IL MATTINO
Il vigneto sostenibile esiste
19.11.2022 - 19:12
Tra gli effetti più preoccupanti del climate change va certamente annoverato l’innalzamento delle temperature. I diversi scenari ipotizzati sulla base di differenti livelli di emissioni di GHG (GreenHouse Gases, gas serra) portano a ritenere plausibile un innalzamento della temperatura superficiale globale in misura di 1,5-2 °C entro la fine del XXI secolo, rispetto al periodo 1850-1900.
Ed è a partire da questi valori che i Paesi partecipanti alla 26° Conferenza delle Partisul cambiamento climatico delle Nazioni Unite (COP26) hanno stilato programmi di contrasto al cambiamento climatico, puntando a una riduzione globale delle emissioni di CO2 entro il 2030 e al suo azzeramento entro il 2050.
Inutile ricordare, in quanto già sotto gli occhi di tutti, quali ripercussioni possa avere l’incremento generalizzato delle temperature, lungo tutta l’annata ma in particolare nel corso del processo di maturazione delle uve, sulla loro qualità globale e il loro equilibrio compositivo. Venendo al tema della distribuzione delle precipitazioni, come si legge sul sito web di IPCC Italia, “si prevede che un continuo riscaldamento intensifichi ulteriormente il ciclo dell’acqua su scala globale, compresa la sua variabilità, le precipitazioni monsoniche e la gravità degli eventi di precipitazione e siccitosi”.
Tale evidenza dovrebbe portare l’intero comparto agricolo, e conseguentemente quello viticolo, a riflettere su un problema di portata tutt’altro che trascurabile e a rivalutare aspetti progettuali globali, non tralasciando il fatto che le diverse filiere produttive potrebbero giungere al punto di doversi “contendere” l’acqua per garantirsi redditività adeguate. In realtà, gli studiosi del settore ritengono che “l’irrigazione del futuro non dovrà necessariamente prevedere volumi di acqua superiori ma soprattutto interventi più frequenti e tempestivi, razionali, rapidi e poco dispendiosi sia in termini di costi che di impiego di manodopera e al tempo stesso sinergici alle altre pratiche colturali necessarie per la razionale gestione agronomica del frutteto o del vigneto”.
Occorre infine ricordare, che anche per il prodotto vino, come per molti altri, l’impronta idrica ha assunto un’importanza analoga a quella carbonica nella valutazione della sostenibilità di processo e di prodotto, con ricadute di marketing e di mercato estremamente rilevanti. Anche in tema di spreco della risorsa acqua, utilizzata per irrigare i vigneti e per le operazioni di pulizia dei serbatoi (che necessitano di acqua potabile) si adoperano degli accorgimenti.
A tale riguardo, abbiamo interpellato Alessandra Quarta, vicepresidente e brand manager delle tre cantine “Claudio Quarta Vignaiolo”, Moros e Tenute Eméra in Puglia (Guagnano e Lizzano) e Cantina Sanpaolo in Irpinia.
“La Claudio Quarta Vignaiolo è stata fondata da mio padre nel 2005 al ritorno da un’esperienza sui mercati americani con la sua precedente azienda, la Vicuron Pharmaceuticals, che lo vedeva impegnato come ricercatore e manager farmaceutico sul mercato borsistico internazionale. Abbandonato questo camice ha deciso di investire nel vino e nella sua terra d’origine, ritenendo il vino un prodotto di eccellenza capace di valorizzare il territorio da cui proviene e di regalare emozioni autentiche in tutto il mondo. Siamo rientrati in Italia ed è iniziato il suo viaggio esplorativo, poi divenuto anche mio”.
L’azienda del vino oggi consta di tre cantine in tre diverse aree vocate per la viticoltura nel Sud Italia: Tenute Eméra sul mar Jonio a Lizzano nel tarantino, Cantina Sanpaolo immersa nelle colline irpine e di nuovo in Salento con la piccola Cantina Moros, nella DOP del Salice Salentino: una delle più piccole cantine d’Italia. “Io sono entrata in azienda 10 anni fa – prosegue Alessandra - nel 2012, e la mia mission è primariamente quella di divulgare su tutti i mercati il buon lavoro che facciamo in azienda; porto avanti con enfasi alcuni aspetti che toccano sensibilmente la mia generazione e le successive cercando così di creare un linguaggio che faccia da ponte e proietti l’azienda nel futuro. In generale la nostra azienda vuole essere leader di qualità e condividere un percorso virtuoso con altre aziende d’eccellenza italiane”.
