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Il dibattito

Campi Diomedei, fotografia di un arbitrio

Alcuni esponenti politici di primo piano del Movimento 5 Stelle hanno lanciato, ieri sera tardi, una campagna social lampo per provare a contrastare il diffuso sentimento negativo suscitato dalle loro prese di posizioni contro il Parco urbano e archeologico Campi Diomedei di Foggia

Campi Diomedei, fotografia di un arbitrio

Un fotogramma del video postato ieri sera su Facebook dagli esponenti M5S

Quella manciata di punti di vista di rappresentanti istituzionali sono tutti legittimi. Ma nessuno di loro è legittimato ad avere peso specifico maggiore delle competenze professionali e istituzionali che si sono espresse

Alcuni esponenti politici di primo piano del Movimento 5 Stelle hanno lanciato, ieri sera tardi, una campagna social lampo per provare a contrastare il diffuso sentimento negativo suscitato dalle loro prese di posizioni contro il Parco urbano e archeologico Campi Diomedei di Foggia; prese di posizione che hanno dato la stura all’inopinata revoca dell’autorizzazione formalizzata, appena pochi mesi fa, dalla Soprintendenza all’Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Foggia e BAT.

L’hanno chiamata operazione verità e poggia su alcuni punti:

- non gli piacciono alcuni elementi del progetto emerso nell’ambito di una procedura concorrenziale internazionale, progetto elaborato, spiegato e condiviso con campagne istituzionali, giudicato da una commissione di esperti in cui c’era anche un membro della stessa Soprintendenza;

- chiedono di “preservare i beni architettonici e archeologici presenti nell’area nonché la sua tradizione equestre” che era esattamente lo scopo del bando, indetto nel 2008 dal Comune di Foggia dopo aver fatto tesoro di un’elaborazione più complessa emersa a scala sovracomunale nell’ambito del Piano strategico di area vasta “Capitanata 2020 — Innovare e Connettere”, obiettivo ulteriormente approfondito dal 2015 in fase di progettazione esecutiva, sempre con la presenza della Soprintendenza;

- temono i costi futuri di gestione, preoccupazione che dovrebbe riguardare qualsiasi opera nuova, specie le più complesse, e che riflette un atteggiamento rinunciatario che, nei pochi anni in cui è prevalso, ha già fatto danni enormi a Roma e perfino a Torino.

La sede competente a discuterne è stata ed è il Comune di Foggia, ente a cui è stata ceduta per 99 anni la gestione dell’area da trasformare in Parco che sia urbano e archeologico, con fondi comunitari del vecchio ciclo di programmazione 2007–2013 e attraverso fondi comunali. Per la futura gestione sono tante le proposte possibili, oltre a quella piccina-picciò che, sotto traccia, tende a favorire le aspettative di chi ha sempre messo le tende e la stalla a via Romolo Caggese (sempre in nome della storia e del prestigio del Cavalli Stalloni, si intende).

Per me, visto laicamente (ma con l’irritazione di chi ci ha lavorato sopra), quella manciata di punti di vista di rappresentanti istituzionali sono tutti legittimi. Ma nessuno di loro è legittimato ad avere peso specifico maggiore delle competenze professionali e istituzionali che si sono espresse, in termini creativi o formali, culturali o politici, economici e sociali, fino a che il M5S non ha preso il potere (per usare un’espressione tanto spiccia quanto aderente a come si può sospettare sia andata).

Resta, di sfondo, la fotografia scattata da un presidio pubblico come la piattaforma OpenCoesione, pensato da una persona che sapeva la differenza tra discrezionalità e arbitrio.

La scheda dello stato di avanzamento del progetto del Parco urbano e archeologico Campi Diomedei sul portale opencoesione.gov.it

Giornalista, Giovanni Dello Iacovo si occupa di comunicazione, innovazione digitale, pianificazione strategica e sviluppolocale. Questo articolo è stato pubblicato su medium.com

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