei fedeli foggiani verso i SS. Guglielmo e Pellegrino, padre e figlio, che provenivano da Antiochia.Questa doverosa premessa cerca di spiegare come mai molti foggiani hanno avuto più fortuna altrove che a casa propria; il tutto è tornato di grande attualità subito dopo il gesto di un calciatore foggiano, Giuseppe Agostinone, che ha veemente protestato dopo un suo gol verso i tifosi del Foggia che lo stavano beccando da diverse domeniche. Sia ben chiaro, i gesti inconsulti sono sempre condannabili ma forse dovremmo sforzarci tutti di comprenderli e di minimizzarli. Agostinone può essere giudicato ma in modo sereno alla stregua di tanti altri “forestieri” e di brocchi che da queste parti ne sono passati in tanti. Restiamo nel calcio: quest’estate pendevamo tutti dalle labbra dei forestieri, di coloro che promettevano, garantivano ed illudevano ma poi ci siamo dovuti “accontentare” di una piccola cordata foggiana che ha garantito che la passione non tramontasse e non restasse legata a vecchie fotografie ingiallite o a vetuste e commoventi videocassette. Oggi invece si contesta questa foggianità,quella dei calciatori che hanno sposato un progetto e quella di un tecnico che ha accettato la sfida; spesso si parla della loro strada facilitata, delle loro raccomandazioni. Vogliamo dimenticare le critiche rivolte all’allora diciassettenne Pasquale Padalino e alle insinuazioni che si facevano sul suo facile percorso? Vogliamo parlare del film “Foggialandia” che esaltava un periodo d’oro che aveva travolto la nostra città ma che, in modo quasi scientifico, non diede risalto proprio all’unico foggiano che ne faceva parte? Per la cronaca, questo atleta foggiano ebbe poi un successo altrove che lo portò sino alla ovvia conquista della maglia della nazionale. Vogliamo passare ad altri campi? Vogliamo ricordare dove Umberto Giordano riuscì ad emergere e diventare quello che oggi ricordiamo come un grande foggiano? Vogliamo ricordare le critiche che spesso vengono rivolte a Renzo Arbore per aver voluto sposare una napoletanità ma che invece ha portato la sua appartenenza foggiana in giro per il mondo? Vogliamo pensare ad un certo Pino Campagna che riempie più facilmente le piazze della Lombardia e meno quelle della sua città natìa? Non sappiamo se questo è un fenomeno risultante anche altrove ma di certo abbiamo delle potenzialità nostre che dovremmo avere il coraggio e l’umiltà da favorire in loco per il bene nostro, della nostra crescita e della nostra credibilità. E allora magari diamo qualche chance in più a chi porta la propria città nel cuore, magari non stendiamo loro tappeti d’oro ma evitiamo di essere eccessivamente fiscali per una giocata sbagliata o per una giornata storta. Altrimenti, cominciamo a pensare anche ad amministratori della Baviera o ad industriali rigidamente svizzeri.
Commentascrivi/Scopri i commenti
Condividi le tue opinioni su Il Castello Edizioni e Il Mattino di Foggia
Alberto Mangano
Alberto Mangano, nato nel 1962, è laureato in Scienze Biologiche e svolge la professione di informatore scientifico. Appassionato di storia locale da sempre, ha realizzato il sito www.manganofoggia.it sulla storia, gli aneddoti e le curiosità sulla città di Foggia molto visitato e apprezzato in tutto il mondo. Tifoso del calcio foggiano, per cui ha maturato anche un'esperienza nel settore giovanile, partecipa a diverse trasmissioni televisive sportive come opinionista. Nel 2010 ha pubblicato per "Edizioni il Castello" il libro "Io non sono fuggito da Foggia", che ha riscosso un grosso successo, ben oltre le più rosee aspettative. Sempre per Edizioni il Castello, ha poi pubblicato "Da grande farò il sindaco di Foggia" (2011) e, nell'ottobre 2012, "I mille anni di Foggia"