Manfredonia e la Puglia imparano a non dimenticare la Shoah, una delle pagine più ignobili della storia moderna. In riva al Golfo, per volere dell' Amministrazione comunale, oggi, sarà apposta una targa nei luoghi che furono campi di concentramento del regime fascista. Complessivamente 519 internati molti dei quali furono poi smistati al confino delle Isole Tremiti. La scelta di Manfredonia non fu casuale
Manfredonia impara a non dimenticare. 27 gennaio 1945 le truppe sovietiche dell’Armata rossa si imbatterono in quello che diverrà il tristemente famoso campo di sterminio nazista di Auschwitz liberando i reclusi superstiti. Una ricorrenza che a Manfredonia è particolarmente sentita in quanto coinvolta suo malgrado nel perverso circuito dei campi di concentramento ordinati dal regime fascista. Funzionò dal giugno 1940 al luglio 1943. Fortunatamente non era di quelli estremi tipo Auschwitz anche se la collocazione poteva far pensare al peggio: era stato sistemato infatti nel mattatoio da poco costruito ben fuori l’abitato che a quel tempo si fermava a Piazza Marconi. Era un reclusorio nel quale furono convogliati prevalentemente antifascisti, anarchici, sovversivi, persone genericamente pericolose per l’ordine pubblico ed anche ebrei di varia nazionalità tra serbo-croati, sloveni, tedeschi e italiani provenienti dalla Liguria, Toscana, Lazio. Complessivamente 519 internati molti dei quali furono poi smistati al confino delle Isole Tremiti. La scelta di Manfredonia non fu casuale ma motivata dalla presenza del porto e della ferrovia e di due complessi ritenuti in grado di essere adattati a reclusori: il macello e Villa Rosa. LEGGI TUTTO SULL'EDIZIONE DIGITALE DE "IL MATTINO DI FOGGIA" DI OGGI (27-01-2013). CLICCA QUI
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