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L'operazione

L'alba della giustizia a Manfredonia: 7 arresti tra politici , colletti bianchi e imprenditori da parte della GdF

Ma la stretta della legge non si è fermata ai vertici politici e imprenditoriali. Anche due dipendenti dell'ASE, Michele e Raffaele Fatone, padre e figlio, sono finiti sotto custodia

Tra gli arrestati si contano personalità di spicco della comunità locale. Michele Antonio Romito di Guarda che Luna, noto imprenditore, è stato preso in custodia insieme a sua sorella Grazia Romito, titolare di un'agenzia funebre. Ma non si tratta solo di figure di business: anche la politica locale è coinvolta. L'ex assessore ai Lavori Pubblici, l'avvocato Angelo Salvemini, è infatti tra coloro che sono finiti nella rete della Guardia di Finanza.

Un'ondata di shock ha attraversato la tranquilla città di Manfredonia questa mattina. Ma cosa ha causato tale turbamento? Il motivo risiede in un'operazione condotta dalla Guardia di Finanza, che ha portato all'arresto di sette persone. Ma chi sono questi arrestati e come si è sviluppato questo blitz?

UN'OPERAZIONE DI GRANDE PORTATA
Tra gli arrestati si contano personalità di spicco della comunità locale. Michele Antonio Romito di Guarda che Luna, noto imprenditore, è stato preso in custodia insieme a sua sorella Grazia Romito, titolare di un'agenzia funebre. Ma non si tratta solo di figure di business: anche la politica locale è coinvolta. L'ex assessore ai Lavori Pubblici, l'avvocato Angelo Salvemini, è infatti tra coloro che sono finiti nella rete della Guardia di Finanza.

IL COINVOLGIMENTO DELL'ASE
Ma la stretta della legge non si è fermata ai vertici politici e imprenditoriali. Anche due dipendenti dell'ASE, Michele e Raffaele Fatone, padre e figlio, sono finiti sotto custodia. Altri due indagati, un funzionario dell'Ufficio Tecnico Comunale e un dirigente della Polizia Locale, aggiungono un ulteriore tassello a questo complesso puzzle giudiziario.

L'INDAGINE

Il primo filone è relativo ad episodi di violenza ed intimidazione che sarebbero stati posti in essere nell’ambito di un’azienda municipalizzata del comune di Manfredonia. Secondo quanto emerso dalle indagini, uno degli indagati (F.M.), dipendente dell’azienda pubblica, avrebbe costretto altri dipendenti dell’ente ad effettuare interventi di bonifica e lavorazioni presso terreni a lui riconducibili avvalendosi dei mezzi e dei materiali della municipalizzata, paventando, in caso di rifiuto, conseguenze negative attraverso minacce dirette o del proprio intervento presso gli organi dirigenziali o presso esponenti politici locali. In altri casi l’indagato si sarebbe appropriato di materiali dell’azienda pubblica per soddisfare le proprie esigenze personali. L’indagato, destinatario della misura custodiale in carcere, ed il figlio (F.R.), anch’egli dipendente della municipalizzata e destinatario della misura degli arresti domiciliari, avrebbero anche aggredito uno dei responsabili del personale, procurandogli lesioni gravi con calci, pugni al volto e continuando a colpirlo mentre era riverso in terra. Ciò a seguito del rifiuto di aderire ad un’imposizione dei due inerente i turni di servizio del più giovane. Anche l’amministratore dell’azienda pubblica sarebbe stato minacciato per costringerlo a ritirare il provvedimento con cui l’indagato veniva adibito a mansioni diverse, corrispondenti al suo effettivo inquadramento.

