IL MATTINO
Salute
03.09.2021 - 17:14
“Non è libero chi è sciavo del proprio corpo”. Queste, le parole vitali di Lucio Anneo Seneca, che oggi, fanno da specchio ad una società in cui la gara all’apparenza “migliore” è diventata non solo bisogno primario ma anche più grande obiettivo delle nuove generazioni. Una corsa contro la serenità, per il raggiungimento di stereotipi surreali e inesistenti, alterati dalla finzione dei social e dalle modificazioni dei “filtri” capaci di ritoccare completamente i connotati per “migliorare” la propria bellezza. Ma in quale definizione di concetto di bellezza? “In Norvegia è stato bandito con legge l’uso di filtri social e app per ritoccare il corpo, a meno che non sia chiaramente dichiarato. In UK ci erano già arrivati grazia a una campagna sollevata dalla modella curvy Sasha Pollari. Ora anche Pinterest si è schierata a favore di una bellezza reale con una nuova policy di body neutrality dicendo no a testi e immagini sulla perdita di peso”. “L’obiettivo è quello di combattere i contenuti che giocano sull’autostima o contribuiscono alla pressione sul corpo. E come ha affermato il ministero norvegese: si spera che la misura dia un contributo utile e significativo per arginare l’impatto negativo che tale pubblicità ha in particolare sui bambini e sui giovani”. Il confronto con delle alterazioni fisiche modificate dalla tecnologia, o in alcuni casi da un eccesso di chirurgia estetica comporta il rischio di dismorfofobia nonché la preoccupazione accanita per un difetto nell’aspetto fisico che può essere totalmente immaginario oppure manipolato, in questo caso, dal “surreale” a cui si è continuamente esposti. Come conseguenza, i dismorfofobici passano molte ore al giorno a pensare al loro “difetto” e a come porvi rimedio, al punto che queste ossessioni possono dominare la loro vita coinvolgendo sentimenti di vergogna e colpa portando all’evitamento di situazioni di contatto sociale, di lavoro o della scuola. Lo specchio diviene il peggiore incubo dell’adolescente, che rispecchiandosi nella sua naturalità avverte un senso di inadeguatezza rispetto allo scenario social in cui tutti mostrano un’apparente “perfezione” inesistente o innaturale. Le due parti contrastanti in scontro sono: da un lato voler essere accettati per come si è e non subire pregiudizio e discriminazione, dall’altro sentire la tentazione di voler fare di tutto per omologarsi ed uguagliare i modelli di riferimento avvertendo il senso di impossibilità nel raggiungimento di canoni sovrannaturali. La difficoltà risiede nella scarsa coscienza della natura di questo problema di tipo psicologico e non estetico come invece viene percepito. Si ha quindi, l’impressione erronea che correggendo il difetto fisico si potrà essere finalmente sereni. Nella maggior parte dei casi, però le attese irrealistiche producono un’insoddisfazione che diviene nuovamente fonte di angoscia e vergogna. Il potere prezioso della tecnologia è stato ancora manomesso in maniera errata producendo ulteriori malesseri, turbamenti ed inquietudini. E’ perciò fondamentale, anche in questo caso, che soprattutto le nuove generazioni vengano educate sin dalla tenera età ad un approccio sano per l’utilizzo di questi mezzi. C’è necessario bisogno etico di un percorso alla scoperta dai veri valori e di dove e come cercarli. C’è urgenza di una consapevolezza positiva che guardi al “difetto” come qualità aggiunta e che rivaluti la bellezza secondo canoni di naturalezza, gentilezza e semplicità.
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