Cerca

Lutto azzurro

Silvio Berlusconi lo chansonnier che si fece Presidente

Verso il voto del 25, il Cavaliere non ha dubbi: "Sarà una straordinaria vittoria del centrodestra"

Silvio Berlusconi

Silvio Berlusconi è stato il politico italiano più famoso in questo paese, e anche fuori da questo paese. Negarlo non semplificherà il rapporto, al limite dello schizofrenico, che con lui hanno avuto gli italiani. Ogni volta che di Berlusconi se ne prospettava la fine, lo si vedeva risorgere, come nemmeno all’Araba Fenice è stato dato fare.
Di lui, l'unico, che con chiarezza ci avesse visto giusto e lungo, è stato Alexander Stille che con il suo "Citizen Berlusconi" aveva analizzato a fondo il fenomeno sociale, perché Berlusconi era un fenomeno sociologico, contestualizzando "l'uomo Berlusconi" in maniera puntuale.
Un'operazione che anche Paolo Sorrentino con il suo "Loro 2", soprattutto, ha fatto, e che deluse chi si aspettava la ricostruzione critica della vita di Berlusconi, attraverso la ricostruzione della nascita della sua fortuna. Semplicemente perché esiste "un'enigma" Berlusconi, e questo "enigma" è/è stato tutto umano. L'enigma Berlusconi non sono i processi, la donne, il privato che diventa pubblico, ma è la sua incapacità di stare da solo con se stesso.
In lui, ogni cattivo letterario e cinematografico, come bene aveva capito Paolo Sorrentino, prendevano vita e si autoalimentavano, al punto da rendere seducente e bellissimo il ghigno che oggi/ieri lo comprendeva, e che era anche il frutto della ricostruzione mascellare effettuata dopo che Massimo Tartaglia, nel 2009, al termine di un comizio, lo colpì con una statuetta raffigurante il Duomo.
Un fenomeno isolato, a cui si va ad aggiungere un lancio di uova, mancato, in Friuli, in occasione di una campagna elettorale. Campagna che lo vide in prima linea e vincere.
Berlusconi amava il bagno di folla, il suo bisogno di sedurre era una necessità legata alla sua anima di venditore. Le stesse barzellette, barzellette che propinava con deliberata lentezza, erano il modo più semplice e sottile di farsi accettare a livello epidermico da chiunque.
Era diventato prigioniero della sua maschera di ferro, e di una vita nella quale il sogno, ovvero la capacità di progettare un mondo differente e più leggero, non trovava più spazio, se non come narrazione soporifera, benché avesse continuato a intercettare usi e costumi, dando il passo al suo tempo e al nostro. Erano lontani i tempi della vita romanzata, e formato telenovela, distribuita a tutti gli italiani, come erano lontani i tempi in cui per conquistare una donna, donna che più a lungo gli è stata vicina e, di cui si era innamorato, per vincerne la ritrosia, le regalò una coperta in pile. Lui che andava tutte le sere a teatro per ammirarla, ma che per dimostrarle un sentimento, e anche un bisogno di averla per sé, le aveva fatto il regalo meno scontato che si potesse immaginare, ma quello più privato e utile. Eppure il tallone d'Achille di Berlusconi era l'uomo o meglio la sua incapacità di farsi privato. Una vita tutta pubblica comporta la perdita dell'innocenza, e anche l'incapacità di prospettare altri mondi, mondi meno terreni da costruire o anche solo da proietttare. Un costo che Berlusconi ha fatto pagare a noi per avere creduto che perdere l'innocenza, attraverso lo specchio infranto della sua esistenza, fosse una forma di onestà. Quasi che sapendo dei suoi vizi privati ci fosse più vicino e prossimo. La sua morte e l'epilogo doloroso che l’ha preceduta con una malattia feroce, questa sì vissuta lontano dalle telecamere, ci dicono invece che è arrivato il momento di farci per davvero i conti con lui e di vederlo per quello che è sempre stato: un uomo ricco, condannato a vivere per spendere e per spendersi.
Al di là anche di se stesso ma sempre per sua scelta.
Per questa ragione adesso che la sua vita terrena si è conclusa un’intervista a Berlusconi, romanzata, è utile, per restituirlo a noi e alla storia attraverso il filtro della letteratura, visto che Berlusconi continuerà a vivere per noi, in maniera più oggettiva, e senza la sua onnipresente mediazione/manipolazione .

