IL MATTINO
L'operazione Bios
03.03.2020 - 12:14
"Evidenti le ricadute sulle emissioni odorigene, che hanno suscitato particolare allarme nella popolazione residente, - spiega ala Procura - costretta a respirare aria infestata dalle esalazioni dei rifiuti sversati sul terreno". Per commercializzare questo fertilizzante sarebbe stata in alcuni casi "simulata la permuta con prodotti di derivazione agricola (mosto d'uva) da parte di aziende vinicole", quando non veniva scaricato in localita' inesistenti.
BARI - Sono 16 le persone destinatarie di misure cautelari (7 agli arresti domiciliari e 9 con obbligo di dimora) nell'ambito dell'inchiesta della Dda di Bari su un presunto traffico illecito di rifiuti e gestione abusiva di rifiuti speciali non pericolosi nel Foggiano. Contestualmente alle misure cautelari personali sono stati eseguiti sequestri preventivi per equivalente nei confronti di 4 societa' e 22 persone fisiche pari al presunto profitto illecito di circa 26 milioni di euro. In particolare sono stati posti i sigilli a 255 terreni agricoli per una superficie complessiva di 353 ettari, a 48 immobili, 4 complessi aziendali, quote societarie, conti correnti, depositi finanziari e automezzi. E' stato disposto anche il sequestro "impeditivo" dei beni impiegati per la realizzazione delle violazioni ambientali, cioe' i terreni e i mezzi di trasporto e movimento, per un valore di oltre 3 milioni di euro. Stando alle indagini della Guardia di finanza, coordinate dai pm Renato Nitti, Marco D'Agostino e Marco Gambardella, le societa', tutte riconducibili alla famiglia Montagano della provincia di Foggia, per anni, almeno dal 2013, avrebbero abusivamente trattato almeno 240 mila tonnellate di rifiuti conferiti da imprese campane, pugliesi e dai Comuni di Chieuti, Serracapriola, Lucera e San Severo. I rifiuti, qualificati come "compost", cioe' fertilizzante organico stabilizzato biologicamente, in realta' non sarebbe stato trattato secondo le norme e sarebbe stato poi smaltito illecitamente in terreni agricoli del territorio dauno. Questo avrebbe avuto "evidenti ricadute sulle emissioni odorigene, che hanno suscitato particolare allarme nella popolazione residente, - spiega ala Procura - costretta a respirare aria infestata dalle esalazioni dei rifiuti sversati sul terreno". Per commercializzare questo fertilizzante sarebbe stata in alcuni casi "simulata la permuta con prodotti di derivazione agricola (mosto d'uva) da parte di aziende vinicole", quando non veniva scaricato in localita' inesistenti. (ANSA).
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