IL MATTINO
Ritratto
11.03.2023 - 15:55
I libri, soprattutto quelli per bambini si avvalgono delle illustrazioni per stimolare i sensi, e per avvicinare alla lettura anche chi è ancora troppo piccolo per leggere, o chi è in grado di leggere ma grazie alle immagini si tuffa nei libri con maggiore facilità.
Per questa ragione il mondo dei libri, che è vario e non si compone solo di scrittori e di scrittrici, si avvale anche dell’aiuto di chi traccia sogni in mezzo alle parole, come fa Giusy Acunzo, grafica e illustratrice di libri per bambini.
La pagina scritta per lei non ha misteri, e la scelta di attraversare i testi con i suoi disegni poetici e intesi, è stata una conseguenza della sua passione per i libri e del bisogno di attraversare tutta la pagina e un po’ alla volta, e infatti nel 2022 è uscito il suo primo libro con testo e illustrazioni, insomma i libri per Giusy Acunzo non hanno misteri.
Quando diventa illustratrice a tutti gli effetti?
«Nel 2020 ma continuo anche a fare altro, solo che nel 2020 l’illustratrice ha preso il sopravvento su tutto ed è diventata la mia professione».
Cosa le piace del suo lavoro?
«La possibilità che mi offre di camminare attraverso i testi».
Una scorciatoia questa passeggiata, una scorciatoia la sua per approdare alla scrittura con gradualità?
«È vero, è stato un modo per affrontare la pagina con gradualità, anche se nel 2022 ho pubblicato il mio primo libro per la collana “Albi Illustrati” di Paoline Editore. Un libro per bambini sulla Shoah che è andato abbastanza bene, anche in casa editrice sono molto contenti come me».
Il libro s'intitola “Come una nuvola”
«"Siamo in tanti, e la mia famiglia non la riconosco. Nulla più ha il sapore di casa.
Casa. Quanto mi manca. Bianca...come una nuvola". È un passo del libro, le nuvole si spostano e mentre lo fanno sembra ti portino via con sé. La stessa cosa accade con i bambini, la loro innocenza riflette la vita, e anche il dramma prende percorsi differenti, inaspettati, si alleggerisce, il loro sguardo è limpido, anche le ombre con i bambini diventano nitide».
Questa di “Come una nuvola” è la sua prima esperienza di scrittura?
«Ho sempre pensato che il disegno mi permettesse di dare maggiore forza ai sentimenti, le parole mi sembravano troppo poche per spiegare ciò che provavo. Le parole non bastano a spiegare ogni cosa, ma questa esperienza come scrittrice, non solo come illustratrice, mi è piaciuta».
È necessario spiegare?
«Il sottotesto spesso non è afferrato da chi legge e un’illustrazione dà modo al sottotesto di diventare comprensibile a tutti. Le illustrazioni avvicinano alla comprensione del libro, avvicinano più persone alla lettura. E poi l'immagine arriva prima della parola, soprattutto in un bambino».
Camminando tra il testo è arrivata a controllare totalmente la pagina?
L«o ammetto, amo i libri in maniera smodata, arrivare a scrivere, e a disegnare, è per me un obiettivo raggiunto. In particolare amo i libri antichi al punto di utilizzare un pattern, per i vestiti, che rimanda proprio ai libri antichi. Non lo dico mai, le sto svelando un segreto».
La ringrazio e le chiedo: quella per i libri è una possessione?
«I libri sono la mia passione assoluta, anche nel tempo libero leggo, leggo di tutto, mi piace leggere ogni cosa».
Come nutre la sua immaginazione?
«Studiando e disegnando».
Chi sono gli illustratori che ritiene più vicini a lei?
«Marco Samà e Monica Barengo sono gli illustratori italiani di libri per bambini che sento a me più affini, per il loro essere onirici e poetici, e poi su tutti mi piace Arthur Rackham. Lo vado sempre a rivedere per imparare, ma anche per il piacere di indagare nel suo lavoro e assorbire cose utili per me».
Arthur Rackham ha illustrato i classici della letteratura inglese da “Peter Pan” di Barrie, alla “Alice” di Carroll, dai romanzi di Dickens, ai racconti di Hawthorne, da Swift a Poe, lei è ambiziosa?
«Lo sono perché faccio di tutto per fare sempre meglio il mio lavoro».
Come si svolge la sua giornata?
«Parto da ciò che gli editori mi chiedono, sono loro a contattarmi, ma pianifico ogni cosa, l’idea, la scintilla, è mia, la strutturo, e la faccio “coincidere” con quelle dall'autore e dell'editore».
Nascono così le sue collaborazioni?
«Il lavoro mi arriva così, praticamente a casa».
Vive da sola?
«No, vivo con i miei genitori. All'inizio è stato difficile fargli accettare il mio lavoro, lo vedevano troppo distante e provvisorio, poi hanno capito che è una cosa seria e non solo un sogno a occhi aperti privo di concretezza. Sto comunque per sposarmi e mi sto occupando, con il mio fidanzato, della progettazione e del restauro della casa in cui andremo ad abitare».
Le piace?
«Progettare e rimettere ordine sono cose che mi riescono bene, il mio lavoro si compone anche di questo, senza la progettazione non avrei una visione d’insieme».
È la grafica a parlare adesso
«Il lavoro di grafica cammina di pari passo con quello di illustratrice, non esiste nessun conflitto, anzi il fatto di essere una grafica mi permette di capire meglio in che modo la pagina deve essere riempita».
Non perde mai il controllo?
«Più che perdere il controllo mi piace l'idea di essere un osservatore neutrale, osservatore neutrale il cui scopo è quello di arricchire di emozioni ogni cosa. Le emozioni sono sempre nascoste, soprattutto le più semplici, ma con un disegno tutto diventa più potente, senza dovere utilizzare troppe parole».
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