IL MATTINO
La storia
01.02.2020 - 14:25
Fabio Croce
La malattia gli impedisce di fare il macellaio per le temperature basse dell'ambiente di lavoro, ma non di svolgere altre mansioni che gli sarebbero state promesse da Giannatempo con una diversa collocazione. Croce riferisce anche di aver accettato di rinunciare ad un credito di 9700 euro per lavoro straordinario, accertato da organi ispettivi, per «tendere una mano al mio datore di lavoro, in difficoltà a seguito dei predetti accertamenti ispettivi, tendere una mano a chi credevo la stesse tendendo a me»
«Intendo portare all'attenzione dell'opinione pubblica la gravissima situazione familiare ed economica in cui mi sono venuto a trovare a seguito del licenziamento discriminatorio, intimatomi dal datore di lavoro Luigi Giannatempo, di "Mercati di città" di Foggia, sede di Via D'Addedda, presso cui ho lavorato, svolgendo mansioni di macellaio, a far tempo da maggio 2017 e sino al 10.01.2020, data del licenziamento per "sopravvenuta inidoneità fisica", dovuta alla malattia che mi è stata diagnosticata, in data 04.11.2019, dal reparto di neurologia degli Ospedali Riuniti di Foggia, ovvero sclerosi multipla, patologia che, come certificato dallo specialista neurologo che mi segue, mi rende inidoneo a svolgere la mansione di macellaio, a causa delle basse temperature dei locali dove viene svolta l 'attività lavorativa, ma non inidoneo a svolgere qualsiasi altra mansione all'interno del supermercato». Inizia così la lettera aperta di Fabio Croce, di 39 anni.
«Dopo tante promesse fattemi da Luigi Giannatempo, che consideravo come un padre, di una diversa collocazione all'interno del supermercato per scongiurare il licenziamento, sono stato messo alla porta, con una famiglia di cinque persone, tre figli minorenni a carico e nessun futuro lavorativo! Oltre al danno, quello della malattia, la beffa: per mesi il sig. Giannatempo ha mostrato finto interesse alla mia situazione economico-familiare , a seguito della malattia che mi ha colpito, i cui sintomi si sono palesati a partire dal mese di aprile 2019, e mi rassicurava sulla possibilità di trovare una diversa collocazione all'interno dei tanti punti vendita dislocati su Foggia e provincia, da lui gestiti, tanto da indurmi ad accettare di firmare una conciliazione sindacale, nel mese di settembre 2019, che mi vedeva rinunciatario di ogni e qualsiasi diritto scaturente e connesso all'intera durata del rapporto di lavoro, oltre che del credito di oltre € 9.700,00, scaturente da una diffida accertativa da parte dell' ITL di Foggia, a titolo di lavoro straordinario prestato alle dipendenze della nota catena di supermercati, per il periodo gennaio-settembre 2018; a tal proposito, mi vedevo costretto a revocare la delega sindacale al sindacato CUB di Foggia, con evidente imbarazzo nei confronti di chi per mesi mi aveva seguito, sia sul piano sindacale che legale, a tutela dei miei interessi di lavoratore sfruttato e sottopagato, ma la mia condotta trovava giustificazione nel voler tendere una mano al mio datore di lavoro, in difficoltà a seguito dei predetti accertamenti ispettivi, tendere una mano a chi credevo la stesse tendendo a me, ma mi sbagliavo! Gli interessi economico-aziendali vengono prima di tutto, prima della persona, della famiglia, della gravissima malattia che a soli 39 anni mi ha colpito, confermando che all'interno della nota catena di distribuzione ero solo un numero!», dice il lavoratore licenziato.
«Tutte false promesse - scrive Croce -, visto che in data 11.01.2020 mi sono visto recapitare la raccomandata contenente il licenziamento, che mi ha fatto crollare e cadere nel baratro più assoluto, in quanto da padre di famiglia di tre figli minorenni mi vedo incapace a poter provvedere a tutti i loro bisogni primari ...una situazione che mi ha gettato nello sconforto, materiale e morale, più assoluto, proprio nel momento in cui c'era e c'è più bisogno di tranquillità, quanto meno lavorativa, e quindi economica, visto che mi trovo ogni giorno a combattere contro un nemico più grande di me, ovvero la sclerosi multipla. Dopo anni di onorato lavoro al servizio di Giannatempo Luigi, non era questo il trattamento che meritavo e che merita qualsiasi altro onesto lavoratore, che non per sua volontà si trova a dover affrontare qualcosa di più grande di lui, una malattia che non perdona, se non presa in tempo e non curata. Sono certo di riuscire a dimostrare, nelle opportune sedi, che la mia inidoneità fisica è solo parziale e che sono ancora perfettamente abile a svolgere altre mansioni, sia pur diverse da quelle di macellaio, finora svolte, dimostrando la illegittimità del licenziamento intimatomi, in quanto assolutamente discriminatorio e contrario ad ogni norma di legge e/o contrattuale», conclude Fabio Croce.
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