Berlusconi allo specchio
Aveva passato il pomeriggio ad ascoltare delle vecchie interviste a Berlusconi per prepararsi a vederlo. Avrebbe dovuto incontrarlo l'indomani, e non sapendo bene cosa aspettarsi, aveva preferito studiarlo a distanza. Per parlargli era dovuto passare attraverso diversi filtri, anche se si era rivolto ad una delle sue guardie del corpo: Fabio. Erano amici d'infanzia con Fabio, e quando gli era balenata l'idea di intervistare Berlusconi gli aveva telefonato, dopo una settimana Berlusconi si era reso disponibile ad incontrarlo. Al giornale non è che fossero entusiasti della sua passione per Berlusconi. “Cosa mai si potrai scrivere di nuovo su di lui?” - gli avevano detto, ma ormai l'appuntamento era stato fissato: a Palazzo Grazioli per l'ora di colazione. Sapeva che pranzare con l'intervistato non era la condizione migliore per osservarlo e tratteggiarlo, ma a Berlusconi non si potevano dettare le condizioni. Sapeva anche dell'avversione di Berlusconi per la barba e per l'abbigliamento trasandato, cose che nemmeno a lui piacevano, e per quanto non ne avesse bisogno, era andato dal barbiere a farsi rimettere in ordine.
Da via del Tritone, sede del giornale, a Palazzo Grazioli ci volevano dieci minuti a piedi.
Fabio lo aspettava al cancello, e quando lo vide gli diede una pacca sulla spalla, e senza aggiungere altro lo condusse da Berlusconi nel suo studio.
Berlusconi era seduto su una poltrona in pelle, al tavolo da lavoro. Davanti a sé aveva una scatola di sigari, due vassoi, uno più piccolo con dei cioccolatini, l'altro più grande con una bottiglia di acqua frizzante e dei bicchieri in cristallo.
Una strana accoppiata, ma mentre lo pensava, Berlusconi gli strinse la mano osservandolo divertito.

Fabio mi ha parlato di lei, è strano che in tutti questi anni non l'abbia mai incontrata, me ne sarei ricordato.
Non mi occupo di politica.
Perché ha voluto vedermi?
Ho sempre pensato che lei fosse un personaggio letterario. Ho l'impressione che lei sia formato da tanti piccoli Berlusconi.
Mi dica.
Lei è composto di monadi che vanno autonomamente in giro per parlare e sedurre chiunque.
È un'interessante teoria la sua.
C'è il Berlusconi operaio, il Berlusconi presidente, il Berlusconi padre di famiglia, il Berlusconi amante delle donne, il Berlusconi calciatore, il Berlusconi stanco.
Mi parli del Berlusconi stanco.
Il Berlusconi stanco è l'unico Berlusconi invisibile. Quello che rimane seduto ad osservare gli altri Berlusconi che vanno in ogni dove, e che sono necessari per attirare e distogliere l'attenzione.
E perché?
Perché se non ci fosse il Berlusconi stanco gli altri difficilmente potrebbero girare.
Come mai?
Il Berlusconi stanco riflette, e gode del tempo che non deve passare a convincere il mondo della bontà delle sue intenzioni, ed è l'unico Berlusconi invisibile e che non esce mai di casa.
Ho molte case e mi sposto molto
Non importa che si sposti, come non conta il numero delle sue case. La sua unica casa è la sua faccia Presidente.
La mia faccia? Le piace?
Se le dicessi di sì si stupirebbe?
Un po', da quando Massimo Tartaglia mi ha rotto la mandibola la mia faccia non mi piace più.
È proprio la presenza della disfatta sul suo volto a piacermi.
Quanto la pagano al giornale?
Il giusto.
Quant'è per lei il giusto? È un termine di paragone che non contemplo, il giusto.
Il giusto vuole dire che sono libero di scrivere quello che mi pare, senza patire la fame.
Mi sta dicendo che non la pagano abbastanza?
No, le sto dicendo che la libertà è il mio termine di paragone, non la fame.
Le firmo un assegno in bianco. Da domani voglio che venga a lavorare per me.
Perché?
Sono anni che nessuno ha più il coraggio di guardarmi in faccia e nemmeno io.
Lei non ne ha bisogno, ci sono i Berlusconi monadi a guardia.
È un sì?
No, cosa potrei più fare per lei dopo questa conversazione?
Niente e questo la rende disponibile a fare tutto per me.
E crede che possa interessarmi?
Penso di sì, a patto di non incontrarci mai più. Mi perdonerà se vado via ma ho un appuntamento.
Faccia Presidente, uscirò dopo di lei.

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Il Castello Edizioni e Il Mattino di Foggia

Caratteri rimanenti: 400

edizione digitale

Sfoglia il giornale

Acquista l'edizione