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Analisi & società

Strage di maschi sulle spiagge italiane. Ecco la nuova moda col costume mini a qualsiasi età

Strage di maschi sulle spiagge italiane. Ecco la nuova moda col costume mini a qualsiasi età

La nuova moda sulle spiagge italiane, per quanto riguarda le signore, è quella di esibire il sedere, a prescindere dalle condizioni fisiche delle natiche e dall'età  di chi le esibisce, un modo per demarcare il territorio e per fare strage di maschi, un fatto che fa sorridere e fa rimpiangere personaggi come Monica Vitti, recentemente scomparsa, una che gli uomini li teneva in pugno senza brandire trofei o peggio ancora mezze mutande.

Breve storia della ragazza con la pistola 

Monica Vitti è  per me “La ragazza con la pistola", un film che ho visto da bambina e che mi rimase talmente impresso da avere preso il sopravvento  su qualsiasi altro  film abbia visto della Vitti.

La ragione? Ne “La ragazza con la pistola” la Vitti muta, cambia pelle,  cambia registro, evolve, segnando in positivo la sua vita senza l'intervento di nessun principe azzurro, anzi diventa lei principe azzurro abbandonando le vesti di angelo sterminatore che i casi della vita le volevano per forza cucire addosso.

È chiaro che da quel momento in poi tutto ciò che la Vitti fece a cinema diventò  un lavoro di cesello su se stessa e sul reale, dimostrando ampiamente che il difficile per una donna è  vivere l’ordinario, un ordinario in cui il gioco delle parti esisteva anche per le donne, costrette da sempre a recitare a soggetto anche quando sono fuori tema o peggio ancora fuori dalle righe.

Lei non era mai fuori dalle righe nemmeno quando con Sordi, quello con cui riusciva meglio a tirare fuori il complesso e caleidoscopio mondo delle donne, faceva la soubrette di varietà e la fame, cantando in “Polvere di stelle” di banane, una cosa che avrebbe schiantato tutte le sue colleghe dell'epoca, ma che cantata da lei diventava ilare e leggera, come in fondo erano le vite di chi allora si dava all’avanspettacolo, il cui unico problema era sbarcare il lunario più che stare appresso a ciò che rappresentavano.

Allo stesso modo in “Amore mio aiutami”, sempre con Sordi, in questo caso anche regista del film, assistiamo a uno dei mazziatoni più  cruenti della storia del cinema, ancora più  cruento perché a metterlo in scena sono proprio loro due la Vitti e Sordi, mazziatone il cui scopo è di riportare sangue e vita e carne all' interno  di una coppia distratta per evitare di disperdere l'affetto e l’amore che ancora c’è.

Anche in questo caso chi avrebbe mai recitato una parte del genere uscendone fresca come una rosa ? Nessuna ne sarebbe stata capace perché il dramma più che la passione sarebbe stata la cifra stilistica scelta, oltretutto oggi tutti e due i film sarebbero impensabili, il politically correct farebbe strage della Vitti, di Sordi e dei film, senza necessità.


Bellezza e intelletto

Monica Vitti, bella come poche, era viva, luminosa, assorta, femmina e donna, conosceva bene i tempi non solo della recita a teatro e sullo schermo, ma quelli della vita e sapeva che nella vita tutto è possibile soprattutto  se si guarda ogni cosa attraverso l'occhio di bue, occhio di bue che deforma ma a cui niente sfugge.

Lei stessa, scegliendo un nome d'arte che fosse più semplice e meno impegnativo, aveva difficoltà anche a firmarsi per come era registrata all'anagrafe, perché quel nome scelto e pronunciato da sola e a voce alta, molte volte, per abituarsi alla nuova sé, rappresentava l'evoluzione e allo stesso modo i suoi personaggi si muovevano sulla scena, erano in continuo divenire, un'avventura in pratica, parafrasando uno dei suoi film più  noti e di culto, a cui lei partecipava ripetendo dentro di sé le parti, al punto che quando raccontava di sé fuori dalla scena sempre c’erano la Vitti e Monica, che aveva soppiantato Maria Luisa, e questa certezza la rendeva poi una partner di ferro anche per attori con Sordi, Mastroianni che con lei erano “costretti” a essere meno ingessati, meno teatrali.


Gli uomini come compagni di merende

La Vitti se li tirava appresso, fisicamente li agguantava, li costringeva a uscire dalla tana della recita e li portava a spasso nella vita.

E infatti  Sordi, soprattutto, la smetteva di essere cinico e con lei si umanizzava al punto da “correggerlo” a mo di principe azzurro, lui che nemmeno ne “Lo sceicco bianco” era riuscito a diventare soggetto e desiderio totale ma solo un vitellone come tanti, poi che a Fellini interessasse questo è un altro discorso, ma la Vitti Sordi riuscì a stanarlo come nessun altro mai fece, consegnandolo all’arte vera più che a una fissità stucchevole, nociva per un attore come Sordi, votato alla commedia e quindi alla vita e alla sua becera tragicità.


Non lascia eredi artistici, da nessuna parte, e questo prova come il suo modo di fare cinema e di vivere fossero irripetibili, ma soprattutto come le donne ancora debbano affrancarsi da una visione ridotta e scarsamente intelligente di sé.


L'amore come un abito su misura

Anche con i sentimenti è stata capace di vivere a suo modo, scegliendo sempre di camminare con chi meglio le permettesse di vivere lontano dai riflettori, una scelta vincente che le ha garantito la bellezza eterna e di sfuggire all’indecoroso spettacolo di una vecchiaia non ai suoi livelli, a causa di seri problemi di salute.

La morte arrivata a novanta anni non ha trovato ad attenderla una signora addormentata ma una Diva, che grazie al lavoro fatto su di sé è potuta andare via senza lasciare traccia se non di povere di stelle.


Uno specchio perfetto o della fatica di vivere senza togliersi le mutande 

« Sedetti al tavolino di un bar e mi misi a studiare il nome. Volevo prendere mezzo cognome di mia madre che si chiama Bottiglia e Vitti andava benissimo.  Monica, andava bene con Vitti è così, dopo averlo scritto due o tre volte, pronunciato cinque o sei, debutta come Monica Vitti. Ora sono talmente Monica Vitti che mio padre e mia madre mi chiamano Monica anziché Maria Luisa e io, quando devo firmare Ceccarelli mi sento a disagio: quasi firmarsi con il nome di un'altra. »

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