IL MATTINO
Il caso
13.10.2024 - 01:02
Un caso, le dichiarazioni di Pasqualone, nel caso della morte in sala operatoria della 23enne di Cerignola Natasha Pugliese, ricostruito da “Far West”, la trasmissione di Rai3 condotta da Salvo Sottile, con il bel servizio di Tommaso Mattei che intervista in esclusiva Tatiana Pugliese, sorella della ragazza deceduta.
In attesa degli sviluppi delle indagini condotte dalla magistratura sul decesso al Policlinico di Foggia della ragazza di 23 anni di Cerignola Natasha Pugliese, per cui sono indagati per omicidio colposo 20 medici e infermieri, e 5 familiari della vittima per aggressioni al personale sanitario che l’ha operata, scoppia un altro caso sulla vicenda: quello del comportamento dei medici nei confronti dei familiari della ragazza morta. Intervistata in esclusiva da Tommaso Mattei per “Far West”, la trasmissione di Rai3 condotta da Salvo Sottile, la sorella di Natasha, Tatiana, riferisce di un atteggiamento di scarsa disponibilità dei medici a dare informazioni sull’intervento e sull’esito dello stesso, che neppure avrebbero comunicato alla famiglia di Natasha. A stigmatizzare il comportamento dei medici, dando ragione su questo aspetto alla famiglia della vittima, è il direttore generale del’ospedale Giuseppe Pasqualone: “Non so come hanno gestito la comunicazione con la famiglia. Soprattutto nel Meridione, c’è questa tendenza al non dire, alla mezza parola. Loro dicono di aver comunicato ma su questo crederei di più alla famiglia. All’estero, invece, la comunicazione è la priorità: basta un richiamo per perdere il posto di lavoro”, dice il manager. Poche parole - solo una parte dell’intervista, precisa Pasqualone - che hanno richiamato le ire degli ordini professionali di categoria, della politica, e persino dell’Università di Foggia. Il rettore dell’ateneo Lorenzo Lo Muzio, già coinvolto inopportunamente da Pasqualone nella conferenza stampa sull’aggressione ai medici, in cui si ipotizzava di affidare all’Università il management della sicurezza del nosocomio, altrettanto inopportunamente interviene sulla piega presa da “Far West” voltando le spalle a Pasqualone e difendendo a spada tratta il personale medico-sanitario a cui esprime tutta «la solidarietà e il mio pieno sostegno», ricordando che lo stesso personale «lavora ogni giorno con dedizione e professionalità in condizioni difficili e merita il massimo rispetto e supporto da parte delle istituzioni e della collettività». Certo e nessuno lo mette in dubbio, ma non è questo il punto che pure il rettore dell’Università fa finta di non capire: la questione è l’atteggiamento dei medici con i pazienti e i propri familiari. E Pasqualone, qui, mette giustamente il dito in una piaga enorme, perché molto spesso, senza generalizzare, questo atteggiamento è distanziometrico, lacunoso di informazioni preventive e contestuali, insomma poco comunicativo, come riferisce la sorella della ragazza morta in ospedale. Tutto il resto sono chiacchiere agiografiche che lasciano il tempo che trovano, senza riflettere seriamente sulle dichiarazioni di Pasqualone.
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