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La rivoluzione sentimetale/3 (continua)

A lezione di maternità da Giorgia Meloni

A lezione di maternità da Giorgia Meloni

«Mentre torno a casa dalla due giorni di lavoro incessante, per rappresentare al meglio l'Italia al G20 di Bali, mi imbatto in un incredibile dibattito sul fatto se sia stato giusto o meno, portare mia figlia mentre andavo via per quarto giorni. Ho il diritto di fare la madre come ritengo e ho il diritto di fare tutto quello che posso per questa Nazione senza per questo privare Ginevra di una madre».
Da quando Giorgia Meloni è Presidente del Consiglio, in Italia, le polemiche sono all'ordine del giorno, ma sono polemiche che non riguardano il suo operato, il lasso di tempo in cui si è insediata è talmente breve da essere difficile fare un qualsiasi bilancio, piuttosto le polemiche riguardano la sua persona, un fatto per la verità piuttosto pesante, come se i conti, mai fatti, in questo paese, con il fascismo, debba scontarli solo lei, in quanto rappresentante della destra, quella destra che non è riuscita a imporsi, prima di lei e dopo di “Lui”, come forza di governo, lasciando tonnellate di scheletri negli armadi, insieme alla totale incapacità di essere obiettivi per gli italiani, al netto di qualsiasi scelta politica e ideologica sia di destra sia di sinistra.
Dopo le polemiche sull’uso del maschile, in luogo del femminile, per definirsi professionalmente, e dopo le polemiche sul look, tutt’altro che inappropriato, siamo arrivati alle polemiche sul modo in cui il Presidente del Consiglio esercita la maternità.
Con tutta onestà se la Meloni non fosse donna, e di destra, queste polemiche avrebbero ragione d'essere? Penso proprio di no, eppure il suo modo di gestire il privato, e di volerlo difendere, dovrebbe essere uno spunto di riflessione per tutti, proprio perché fino a oggi mai una donna, giovane e con una figlia a carico, è salita a sedere sugli scranni più alti delle cariche dello Stato, e quindi non esistono consuetudini consolidate in tal senso, i ragazzi, al massimo, pattinavano per i corridoi del Quirinale, al tempo di Giovanni Leone, e per questo il volere governare, con determinazione, i propri affetti, da parte della Meloni, diventa particolarmente interessante.
In Italia, le donne con figli sono sempre più una rarità, un fatto che se da una parte è la conseguenza di una maggiore consapevolezza di sé e della maternità, maternità non più vissuta come un obbligo, ma come un modo per realizzare un sogno (la maternità è un desiderio e da qui il sogno) in piena autonomia dal contesto sociale e dal contesto privato, dall'altra non avere figli, non farne, è diventata una necessità se si vuole lavorare senza subire ricatti e rifiuti in ambito lavorativo.
Per rendersi conto di quanto sia duro e difficile, per una donna che lavora essere madre, non serve andare tanto lontano, basta una lettura, veloce, ai siti che si occupano, on-line, di fare incontrare la ricerca di lavoro con l'offerta, per capire come sia un problema serissimo l'impossibilità di coniugare lavoro e maternità. Sono molto più che ricorrenti i post in cui giovani donne con figli lamentano dell'impossibilità di riuscire a trovare lavoro, a fronte di competenze maturate, perché i figli rappresenterebbero un impedimento per lo svolgimento dell'attività professionale a detta di chi offre loro lavoro, al punto che oggi per il mercato è molto più utile riassorbire persone adulte, e prossime alla pensione, un fenomeno ormai in costante crescita anche negli USA, piuttosto che assumere donne con i figli.
Il Presidente del Consiglio italiano sa che tutto questo è reale, e cioè che è difficile gestire lavoro e figli, oggi più di ieri, al netto della propaganda politica sulla famiglia, propaganda politica di cui il suo partito si fa portavoce, propaganda che però nasconde questa amara realtà, e così la sua opera di costruzione del corpo politico è stata massiccia e importante, negarlo è sterile, ed è stata talmente importante che la rivendicazione della gestione privata del suo spazio genitoriale non fa che dimostrarlo.
Lei sta vivendo il suo “sogno”, politico e lavorativo, in un paese in cui sognare è difficilissimo perché non esiste una realtà degna del benché minimo sogno, ed è assolutamente coerente che il suo “sogno” inglobi il privato, privato di cui la figlia è una parte decisiva e importante. Un atto, il suo, su questo argomento, che dà alla sua azione politica, tutta, una forza molto più che autentica, e che dimostra come il cammino delle donne in Italia, impervio e segnato dal catto - comunismo e dal conservatorismo, abbia dato frutti importanti, al punto di esprimere un leader donna per il governo del Paese, un leader giustamente ibrido ma anche modernissimo. Questa donna di potere che porta con sé una figlia di sei anni, per un viaggio di lavoro importante, ci dice che questa donna ha i piedi per terra, e non si sogna di scollegare il proprio mondo interiore da quello pubblico, e in questo è uguale a tutte le donne di potere del mondo, uguale e senza cedimenti ideologici, quelli se mai servono a riscaldare gli animi nelle piazze ma non servono per governare, per governare serve andare oltre, e più di tutto serve avere il pugno fermo e saldo, e questo di certo la Meloni lo sa e lo mette in pratica. Questo suo modo di gestirsi può tornare utile alla crescita culturale e sociale del Paese, che poi accada per mano di un politico di destra non si capisce dove sia il problema, soprattutto se questo politico di destra contribuisce a spostare lo sguardo un po' più in là, e in maniera obiettiva e super partes su un vero problema qual è il lavoro delle donne e la maternità, problema che con il suo comportamento deciso diventa azione politica, un bene, dopotutto.

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