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La Basilicata all’indomani dell’Unità: il caso di Lauria

Lo studioso Antonio Boccia, con un complesso lavoro di ricerca, ha esaminato l’aspetto compilativo e contenutistico delle schedature nominative di polizia che riguardano la città di Lauria

La Basilicata all’indomani dell’Unità: il caso di Lauria

di Antonio Boccia

Nel 2014 fu pubblicato nella rivista storica Basiliskos un primo studio archivistico sulla politica repressiva dei governi italiani unitari, che era frutto di ricerche effettuate presso gli archivi dello Stato di Potenza, Matera e Napoli. Si tratta di una serie di schedature risalenti al periodo post unitario, per lo più tratte dai fondi di polizia del periodo 1861-1869. In seguito, tuttavia, c’è stato modo di approfondire maggiormente la materia, ampliando la ricerca anche presso i fondi dell’ex intendenza, nonché presso l’archivio centrale dello Stato di Roma. Il risultato è stato del tutto inaspettato, perché il numero che ne è derivato è molto elevato. La documentazione è, in sè e per sè, molto interessante: giacchè ci mostra uno spaccato di vita del Mezzogiorno post unitaria -per lo più sconosciuto- e ci consente di guardare con occhi diversi a quegli antichi ‘cospiratori borbonici’, che si contrapposero agli esponenti del partito liberale filo-piemontese, all’indomani dell’ingresso delle truppe sabaude nel regno di Napoli. Di fatti si tratta di oppositori politici e non di criminali. La schedatura può essere suddivisa in due sotto-elencazioni, tra loro distinte: la prima copre il triennio immediatamente successivo alla proclamazione del regno d’Italia, cioè quello che va dal ‘61 al ‘64 e che, almeno sporadicamente, tale documentazione è stata già esplorata dagli studiosi, almeno in parte. Infatti viene menzionata da qualche eminente storico del settore archivistico -come Tommaso Pedìo o come Pietro D’Angiolini- che ha avuto modo di occuparsi incidentalmente delle accuse di ‘legittimismo’ ovvero di ‘borbonismo’ che venivano rivolte, da parte del nuovo governo unitario, a cittadini che si trovavano in stato di libertà. La seconda è, invece, quella che -dal 1865 in poi- arriva sino a tutto l’anno 1869 e che, invece, è pressocchè inedita (la suddetta schedatura, invero, coinvolge gli ultimi oppositori alla politica d’annessione, che vengono classificati come ‘persone sospette in linea politica’). Quest’ultima è una documentazione che, detto brutalmente, è come se non fosse mai esistita, essendo purtroppo rimasta per lungo tempo ‘sepolta’ nei fondi di archivio, laddove purtroppo l’attenzione degli studiosi è stata rivolta quasi esclusivamente alla sezione archivistica riservata ai processi per brigantaggio. Oggi, trascorsi esattamente centosessant’anni dall’unità d’Italia, ci sembra opportuno approfondire il contenuto di queste ‘liste di proscrizione’: infatti, da esse è facile notare che quei lucani nostri antenati, i quali avevano osato opporsi alla politica di annessione del Piemonte, vennero inizialmente ‘catalogati’ dal governo pro-dittatoriale -in maniera pressocchè indistinta- come ‘manutengoli’, se non addirittura come ‘briganti’ e, quindi, furono relegati all’interno del diritto criminale. In seguito le liste vennero ampliate, e dunque occorre riconoscerlo: anche e soprattutto da questa interpretazione estremamente semplificata è scaturita la vulgata che vede solo come volgari ‘briganti’ coloro che si erano opposti al nuovo corso. In effetti, la semplice lettura del contenuto delle schedature di polizia sopra menzionate ci fa rendere conto della complessità delle vicende accadute negli anni Sessanta dell’Ottocento (sia in base al numero degli schedati, sia per la consistenza qualitativa degli oppositori al nuovo regime). Infatti anche per la Basilicata, dalla lettura delle schede balza immediatamente alla vista l’importante ruolo sociale svolto dagli oppositori: non si tratta solo di appartenenti al cd. popolo basso, ma anche di ex sindaci, ex funzionari statali, ex magistrati, sacerdoti, farmacisti, avvocati, medici, e così via.
In pratica, si comprende che, con quella che venne ribattezzata dai contemporanei come la ‘rivoluzione italiana’, venne abbattuto un mondo (quello borbonico) anche grazie alla rimozione e alla dismissione amministrativa, di tutti coloro che erano sospettati di ‘legittimismo’, dai ruoli chiave e dai gangli dell’apparato statale. Il caso di Lauria, come pure quello di altri centri importanti come la stessa Potenza, è molto emblematico, e ciò anche per la presenza -tra gli schedati- dell’ultimo premier delle Due Sicilie, Pietro Calà Ulloa.
Esaminiamo, dunque, l’aspetto compilativo e contenutistico delle schedature nominative di polizia che riguardano la città di Lauria: esso, anche se tratta per la gran parte dei casi di personaggi poco noti, sarà certamente utile a chi voglia approfondire con rigore scientifico le travagliate vicende vissute dalla regione durante il periodo risorgimentale.
Questi sono i nomi dei primi laurioti che erano stati rinvenuti nella schedatura, fino al 2014:

