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Ecco perché il

Di Carlo temeva di essere cacciato e si è dimesso per far subentrare Trisciuoglio con cui gestire il rinnovo dei vertici di Confindustria

Il costruttore foggiano ha lasciato provvidamente la presidenza, subodorando il commissariamento da Roma, cosi da lasciare nelle mani del suo vice Trisciuoglio le redini (da governare insieme) della gestione delle fasi di rinnovamento dei vertici di Assindustria, che scadono a giorni

Trisciuoglio e Di Carlo

Ha detto bene Pino Di Carlo: «Nessuno mi ha cacciato, me ne sono andato». E la ragione che non spiega (ma che fonti affidabili ci hanno spiegato) sarebbe una sola: il presidente di Confindustria temeva di essere commissariato da Confidustria nazionale (anche per il mancato versamento dei contributi all'organizzazione centrale, e il mancato pagamento degli stipendi) e, quindi, lasciarsi sfuggire la gestione delle fasi preparatorie del rinnovo dei vertici locali di Assindustria. Dimettendosi, invece, chiama in campo il vice Gianni Trisciuoglio, con cui poter governare i preparativi di avvicendamento dei nuovi organi direttivi di Confindustria di Capitanata. La colpa, quindi, non è del barese Matarrese, grazie al quale Di Carlo è stato eletto alla vice presidenza regionale di Confindustria.

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