IL MATTINO
Il ricordo
02.08.2023 - 09:17
Giovanni Libertazzi (Ph Giuseppe Palladino)
Aveva sempre rivolto la sua attenzione alla storia sociale e religiosa del nostro Sud, negli ultimi anni, però, i suoi interessi si erano concentrati soprattutto su protagonisti, fatti e contesti che hanno caratterizzato la storia del Novecento a Rocchetta Sant’Antonio
Castani i suoi capelli e ondulati, baffi folti, ma contenuti, viso sincero e gioviale, voce discreta, Giovanni ti appariva e ti inondava con il suo sguardo color del mare, diretto e leale obbligandoti ad un sorriso aperto e ad una calorosa stretta di mano. Amava la vita e tutto ciò che la rende bella, la conversazione scherzosa e quella seria. Amava le canzoni di Battisti, dei Pooh e di Pino Daniele. Amava il calcio (quello giocato tra i pali), il teatro (quello di De Filippo) e il suo lavoro di docente. Stimato dai colleghi e dagli amici, era simpatico agli alunni, nei quali, con leggerezza, in modo quasi impercettibile, sapeva educare autostima e senso di responsabilità. Era profondamente innamorato della sua famiglia, ma amava profondamente anche la ricerca storica, da lui condotta con sistematicità, accuratezza e rigore scientifico. Aveva sempre rivolto la sua attenzione alla storia sociale e religiosa del nostro Sud, negli ultimi anni, però, i suoi interessi si erano concentrati soprattutto su protagonisti, fatti e contesti che hanno caratterizzato la storia del Novecento a Rocchetta Sant’Antonio. Giovanni, come persona, come cittadino, come professionista e uomo di cultura, era interlocutore di riferimento nella nostra comunità perché esempio di testimonianza etica, civile e politica impegnata: “Farsi da parte, stare in silenzio quando è necessario parlare, non è civile”, così scriveva in un articolo sul Corriere del Sud, pubblicato il 5 febbraio del 1993. Il 2 agosto di quello stesso anno, però Giovanni veniva “rubato” tragicamente ai suoi cari, ai suoi alunni, ai suoi lavori, al suo promettente futuro di storico accademico, alla nostra comunità di Rocchetta. Il vuoto lasciato per la sua perdita è apparso nel tempo incolmabile e in chi, come tanti, con lui “parlava”, si portava domande dentro e un’esperienza che il tempo non ‘rode’. Nel tempo si è avvertito che avergli solo intitolato la Biblioteca Comunale è come avergli eretto un monumento di marmo, bello, ma freddo, impenetrabile, senza vita ed inesorabilmente esposto al logorio del tempo. A trent’anni dalla sua scomparsa, siamo convinti più che mai dell’importanza che arrivi alle giovani generazioni il senso del suo intenso lavoro di storico che sottende l’invito, a loro diretto, ad aver fiducia nello studio serio e rigoroso che non sarà mai perso perché la cultura è vita che dà vita , a non smarrire nell’etere televisivo o della rete la memoria storica che ci accomuna nel destino, a interessarsi alle vicende storiche del nostro passato prossimo per trarne i dovuti auspici e suggerimenti per le necessarie scelte di campo di oggi e a non smettere di credere e inseguire i propri sogni.
In questa direzione si è mosso il gruppo dell’associazione culturale “Libri e Dialoghi” con l’iniziativa di raccogliere, sotto la guida del prof. Antonio Lerra dell’Università della Basilicata, in un volume monografico tutti i suoi scritti (saggi, interventi, ricerche, recensioni, curatele) pubblicati nel corso di un ventennio in Riviste, Atti di Convegni e Bollettini. Lungi dal voler erigere un nuovo monumento, scopo dell’iniziativa è, a un tempo, divulgativo degli scritti storici del nostro, ed anche occasione per presentare un progetto culturale di più ampio respiro finalizzato a creare occasioni di riflessione e confronto sulla storia dei nostri territori e del nostro Sud in generale, nonché startup culturali feconde e generative. Più diffusamente avremo modo di esplicitare il progetto in occasione della presentazione, che avverrà in tempi brevi, del volume che raccoglie tutti i suoi scritti .
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