Bruno Nicola (recluta del disciolto esercito di Napoli)
Mazzilli Biagio (soldato del disciolto esercito-ha seguito l’ex Re a Gaeta)
Mandarino Giuseppe (militare di carriera-ha seguito l’ex Re a Gaeta)
Cantisani Nicola (soldato del disciolto esercito di Napoli)
Mitidieri Pietro (soldato del disciolto esercito di Napoli)
Di Giorgio Giuseppe (soldato del disciolto esercito di Napoli)
Viceconti Nicolangelo (sottufficiale del disciolto esercito di Napoli)
Manfredelli Giuseppe (militare di truppa del disciolto esercito di Napoli)
Agrello Domenico (militare di carriera-ha seguito l’ex Re a Gaeta)
Miraglia Antonio (soldato del disciolto esercito di Napoli)
D’Imperio Pasquale (farmacista-borbonico)
Ginnari Domenico (sacerdote borbonico)
Girardi Pietro Francesco (sindaco-persona sospetta in linea politica)
Girardi Ferdinando (Vescovo-tra gli ideatori della congiura di San Vincenzo)
Chiarelli Matteo (soldato del disciolto esercito di Napoli)
Leonasi Rocco (vescovo-partecipò alla congiura di San Vincenzo de Paoli)

Invece, quelli che seguono sono i nominativi degli oppositori politici più recentemente rivenuti, almeno fino ad oggi:

Calà Uloa Pietro (ex presidente del consiglio del Re di Napoli-emigrato a Roma)
Giordano Geremia (capitano del disciolto esercito di Napoli-emigrato a Firenze)
Miraglia Michele (maggiore del disciolto esercito di Napoli-agente segreto dell’ex Re)
Mosella Giuseppe (ex sindaco e possidente- borbonico)
Fittipaldi Nicolangelo (operaio borbonico-emigrato)
Chiarelli Matteo (sacerdote borbonico)
Di Giorgio Giuseppe (recluta di leva dell’esercito di Napoli-ha seguito il Re Francesco a Gaeta)
Cantisani Francesco Vincenzo (soldato di truppa del disciolto esercito di Napoli)
Spagnuolo Francesco Nicola (soldato del disciolto esercito di Napoli)
Iannarelli Luigi (maestro di fede borbonica-persona sospetta in linea politica)
Messuti Abele (canonico di fede borbonica)
Imbellone Nicola (operaio borbonico-emigrato)
Messuti Gennaro (sacerdote borbonico-persona sospetta in linea politica)
Cantisani Saverio (sacerdote borbonico-persona sospetta in linea politica)
Pansardi Bernardo (sacerdote-aderì al Comitato segreto borbonico)
Pansardi Biagio (cancelliere - aderì al Comitato segreto borbonico)
Palmieri Giuseppe (contadino-borbonico)
Cosentino Pietro (soldato del disciolto esercito di Napoli)
Lombardi Giovanni (soldato del disciolto esercito di Napoli)
Miraglia Domenico (soldato del disciolto esercito di Napoli)
Gugliotti Pasquale (soldato del disciolto esercito di Napoli)
Zaccara Nicola (soldato del disciolto esercito di Napoli)
Di Lascio Antonio (soldato del disciolto esercito di Napoli)
Cosentino Nicola (soldato del disciolto esercito di Napoli)
Cirigliano Giovanni (soldato del disciolto esercito di Napoli)
Lagrotta Domenico (soldato del disciolto esercito di Napoli)
Vitale Domenico (soldato del disciolto esercito di Napoli)
Stoppelli Pasquale (soldato del disciolto esercito di Napoli)
Chiarello Francesco (soldato del disciolto esercito di Napoli)
Imbelloni Bernardino (soldato del disciolto esercito di Napoli)
Ielpo Giuseppe Maria (soldato del disciolto esercito di Napoli)
Barbato Giovanni (soldato del disciolto esercito di Napoli)
Schettini Emidio (soldato del disciolto esercito di Napoli)
Mauriello Biagio (soldato del disciolto esercito di Napoli)
Maronna Filippo (soldato del disciolto esercito di Napoli)
Di Lascio Francesco (soldato del disciolto esercito di Napoli)

Come si vede, non si tratta solo di povera gente, né tanto meno di briganti, bensì di uno spaccato ben più vasto della società del sud Italia, cioè di una classe dirigente che fu considerata decaduta: è dunque chiaro che, per una ricostruzione completa ed oggettiva del travagliato periodo in questione, si dovrà tenere conto anche di questa grande operazione di depurazione sabauda, effettuata nei primi anni che seguono l’Unità, per come risulta dagli archivi statali. Essa ad oggi rappresenta un aspetto completamente trascurato dagli studiosi.
Segnaliamo, infine, che la schedatura per la Basilicata termina nell’anno 1869: cosa da cui possiamo dedurre che l’opposizione dei lucani, durata per una decina di anni, venne completamente sradicata e andò quindi a spegnersi.

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