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Retroscena

Sanremo e la rivolta della Napoli da bere

Tutto pronto per il Capodanno Rai a Maratea

Amadeus

Da quando Amadeus è il direttore artistico del “Festival della Canzone Italiana di Sanremo”, il Festival ha ripreso la sua centralità nel quotidiano, una centralità fatta di canzoni che riflettono e accompagnano il tempo in cui viviamo, e l'ha fatto in maniera così decisa che i festival di Amadeus, ancor prima di cominciare, designano i vincitori.
Non è furbizia, se mai è mestiere, un mestiere che gli fa intercettare il mercato (la musica pop è orientata al mercato per sua stessa definizione) e che lo porta a vincere a mani basse, al di là delle polemiche, perché le scelte che fa, in qualsiasi modo le faccia, portano dei risultati, e questi risultati non è che possano essere contestati, se il pubblico ascolta quel determinato brano e segue quel determinato cantante o gruppo che dir si voglia. Anzi lui fa qualcosa di ancora più importante: evidenzia la bravura, che per un cantante vuole dire innanzitutto essere parte compatta di un contesto sociale e di un testo, testo che, non essendo più costruito per delle orecchie allenate al bel canto, deve essere ruffianassimo all'istante, in barba all’orchestrazione, agli arrangiamenti, perché oggi le orecchie degli ascoltatori sono talmente frammentate e poco allenate all’ascolto da riconoscere solo il basico del vivere ovvero il suono primario, una via di mezzo tra musica elettronica, pop, funky e neomelodico.
E con questa idea Amadeus anche quest'anno farà strike, uno strike che ha in Geolier, rapper napoletano, il suo nuovo guru, come lo scorso anno accadde con Lazza, che dimostrò di avere la fisicità e la capacità per salire sul palco più floreale e più folkloristico d'Italia.
E perché Geolier di colpo è diventato così famoso da fare scomodare i Neoborbonici e la loro difesa strenua della lingua del defunto "Regno delle Due Sicilie"?
Perché Geolier ha avuto l’ardire di scrivere un testo in napoletano, senza costrutto napoletano.
Ma com'è possibile che ciò sia accaduto?
È accaduto perché Geolier è l'espressione di quella Napoli che vive fuori dal cerchio magico, borghese e piccolo borghese, che da secoli determina: moda, cultura, società, a Napoli e lontano da Napoli, e in cui qualsiasi cosa è assorbita e rigettata, ogni singolo istante, per poi essere fagocitata. Questa Napoli, diversa e popolare, non sa, rispetto all'altra Napoli, che il napoletano è una lingua pensata, che trova nell’italiano la sorella monca, ma anche nelle altre lingue parlate al mondo, al punto da dovere insegnare all'Italiano, e a tutti gli altri, il sentimento attraverso le canzoni, per rafforzarne l'intelligenza (amore e ragione vanno di pari passo e chi non lo sa è dannato per l'eternità, come ci ricordava il caro Baruch).
Le due( tre, quattro, cinque…)lingue camminano a braccetto e per questo, difficilmente, chi ignora l'italiano potrà capire per davvero il napoletano e il resto, ciò non gli impedirà di parlare le lingue, anche se a corrente alternata, pur non conoscendo né delle une né delle altre la grammatica e la sintassi, e questo grazie alla musica.
C’è un'altra cosa da sottolineare, e che attiene all'identità transnazionale. Sono anni che le voci artistiche, non solo napoletane, hanno i colori delle contrade, dei vicoli, degli scantinati, e senza il polso di tutto questo è molto difficile comprendere proprio il mondo in cui viviamo, un mondo in cui le differenze culturali e sociali sono sempre più marcate e impossibili ad integrarsi.
Se fino a 25 anni fa ascoltare in Italia musica neomelodica era un chiaro indicatore sociale, oggi non è più così, e il prezzo più grosso di tutto questo lo paga la lingua, quella signora rapida a cambiare andamento, e che non si fossilizza nemmeno se "l'Accademia della Crusca" e i Neoborbonici s’impuntano e la guardano in tralice.
Figuriamoci se la lingua segue il pensiero piccolo borghese tipicamente italiano (di borghese in Italia non c’è nessuno, è questo è il vero problema), un pensiero talmente striminzito da essere continuamente vomitato, in maniera conforme a reti unificate sui social, al posto della Santa Messa quotidiana.
Dopo "Gomorra", libro e film, non serie televisive, il mondo dislessico e irresponsabile di chi vive ai margini della vita, e quindi di quella degli altri, è diventato reale, possibile, così scimmiottare la lingua, come se questo non avesse un prezzo e non fosse un gioco.
A Nord questa operazione era stata fatta dalla Lega, e insieme le due teste sono andate avanti dando vita a questa Idra con cui tutti i giorni dobbiamo fare i conti a perdere. Abbiamo anche iniziato a desiderare di andare a festeggiare i nostri momenti lieti a Sant'Antonio Abate, come se lontano da lì ogni nostro stato di felicità, e privato, avesse meno valore.
Eppure non sono lontani i tempi in cui “O Re”, Luigi Giuliano, bloccava il film di Antonio Capuano" Pianese Nunzio, 14 anni a maggio” perché non veniva citato come autore del pezzo di Ciro Ricci “Chill va pazz pe te”, che faceva da litemotiv al film, un litemotiv che si era imposto all'ascolto, dando la patente alla musica da vicolo, prodotta dai Giuliano anche sotto forma di testo, di musica pop e di autore, a riprova di come a Napoli “lazzari e signori” sono sempre stata una cosa sola, al punto di incontrarsi grazie alle canzonette e non più solo attraverso la lingua, l'azione civica e il malaffare.
Oggi quel napoletano/italiano slabbrato approda a Sanremo, come è giusto che sia perché quel napoletano/italiano slabbrato rappresenta una parte di questo paese, quella che consuma, e che grazie agli sfottò e all'esclusione si prende la sua rivincita e la sua fetta di visibilità.
Non va bene? Non importa, Amadeus fa spettacolo e lo spettacolo è matematico e crudele, mica segue il vocabolario, vocabolario che dovrebbe essere regalato a tutti, ma non uno solo.
Non esiste una sola lingua parlata a questo mondo, e poi in Italia l’unica vera rivoluzione è stata quella napoletana, che non ha avuto di certo la forza di quella francese, e nemmeno di quella industriale inglese o di quella americana, però il napoletano come lingua si è imposto, e infatti in Italia la musica pop quella vera, per le masse, a vostra scelta e a vostro gusto, coniugata a quella colta, ha avuto epigoni dirompenti e neomelodici, per l'appunto, tanto che ad ascoltare musica inglese e napoletana ci si accorge che sempre di sogni si tratta, solo che oggi i sogni rimangono impigliati nelle parole slabbrate di una realtà deformata dappertutto, e il napoletano, lingua colta, si adegua.
Amadeus lo sa e per questo siamo arrivati a Geolier, voi fate come vi pare, come sempre Sanremo vi ha stracciato, che lo seguiate oppure no.
Nel mentre c’è sempre la musica inglese, che è sintatticamente napoletana, se lo ignorate non importa, i sogni sono uguali se la ragione e il sentimento si incontrano, con la musica accade sempre, ed è per questo che le lingue camminano e si slabbrano, strada facendo e a loro piacimento.

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