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Il commento, dopo la seconda sconfitta consecutiva

Io sto con il Foggia e dunque con Roberto De Zerbi

Questi risultati vanno oltre ogni giustificazione. Ma sono un buon motivo per mandare in fibrillazione tutto l’ambiente e per aprire una crisi più profonda e grave di quella che si vive sul campo? No, assolutamente no.

Io sto con il Foggia e dunque con Roberto De Zerbi

L'allenatore del Foggia, De Zerbi

Noi che da decenni abbiamo vissuto il calcio che conta, che abbiamo visto Maestrelli e Zeman e teorie di campioni assoluti, sappiamo subito riconoscere il talento vero. E lo abbiamo riconosciuto subito in De Zerbi, il gioiellino che illuminava il non-gioco di Florimbj e la magnifica orchestra di Pasquale Marino. Con lui possiamo scrivere un nuovo appassionante capitolo della nostra storia da far impallidire anche zemanlandia. Mettere in discussione De Zerbi significa rinunciare a questo progetto, a questo sogno

Caro Direttore, dopo la seconda sconfitta consecutiva leggo e sento tante osservazioni critiche verso il “mio” Foggia. Rievocando Scalfaro, Ti dico: non ci sto! Anzi meglio, io sto con il Foggia e dunque con Roberto De Zerbi! Inutile nasconderselo, le sconfitte di Lecce e di Siena per il modo come sono maturate fanno male, molto male. Non serve recriminare sugli episodi, sul gol in fuorigioco di Mastronunzio o sulla mancata sacrosanta espulsione di Surraco che si aggiungono alla lunghissima serie di torti arbitrali che stiamo subendo; né serve dire che tanto a Siena era solo una gara di un’inutile Coppa e che giocavano le riserve. Questi risultati vanno oltre ogni  giustificazione. Ma sono un buon motivo per mandare in fibrillazione tutto l’ambiente e per aprire una crisi più profonda e grave di quella che si vive sul campo? No, assolutamente no. Un momento difficile non può far dimenticare quelli esaltanti nei quali abbiamo osannato il gioco di questa squadra, la sua determinazione nel recupero della palla, la modernità dei concetti di difesa e di attacco preventivi che sa mettere in pratica. Non si può dimenticare la compattezza granitica di un gruppo che ha saputo esprimere valori tanto forti quanto rari nel mondo del calcio. Giocatori come Agnelli, Agostinone, Quinto, Loiacono che quattro anni fa si sono messi in gioco per questa maglia e per  questa città accettando la sfida folle di una ripartenza dalla serie D nel buio più totale, senza soldi e senza squadra, la scommessa di un ritiro iniziato a sette giorni dalla prima gara ufficiale. Di  giocatori come Narciso o Gigliotti o Sainz Maza diventati più foggiani dei foggiani. E come dimenticare la storia romantica e surreale che ha visto protagonista la scorsa estate “Re” Pietro Iemmello, giovane promessa del calcio italiano che ha messo a rischio tutta la sua carriera per tornare a Foggia. E la squadra silenziosa che lavora dietro le quinte e che, anche quando mancavano le risorse più elementar,i ha saputo mantenere alto il prestigio della nostra storia e difendere la dignità e l’immagine di un’intera città, fino a fare ora di questa organizzazione un riferimento in tutta la Lega Pro.  E i profeti di questa rinascita si chiamano Beppe Di Bari, Pasquale Padalino e Roberto De Zerbi. Si può mettere in discussione tutto questo perché ora ci gira storto? Errori probabilmente ne sono stati fatti, anche tanti, ed altri se ne faranno, ma nonostante tutto siamo passati in questi quattro anni dall’essere pressocchè spariti dal calcio all’essere oggi una delle realtà più belle e non solo di questa categoria. Il protagonista assoluto del sogno che oggi sembra sfumare è Roberto De Zerbi. Un uomo che da calciatore e da allenatore ha fatto di questa maglia la sua maglia, di questa città la sua città, che ha rinunciato a palcoscenici più ricchi  per realizzare a Foggia un ciclo di successi. Noi che da decenni abbiamo vissuto il calcio che conta, che abbiamo visto Maestrelli e Zeman e teorie di campioni assoluti, sappiamo subito riconoscere il talento vero. E lo abbiamo riconosciuto subito in De Zerbi, il gioiellino che illuminava il non-gioco di Florimbj e la magnifica orchestra di Pasquale Marino; sentiamo a pelle che anche da allenatore è un vincente, un predestinato. Con lui possiamo scrivere un nuovo appassionante capitolo della nostra storia da far impallidire anche zemanlandia. E per questo che tutti insieme abbiamo voluto che rimanesse, a partire dall’attuale società, nonostante un carattere anche troppo schietto e pignolo al punto da farlo apparire scontroso o presuntuoso. Mettere in discussione De Zerbi significa rinunciare a questo progetto, a questo sogno; le ricadute potrebbero essere devastanti e riportarci rapidamente dove eravamo finiti solo quattro anni fa. Sto con De Zerbi non perché a questo punto del campionato sarebbe un errore esonerarlo, sto con lui con convinzione perché voglio vedere il “mio” Foggia tornare grande. Le critiche, anche quelle costruttive, in questo momento possono solo destabilizzare l’ambiente ed alimentare paure e fantasmi in una squadra che deve ritrovare il suo equilibrio per tornare ad essere quella scintillante e vincente che era fino a Natale. Questo è il momento di restare tutti uniti, vicini alla squadra e al suo allenatore,  nessuno deve mollare; questo è ancora una volta il momento di dimostrare che il Foggia siamo noi.

Forza Foggia, sempre!

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