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Potenza verso il voto

Ciola (Noi Moderati): «Penso alle tante eccellenze che hanno lasciato questa terra, una perdita incalcolabile, e sogno un cambio di passo per la crescita e il progresso. Il mio programma? Puntare sul sociale e sull'università»

Ciola (Noi Moderati): «Penso alle tante eccellenze che hanno lasciato questa terra, una perdita incalcolabile, e sogno un cambio di passo per la crescita e il progresso. Il mio programma? Puntare sul

Rocco Ciola

«Il mio sogno è vedere in questa terra un'altra Svizzera, con energie vitali, che abbiamo, al lavoro per la crescita e il progresso». Un cambio di passo che può avvenire solo «svegliando le coscienze». Rocco Ciola, avvocato, 32 anni, è candidato al Consiglio comunale di Potenza con la lista Noi Moderati, in un'intervista al Mattino, scioglie i punti del suo programma elettorale. «Sono un ragazzo da sempre legato alla mia città, tanto da essere partito solo perché non avrei potuto studiare qui Giurisprudenza e aver deciso di tornarci anche dopo aver completato gli studi. Non solo per mettere a disposizione le mie competenze, ma anche per dare un apporto concreto alla crescita della terra in cui sono nato e cresciuto. Un legame che si è sviluppato e rafforzato in questi anni attraverso uno spontaneo coinvolgimento in associazioni attive in vari ambiti (università, sport, sociale e solidarietà) e che ora, sulla spinta e l’entusiasmo di tanti amici, si traduce in una candidatura in queste comunali». Il programma di Ciola è particolarmente lungo. «Ma i vari punti», spiega il candidato, «sono visionabili sui miei canali social».

Partiamo proprio dall'emigrazione...

«Sono ben consapevole di cosa significa l'emigrazione culturale e specialistica o di eccellenze. Mia sorella, più grande di me di cinque anni, dopo l'università non è più tornata a Potenza e oggi insegna e fa ricerca in Olanda. Mio cugino, legatissimo a questa terra, è un brillante chirurgo al San Raffaele di Milano e i tanti compagni del liceo sono disseminati per l'Italia. Del valore culturale e professionale di tutti non si discute; a loro però non è stata offerta un'occasione né la possibilità di rimanere nella città di origine o in regione. La perdita per il territorio non è facilmente calcolabile».

La sua  sembra quindi una scelta precisa: tornare dopo aver conseguito la laurea. Ma in che modo si può rafforzare l’idea di poter restare a studiare in Basilicata per poi mettere a frutto sul questo territorio le proprie competenze?

«L’offerta formativa del nostro ateneo è sicuramente in crescita e l’inserimento della Facoltà di Medicina offre di certo una prestigiosa opportunità in più anche agli studenti provenienti dal resto d’Italia. Dovremmo tutti puntare a valorizzare e a diffondere il patrimonio culturale che l’Unibas rappresenta e che forse è ancora inespresso, ma allo stesso tempo concentrare l’attenzione, attraverso la collaborazione anche con gli enti di formazione, su corsi di più breve durata che forniscano abilitazioni più immediatamente spendibili sul mercato del lavoro. Per questa ragione contiamo di introdurre un apposito portale nel quale poter inserire i Cv e contestualmente le posizioni di lavoro aperte, favorendo l’avvicinamento tra domanda e offerta di lavoro per la reciproca soddisfazione delle parti».

Veniamo all'associazionismo, inteso come “chiave” del coinvolgimento attivo e costante: quanto è importante l’impegno e l’operato in questi ambiti?

«Sono associazioni il cui valore troppo spesso è sottovalutato o non tenuto nella giusta considerazione, perché si fonda sull’impegno incondizionato e disinteressato di persone di ogni età. Ci dedicano il loro tempo, sottraendolo alla propria sfera personale, per mettersi a disposizione della comunità in ambiti prevalentemente solidali e che sensibilizzino sulla cura della salute delle persone o l’integrazione e l’inserimento sociale dei diversamente abili. È sempre dai meno fortunati che si impara la lezione più importante, così come entrare a farne parte aiuta a combattere la solitudine, ma anche ad allontanare devianze e tentazioni sempre più rischiose in età giovanile».

Associazioni decisamente attive nell’organizzazione di eventi culturali, concerti, rassegne che accendono le luci della ribalta sulla città: che difficoltà c’è nell’organizzazione del lavoro e quali competenze allo stesso tempo si acquisiscono?

«In questi anni ho realizzato, insieme a quelli che sono innanzitutto degli amici, il sogno di portare a Potenza personaggi di spicco del mondo dello spettacolo quali Olly, Galeffi e Dargen D’Amico, per delle serate che hanno illuminato e riscaldato i luoghi più suggestivi della città. Spesso si percepisce l’evento solo una volta realizzato, ma organizzarlo e renderlo possibile richiede sì un grande sforzo, ma genera anche un indotto economico con impatto positivo sulla città anche dal punto di vista turistico per la gente che muove. Attraverso il divertimento e la voglia di organizzare qualcosa insieme, si acquisiscono in maniera spontanea anche delle competenze che potranno tornare molto utili ad arricchire un bagaglio di conoscenze da cui attingere quando ci si inserisce nel mondo del lavoro».

Per concludere, lo sport – il calcio ma non solo – rappresenta uno dei più grandi veicoli in cui si dimostra il proprio senso di appartenenza alla comunità, così come anche in questo campo non va trascurato il prezioso operato di tante asd.

«La squadra di calcio è senza dubbio un patrimonio della nostra città, come lo sono anche altre realtà di discipline di grande tradizione, portate avanti con passione e sacrifici da dirigenti storici e che perseguono finalità anche sociali ed educative attraverso il lavoro dei vivai. Spesso, però, si riduce tutto all’appuntamento settimanale con la partita, ma le realtà professionistiche meritano di essere vissute giorno per giorno per l’ampia gamma di valori e risorse anche formative ed educative che sono in grado di veicolare. Allo stesso tempo le asd aiutano ad allontanare le devianze più comuni soprattutto della fase adolescenziale e formare prima di tutto i cittadini del futuro, presentandosi come una preziosa “palestra” per l’attivazione di carriere non solo agonistiche, ma anche professionali da poter poi sviluppare a favore e al servizio delle società professionistiche di cui sopra».

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