IL MATTINO
Ambiente
28.03.2024 - 14:31
Esistono in fondo al mare pianure abissali, considerate un tempo senza alcuna presenza vivente, usate come cimiteri di scorie radioattive, situati a centinaia di chilometri dalle coste, lontani dall’uomo. Invece, negli studi recenti sono emersi dati in cui la vita abissale non solo esiste, ma addirittura è fondamentale per l’ecosistema. Il geologo Patrick Chardon sostiene che fin dal 1946, quando gli Stati Uniti effettuarono il primo scarico di scorie, fino agli anni ’90, in cui avvennero gli ultimi rilasci, sul fondo degli oceani sono stati scaricati migliaia di fusti pieni di scorie radioattive. Dal crollo dell’Unione sovietica sono stati rinvenuti diversi cimiteri nucleari sottomarini russi nell’Atlantico, ma anche i Paesi Occidentali hanno contribuito a crearne. Tra i primi vi è la Gran Bretagna con 140mila fusti scaricati in mare tra il ’49 e l’82 in 34 operazioni; poi il Belgio con 55mila fusti, e la Francia con 46mila fusti. Operazioni legali perché effettuate in acque internazionali dove non vige alcuna regolamentazione. Nell’Atlantico del Nord si parla di circa 200mila fusti da 200 litri di materiale radioattivo legati con bitume o cemento, quelli di cui si è a conoscenza certa. L’Italia, a quanto pare, le smaltiva in Somalia e in acque sparse del Mediterraneo. Ad oggi non si conoscono le condizioni di conservazione dei fusti. Sono state avviate due campagne di recupero nelle acque dell’Atlantico e di misurazione del versamento da Chardon e l’altro geologo marino Janvier Escartìn progettate per il periodo tra il 2023 e 2024, con l’utilizzo della flotta Ifremmer, finanziata dall’Unione Europea, e Ulyx, l’ultimo robot subacqueo autonomo in grado di immergersi a 6mila kilometri di profondità. I due geologi si aspettano intanto scelte più informate sulle fonti energetiche del futuro da parte delle nostre società.
Entro il 2025 le scorie radioattive prodotte dall’Italia devono rientrare dai centri di deposito attualmente finanziati all’estero. In Basilicata i siti idonei al riposizionamento definitivo secondo il Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica sono stati individuati nei comuni di Matera, Irsina, Montalbano Jonico, Genzano di Lucania, Bernalda. La Regione Basilicata ha prontamente risposto che non intende procedere in nessun modo a creare i siti di deposito nella propria area regionale.
L’Italia è rientrata tra i 32 Paesi firmatari che hanno sottoscritto la dichiarazione del vertice IAEA per il rilancio dello sviluppo dell’energia atomica nel mondo e in Europa. Nel testo della dichiarazione firmata alla fine del primo summit internazionale sul nucleare avvenuto a Bruxelles in collaborazione con la International Atomic Energy Agency dal Belgio, riunitosi il 21 marzo 2024, leggiamo: “Siamo determinati a fare tutto il possibile per adempiere a questo obiettivo attraverso il nostro impegno attivo e diretto, in particolare rafforzando la cooperazione con i Paesi che scelgono di sviluppare capacità nucleari civili al fine di ridurre le emissioni di gas serra in modo determinato a livello nazionale, incluso per abbandonare i combustibili fossili nei sistemi energetici, in modo equo, ordinato e giusto, accelerando le azioni in questo decennio critico, per raggiungere l’obiettivo di emissioni zero entro la metà del XXI secolo in linea con la scienza, come delineato nel Primo Bilancio Globale della 28ma Conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici”. Il rilancio del nucleare è avvenuto con forte spinta della Presidente della Commissione Europea Von der Leyen, la quale ha affermato: “L’innovazione nelle tecnologie nucleari è un campo molto dinamico, in particolare per le tecnologie dell’energia nucleare come i Small Modular Reactors, o SMR. Ovviamente, come per ogni tecnologia emergente, ci sono alti e bassi, successi e fallimenti, ed è abbastanza normale. Ma gli SMR sono una tecnologia promettente ed è in atto una corsa. La gara è tra i principali Paesi e aziende per dimostrare questa tecnologia e portarla sul mercato. Più di 80 progetti in tutto il mondo stanno andando avanti e diversi dei nostri Stati membri hanno espresso un forte interesse per gli SMR”. Questi reattori sono considerati l’energia del futuro, di piccola taglia, modulari appunto, utilizzano la fissione nucleare, sfruttano la scissione di ranio-238, possono essere istallati sotto terra, riducendo il rischio di attacchi terroristici. Il combustibile nucleare può essere utilizzato in un tempo ampio fino a 25 anni, rispetto ai 6-7 delle centrali attuali, quindi le scorie saranno ridotte, però non eliminate. In merito a questo problema, i canadesi hanno avuto l’idea rivoluzionaria del reattore ARC-100 per riciclare le scorie. Esso utilizza una lega di uranio metallico meno potente dei normali combustibili nucleari, senza lasciare scorie, è dotato anche di una tecnologia capace di riciclare le scorie dei reattori tradizionali per generare energia. Il modello canadese sarà considerato dalle altre produzioni di reattori?
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