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Operazione dei militari del Nucleo di Polizia Tributaria di Bari

Da giustizia tributaria a giustizia privata: 13 foggiani nel mirino della finanza

L’importo complessivo delle somme accertate dai finanzieri come prezzo dei reati corruttivi è pari a circa 60 mila euro. I reati spaziano da corruzione in atti giudiziari, falso e truffa in concorso

I difensori commercialisti versavano somme di denaro che oscillavano tra i 500 e i 1000 euro per sentenza a giudizi compiacenti. In un caso è emerso che un noto commercialista foggiano avesse uno dei funzionari tributari direttamente a libro paga, in quanto mensilmente gli versava la somma di 400 euro.

13 misure cautelari, 40 indagati, 25 i casi corruttivi accertati. Ecco i numeri dell’operazione “Giustizia Privata” portata a termine dai militari del Nucleo di Polizia Tributaria di Bari  che hanno eseguito 13 misure cautelari personali, con le accuse di corruzione in atti giudiziari, falso e truffa in concorso. Arresti domiciliari per Giuseppe D’Avolio di Ischitella, Vito Merra di Cerignola ed i foggiani  Antonio Ventura e Antonio Cerase,  tutti giudici tributari. Per i dipendenti della commissione tributaria  Rosaria Adriana Benigno e Domenico Laricchia, entrambi foggiani. Domiciliari anche per i commercialisti, nonché difensori in commissione tributaria, Gaetano Stasi e Francesco Ricciardi, foggiani, e i viestani Valerio Gaetano e Antonio Scala. Divieto di esercitare la professione di commercialista per 12 mesi nei confronti di Giovanni Antini e Mauro Gadaleta di San Giovanni Rotondo e Gianluca Orlandi di Noicattaro. L’importo complessivo delle somme accertate come prezzo dei reati corruttivi è pari a circa 60 mila euro. Stando alle indagini, infatti, alcuni funzionari amministrativi pilotavano le cause sui giudici compiacenti.  Altri magistrati emettevano  sentenze favorevoli al contribuente in cambio di somme di denaro. Altri ancora frodavano l’amministrazione tributaria delegando completamente la giurisdizione a funzionari che  deliberavano secondo un proprio tornaconto personale. In cambio i difensori commercialisti versavano somme di denaro che oscillavano tra i 500 e i 1000 euro per sentenza. In un caso è emerso che un noto commercialista foggiano avesse uno dei funzionari tributari  direttamente a libro paga, in quanto mensilmente gli versava la somma di 400 euro.

 

 

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