Venendo al tema della sostenibilità, “Per molti anni abbiamo ricevuto le forniture d’acqua potabile necessarie per tutte le operazioni di cantina su ruote, in cisterne. Siamo riusciti a mettere fine a questa routine niente affatto sostenibile riattivando un pozzo di falda freatica nella nostra proprietà dal quale estraiamo l’acqua necessaria. Abbiamo acquistato ed installato in cantina un impianto di potabilizzazione dell’acqua con il sale che la rende utilizzabile per tutte le operazioni anche le più delicate di pulizia delle cisterne. Ad integrazione di questo sistema abbiamo due altri elementi: il tetto della cantina è un “tetto-giardino” che mantiene la cantina ipogea fresca e garantisce una climatizzazione naturale. Inoltre, il prato verde ricopre diversi strati di terriccio e polistirolo che drenano l’acqua piovana e la dirigono verso cisterne di accumulo che riversano poi il contenuto in un impianto di fitodepurazione con papiri. L’acqua piovana, dunque, viene fito-depurata e riutilizzata nelle operazioni di cantina esterne o nell’irrigazione. Per produrre un litro di vino come è noto sono necessari diversi litri d’acqua, dunque, ogni piccola scelta produce un impatto rilevante; in questo senso un’altra attenzione è rappresentata dall’utilizzo di idropulitrici che con alta pressione e nebulizzazione dell’acqua ne dimezzano la quantità utilizzata nelle operazioni di cantina.
Anche riguardo allo spreco della risorsa acqua, utilizzata per irrigare i vigneti e per le operazioni di pulizia dei serbatoi (che necessitano di acqua potabile) si adoperano degli accorgimenti:
– Per l’irrigazione si raccolgono le acque piovane dal tetto giardino che ricopre la cantina e si riutilizzano le acque già usate per i lavaggi dopo aver effettuato la fitodepurazione con i papiri.
– Grazie al ripristino di un pozzo freatico e l’installazione di un impianto di potabilizzazione oggi la cantina risparmia 840.000 litri di acqua potabile.
Sono scelte fatte nella convinzione che il mondo intero debba tornare verso un’agricoltura e una produzione artigianale e dell’industria sempre più sana e sostenibile, che non solo non impoverisca il territorio ma anzi lasci qualcosa di buono e utile per chi verrà.
Per quanto ci riguarda questi fattori elencati che testimoniano il nostro impegno nella direzione della sostenibilità, ed altri ancora, sono elementi che a volte rappresentano un vantaggio competitivo nel rapporto con i nostri partner commerciali, se questi sono attenti ad attribuirvi il giusto peso. Infine, è ancora meno semplice comunicare tutto ciò al consumatore finale. Il consumo del vino è infatti ancora trainato nella scelta da altri elementi come la storicità dei brand, e le scelte dei consumatori sono sempre molto veloci e fatte in condizioni di piccola conoscenza dell’offerta di mercato. Le certificazioni internazionali di sostenibilità potrebbero essere di supporto in questo, riassumendo in un simbolo l’impegno aziendale, ma ottenerle è un processo molto lungo e dall’altra parte non c’è ancora grande fiducia da parte dei clienti finali o degli operatori di filiera, che spesso trascurano o non valorizzano a sufficienza questi elementi.
Si dovrebbe fare un passo in avanti tutti insieme e raggiungere finalmente quella che noi definiamo sostenibilità incrementale: una sostenibilità a 360 gradi delle aziende che si impegnano anche nella generazione e divulgazione della conoscenza, ad ogni livello, elemento che può fare la differenza nel garantire una progressione sempre maggiore verso la vera sostenibilità”, ha così concluso Alessandra Quarta.
edizione digitale
Il Mattino di foggia