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Viaggio lungo le coste della Campania e della Grande Lucania e del loro sogno del mare d'inverno. Il Villaggio Coppola

Viaggio lungo le coste della Campania e della Grande Lucania e del loro sogno del mare d'inverno. Il Villaggio Coppola

È  tornata l'estate e il mare rimane il luogo preferito dalla gran parte delle persone per trovare refrigerio e per riposare.
La pandemia ha modificato molto le esigenze e la richiesta  di appartamenti  da affittare è più forte della richiesta di soggiorno negli alberghi.
Una delle zone della Campania che sulle cubature ha investito più  di chiunque  altra è il litorale Domizio, litorale che è oggi agli onori delle cronache più per il degrado che per l'innovazione.
Eppure Mondragone e tutto il litorale domizio hanno conosciuto ben altri fasti, grazie alla creazione di quello che fu il più importante e faraonico progetto di speculazione  edilizia in Italia:  Il “Villaggio Coppola Pinetamare”.
La creazione del Villaggio trent'anni fa avrebbe dovuto rappresentare la nascita e la consacrazione di una nuova ed esclusiva realtà turistica a Sud, grazie anche allo sviluppo sincronico e alla speculazione edilizia che da Napoli era arrivata fino al mare.
Un processo inarrestabile e che era parte del boom economico di quegli anni e del bisogno di urbanizzare ogni dove, processo che ha creato i presupposti  per le odierne disuguaglianze sociali e ambientali.
Il terremoto dell'Irpinia e l’esigenza di trovare alloggi, rapidamente, per chi era rimasto senza casa, in un attimo, bruciarono il sogno del Villaggio Coppola Pineta Mare, in un paese qual è il nostro che il mare non lo ha mai amato d'inverno, tanto da trasformarlo in ghetto/prigione per tutto l'anno, e rendere i luoghi che il mare bagnano, non solo d'estate, scarsamente seduttivi imbrigliati come sono dal cemento e dal degrado.

L’urbanizzazione del litorale domizio

Negli anni ‘60 un'impresa veneta costruì Baia Domizia, dopo aver vinto la gara d’appalto per la lottizzazione indetta dal Comune di Sessa Aurunca. Il risultato fu talmente clamoroso che i Coppola di Casal di Principe decisero di fare concorrenza ai veneti e alla loro Baia Domizia con un progetto molto più  ambizioso, quello di una città a misura d'uomo a pochi minuti da Napoli, città che fosse anche capace di reggere  l'onda d'urto dell'inverno, insomma il Villaggio Coppola nacque con l’idea paradossale, ma vera di rendere il mare un luogo adatto a tutte le stagioni.
Il costo fu altissimo a livello  ambientale, vennero rinascita 5000 licenze edilizie nel ‘64, ma i fratelli Coppola, Crescenzo e Vincenzo, che possedevano un terreno dalle parti di Castel Volturno dal 1911,  costruirono 3000 unità abitative, una darsena e un porto turistico.
Praticamente il “sogno” di una vita a mare tutto  l'anno, il “sogno” dei  Coppola e degli italiani che stavano scoprendo le vacanze diventò  un incubo.
Eppure l’intuizione era giusta, rendere il mare un “bene comune" di cui godere sempre, proprio perché il clima mite e le strutture approntate potevano permetterne il godimento, ma la realtà diventò ben altra, anche perché quel sogno era uno scempio di un milione e mezzo di metri cubi su una superficie di 50 chilometri  quadrati.

Dal boom alla tragedia

Negli anni ‘70 Il Villaggio Coppola diventò un luogo fortemente attrattivo, grazie alle discoteche, alle spiagge, alle piscine, ai servizi e a quello che rimaneva di una delle pinete grandi d'Italia.
Le inchieste sugli abusi edilizie della vicina Baia Domizia non fecero altro che incrementare il successo del Villaggio Coppola, inchieste che coinvolsero anche Giovanni Leone, allora Presidente della Repubblica, che aveva acquistato tre ville a Licola, con discesa privata sulla spiaggia, ville che avevano però tutti i permessi in regola.
Ma Baia Domizia non aveva tutti i servizi del Villaggio Coppola e nemmeno  i suoi grattacieli  di 14 piani, visibili in ogni dove, oltre che il suo indotto.
Il terremoto  dell’Irpinia e la necessità di reperire alloggi per gli sfollati diedero il via al disastro economico e sociale della zona, quello edilizio era nato con il Villaggio Coppola e la speculazione dell’intero litorale.
Il commissario straordinario al terremoto Zamberletti con un'ordinanza  decise di fare espropriare 5000 appartamenti, decretando la morte del luogo e costringendo tanti a svendere le proprietà per trasferirsi nella vicina e antagonista Baia Domizia.
Quando i Coppola, sempre negli anni ’80, costruirono per gli americani un villaggio a Gricigliano d’Aversa, i grattacieli vista mare si svuotarono del tutto, dando vita a un disastro senza precedenti tra l'arrivo di sfollati e occupazioni abusive.
Un’ occhiata ai registri dell'anagrafe del Comune di Castel Volturno degli ultimi trenta anni dà  la misura di come l'immigrazione clandestina a partire dagli anni ‘90 avesse trovato, proprio nelle case abbandonate del Villaggio Coppola, il proprio” buen ritiro”, mentre un incendio negli anni ’80, incendio che bruciò l’intero archivio del Comune di Castel Volturno ha negato per sempre  la possibilità  di sapere cosa sia abusivo e cosa non lo sia, fermo restando che le condanne per abusivismo edilizio, lungo tutto il litorale Domizio, hanno svalutato ulteriormente il valore economico  della zona, zona che comprende anche le vicine Baia Verde, Ischitella, Mondragone e la stessa Castel Volturno. 
Baia Domizia si salvò parzialmente grazie alla nascita nel 1981 di un comitato “pro-Baia Domizia” 
Oggi del sogno del mare non solo d'estate ma anche d'inverno rimangono le condanne ai fratelli Coppola da parte del  Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, condanne che imponevano ai Coppola di risarcire lo Stato con 800 miliardi di lire per danni ambientali, risarcimento che con il  patteggiamento del 2003 si sono trasformati in 43 milioni di euro. Di questi 43 milioni di euro sette sono stari pagati il resto è destinato alla ristrutturazione che i Coppola sarebbero tenuti a fare dei luoghi.
Il mare tutto l'anno non è una cosa che lo Stato contempli, così preferì scendere a patti con i Coppola, più che condannare, senza appello, un abuso edilizio divenuto con il tempo un problema  sociale, problema che poneva lo Stato e i Coppola sullo stesso piano delle inadempienze a tutto sfavore della collettività.

Quello che resta

Il futuro del luogo, e dell’intero territorio, adesso che Cristoforo e Vincenzo Coppola sono morti e tutto nelle mani di Cristiana Coppola, figlia di Cristoforo, insieme a ciò che si è  salvato: l’Holiday Inn, il campo di allenamento della SSC Napoli, uno struttura ospedaliera, e la promessa fatta nel 2018 dal governatore Vincenzo De Luca per il rilancio del territorio.

(1 – continua)
 

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