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Messina Denaro in manette, per Coldiretti un durissimo colpo all'agromafia

Dai campi alla tavola l’agroalimentare è diventato un settore prioritario di investimento della malavita con il business criminale delle agromafie che ha superato i 24,5 miliardi di euro. E’ quanto afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nell’esprimere apprezzamento per la cattura di Matteo Messina Denaro ed il ringraziamento ai magistrati, ai carabinieri dei Ros e a tutte le forze dell’ordine

Messina Denaro in manette, per Coldiretti un durissimo colpo all'agromafia

Il volume d’affari complessivo annuale delle agromafie è salito nel 2018 a ben 24,5 miliardi di euro con una crescita che sembra non risentire della stagnazione dell’economia italiana e internazionale, immune alle tensioni sul commercio mondiale e alle barriere di circolazione delle merci e dei capitali. È quanto emergeva nel sesto Rapporto Agromafie elaborato da Eurispes, Coldiretti e Osservatorio sulla criminalità nell’agroalimentare

“Un colpo mortale ad un sistema mafioso con interessi radicati in vasti comparti dell’agroalimentare come dimostra il fatto che – sottolinea la Coldiretti – a favorire la latitanza del boss sembra essere stato un commerciante di olive e che tra i doni preferiti per i sanitari c’erano olio o altre specialità contadine”. “La criminalità, con l’intermediazione, distrugge la concorrenza e il libero mercato legale soffocando l’imprenditoria onesta, anche compromettendo – denuncia la Coldiretti – in modo gravissimo la qualità e la sicurezza dei prodotti, con l’effetto indiretto di minare profondamente l’immagine dei prodotti italiani ed il valore del marchio Made in Italy”. “Le mafie nelle campagne – continua Coldiretti – operano attraverso furti di attrezzature e mezzi agricoli, racket, estorsioni, o con il cosiddetto pizzo anche sotto forma di imposizione di manodopera o di servizi di trasporto o di vigilanza alle aziende agricole, danneggiamento delle colture, aggressioni, usura, macellazioni clandestine, caporalato e truffe nei confronti dell’Unione europea fino al controllo di intere catene di supermercati e ristoranti. L’arresto rappresenta dunque un momento storico che – conclude Prandini – mette la parola fine ad una latitanza che ha impoverito l’economia e la reputazione del Paese”.

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