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L'operazione

Dal Marocco alla Spagna, scoperto a Foggia l' "Ultimo Avamposto" della droga internazionale: 15 arresti

L'indagine ha portato a registrare cessioni per un totale di circa 640 chilogrammi di sostanza stupefacente di tipo hashish del valore di circa 4 milioni di euro.

Gli inquirenti hanno scoperto una rete criminale con ramificazioni non solo nella provincia di Foggia, ma anche a Milano, nel Napoletano ed all'estero, in particolare in Marocco e Spagna. Il cittadino marocchino, riferimento dell'organizzazione malavitosa, secondo gli inquirenti, ordinava grossi quantitativi di hashish direttamente in Marocco, dove la sostanza era prodotta. La droga veniva prima trasportata in Spagna, per poi giungere a Milano, dove veniva stoccata presso un altro membro dell'associazione, anch'egli di nazionalita' marocchina e regolarmente soggiornante in Italia.

Quindici persone sono state arrestate tra la provincia di Foggia e la Lombardia dagli agenti della squadra mobile di Foggia e dai colleghi del Servizio Centrale Operativo di Roma con l'accusa, a vario titolo, di associazione finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, di detenzione ai fini della cessione di sostanza stupefacente, nonche' di illecita detenzione di armi da fuoco. Quattordici le persone in carcere e una ai domiciliari. L'inchiesta, coordinata dalla direzione distrettuale antimafia ed antiterrorismo di Bari, costituisce un filone investigativo originato dal procedimento madre, denominato "Ultimo Avamposto", con cui, il 20 aprile del 2019, la Polizia arresto' 10 persone che avevano costituito una vera e propria joint venture dedita al traffico di sostanze stupefacenti, composta da pregiudicati foggiani, viestani e manfredoniani, che riforniva di cocaina un vasto mercato esteso dal Gargano sino al Pescarese. In questa inchiesta era emersa la figura di un cittadino marocchino, regolarmente soggiornante in Italia e dimorante in provincia di Foggia, il quale, unitamente a due cerignolani, era impegnato a fornire, all'ingrosso, sostanza stupefacente a gruppi criminali del territorio manfredoniano che a loro volta la spacciavano al minuto. Dall'approfondimento di questi rapporti gli inquirenti hanno scoperto una rete criminale con ramificazioni non solo nella provincia di Foggia, ma anche nella citta' di Milano, nel napoletano ed all'estero, in particolare in Marocco e Spagna. Il cittadino marocchino, secondo gli inquirenti, ordinava grossi quantitativi di hashish direttamente in Marocco, dove la sostanza era prodotta. La droga veniva prima trasportata in Spagna, per poi giungere a Milano, dove veniva stoccata presso un altro membro dell'associazione, anch'egli di nazionalita' marocchina e regolarmente soggiornante in Italia.

Nel corso dell'indagine sono stati documentati i viaggi che alcuni membri dell'associazione effettuavano a Milano per testare la sostanza stupefacente importata illegalmente dall'estero. Una volta che il carico di droga risultava di gradimento, veniva spedito in provincia di Foggia per essere rivenduto, in consistenti quantitativi, ad esponenti criminali che poi provvedevano a rifornire, al minuto, le varie piazze di spaccio. L'indagine ha portato a registrare cessioni per un totale di circa 640 chilogrammi di sostanza stupefacente di tipo hashish del valore di circa 4 milioni di euro. Proprio a carico del cittadino marocchino dimorante nel Foggiano, vero e proprio promotore dell'organizzazione, e' stato eseguito un sequestro di 105 chilogrammi di hashish con contestuale arresto in flagranza di reato. Nel corso dell'attivita', inoltre, sono stati sequestrati anche 1,7 chilogrammi di marijuana. L'attivita' di indagine ha permesso di accertare anche una trattativa per l'acquisto, sul mercato clandestino napoletano, di due revolver. Gli agenti della squadra mobile di Foggia riuscirono ad intercettare i venditori prima che potessero effettuare la consegna. Nell'occasione, infatti, furono arrestati due coniugi napoletani, trovati in possesso delle armi, mentre le stavano trasportando a bordo di un'autovettura nella quale viaggiavano insieme ai propri tre figli, all'epoca tutti minorenni.

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