Il secondo filone d’indagine è riguardante l’autorizzazione all’esercizio di un’attività di onoranze funebri da parte di una persona (R.G.) già destinataria di provvedimento interdittivo antimafia, disposto dalla Prefettura di Foggia, e che, per il tramite di un prestanome (R.L.), avrebbe eluso il divieto proseguendo nell’attività di impresa. La donna è stata sottoposta alla misura degli arresti domiciliari, il secondo al divieto di dimora nel Comune di Manfredonia. In tale contesto viene ad evidenza il ruolo di un ex assessore (S.A.), in carica dal 2021, che avrebbe avuto un ruolo attivo sollecitando la struttura amministrativa al rilascio dell’autorizzazione, inducendo in errore la dirigente responsabile ed i funzionari addetti ai controlli antimafia sull’effettiva conduzione dell’attività funebre e sull’assenza di motivi ostativi.

Il terzo capitolo d’indagine attiene, invece, alla vicenda di un noto ristorante manfredoniano, riconducibile ad altro indagato (R.M.A.) ed alle azioni finalizzate a contrastare la sua rimozione. In primis, con minacce implicite ed esplicite fondate anche sulla propria fama criminale personale e familiare, l’indagato (oggi destinatario della misura cautelare della custodia in carcere), amministratore di fatto del ristorante, avrebbe esercitato pressioni sulla struttura amministrativa e sull’apparato politico del Comune di Manfredonia per evitare lo smontaggio del manufatto abusivo. Tutto ciò sarebbe avvenuto con la collaborazione attiva dell’ex assessore che, in virtù del suo ruolo, avrebbe carpito informazioni all’interno del comune riferendole al primo e concordando insieme tutte le iniziative da adottare. Le minacce sarebbero state indirizzate anche nei confronti di funzionari, tecnici ed esponenti politici. Tali pressioni sarebbero state esercitate anche avvicinando, per il tramite dell’ex assessore, altri esponenti politici della maggioranza per indurli a mutare orientamento sulle posizioni assunte. L’intimidazione nei confronti dei funzionari comunali proseguiva da parte dei due indagati quando, nel mese di gennaio 2023, iniziavano le operazioni di rimozione, con insulti e prospettazioni di gravi conseguenze per la loro incolumità. Le minacce sarebbero state proferite anche all’interno degli uffici comunali. Inoltre, alla Polizia Locale sarebbe stato ordinato, da parte dell’assessore indagato, di non dare assistenza alla dirigente incaricata di tale attività. Le azioni di salvataggio mediante l’attività indebita di ostruzionismo allo smontaggio della struttura illegale sarebbero passati, altresì, attraverso il tentativo di avocare il procedimento ad altro settore del comune, ove erano inquadrati funzionari e dirigenti sottoposti alla direzione politica dell’assessore indagato. Tale tentativo veniva posto in essere mediante lo scambio di utilità tra l’assessore indagato ed il segretario comunale pro tempore , destinataria della misura di interdizione dai pubblici uffici o servizi per 12 mesi. Un ulteriore tentativo di bloccare le operazioni di smontaggio della struttura sarebbe stato posto in essere dall’ex assessore, esercitando pressioni su un funzionario della Polizia Locale, per costringerlo al sequestro dell’area, in modo tale da impedire che le operazioni fossero portate a termine. Altro funzionario dell’ufficio tecnico comunale ed un dirigente della Polizia Locale, non destinatari di misura cautelare, sono indagati perché si ritiene abbiano reso false dichiarazioni al Pubblico Ministero o taciuto in parte ciò che sapevano.


LE CONSEGUENZE PER LA COMUNITÀ
Questa serie di arresti ha generato un'onda d'urto che ha scosso l'intera comunità di Manfredonia. L'interdizione dai pubblici uffici e servizi per 12 mesi per l'ex segretaria comunale è solo la punta dell'iceberg di un evento che ha sconvolto la vita politica e sociale della città. La domanda che tutti si pongono adesso è: cosa succederà dopo? Quale sarà l'esito di questa operazione? E, soprattutto, quali saranno le conseguenze per la comunità di Manfredonia? La risposta a queste domande non è facile e richiederà tempo. Ma una cosa è certa: questa mattina, Manfredonia si è svegliata in un mondo nuovo. Un mondo in cui la giustizia ha fatto un passo avanti e in cui la comunità dovrà trovare il modo di rialzarsi e andare avanti.

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