IL MATTINO
Dibattito
02.04.2021 - 15:21
Nel riquadro Aurora Chiara Cortese
A causa dell'attività umana ogni anno nel mondo vengono rilasciati nell'atmosfera cinquantuno miliardi di tonnellate di gas serra. L'unico modo per fermare il riscaldamento globale è azzerare le emissioni entro il 2050 ma, dal momento che i gas restano a lungo nell'atmosfera, il pianeta resterà surriscaldato per molto tempo anche dopo che le avremo azzerate. Tra le conseguenze già visibili del surriscaldamento globale ci sono sicuramente lo scioglimento dei ghiacci e il conseguente innalzamento dei mari, per non parlare poi dell'intensificarsi di fenomeni atmosferici sempre più catastrofici, un tempo eccezionali, e del loro nefasto effetto sugli ecosistemi. Ecco perché, ora più che mai, è necessaria una transizione green verso un futuro a zero emissioni e in questo sarà fondamentale la cooperazione internazionale. Il Covid-19 ha insegnato che questo è possibile, mostrandoci come i governatori, i ricercatori e le case farmaceutiche possano fare enormi progressi in poco tempo, collaborando e unendo le loro forze e soprattutto le loro risorse. Ne discutiamo con Aurora Chiara Cortese, una giovane studentessa di Scienze Forestali e Ambientali all’Università degli studi della Basilicata.
"Il Ministero della transizione ecologica (MiTE), operativo dal 1 marzo 2021 e guidato dal neo ministro Roberto Cingolani, sostituisce il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, ed è stato fortemente voluto dai pentastellati a sostegno del nuovo governo Draghi. Ad esso, inoltre, sono state attribuite funzioni in materia energetica precedentemente assegnate al Ministero dello sviluppo economico. Il primo incarico previsto per il ministero è la responsabilità di gestire parte dei fondi che arriveranno all’Italia attraverso il Recovery Fund per rilanciare gli stati membri dopo la crisi dovuta alla pandemia di Covid-19. Tra le competenze del nuovo Ministero, spiccano: le agro-energie; la qualità dell’aria; le politiche di contrasto ai cambiamenti climatici e per la finanza climatica e sostenibile; il risparmio ambientale (anche attraverso tecnologie per la riduzione delle emissioni dei gas ad effetto serra); la pianificazione in materia di emissioni nel settore dei trasporti; la gestione, il riuso e il riciclo dei rifiuti; la conservazione delle aree naturali protette e della biodiversità; l’economia circolare. Il neo-ministro Roberto Cingolani ha così commentato la nascita del Mite: “Parte un percorso di costruzione che vede il governo intero impegnato nella realizzazione di questa nuova visione. [...] È una sfida imponente, e tutto il Governo è impegnato a lavorare per portarla a termine. “Infine – conclude il Ministro - voglio porre l’accento sul nuovo acronimo del Ministero: MiTE. La mitezza è la virtù perduta che va recuperata e che indica il modo in cui intendiamo operare: puntare sulla forza degli argomenti e sulla consapevolezza della sfida ambientale e sociale, confrontandosi con grande apertura, avendo a cuore le future generazioni ”. Insomma, una grande sfida per il nuovo governo, che pone finalmente l'accento sulla lotta ai cambiamenti climatici e sul fatto che ormai ci è rimasto ben poco tempo per vincerla, come ha dichiarato lo stesso neo-ministro. Tutto ciò, apre inevitabilmente la strada ad occupazioni nei settori della mobilità sostenibile e dell'economia circolare. Sicuramente una buona notizia per tanti giovani che, come me, hanno a cuore il futuro del nostro pianeta e vogliono impegnarsi concretamente per essere parte integrante di una rivoluzione che in parte è già iniziata ma che deve presto attuarsi in maniera massiccia coinvolgendo tutti, giovani e meno giovani! Non possiamo più far finta di niente, c'è bisogno di agire e di farlo subito. Il problema del cambiamento climatico non viene quasi mai preso seriamente in considerazione in quanto può sembrare un qualcosa di astratto o che comunque non produce effetti gravi sull'immediato; eppure l'inquinamento atmosferico miete tutt'oggi più di sette milioni di vittime ogni anno. Mi rendo conto che ci si possa sentire impotenti di fronte a un problema di tale entità e che, ovviamente, la svolta decisiva spetta a chi ci governa ma tutti noi, nel nostro piccolo, in quanto cittadini e consumatori, abbiamo il dovere di fare qualcosa e di non rimanere indifferenti davanti a tutto ciò. Piccole azioni come ridurre le emissioni domestiche e il consumo di carne o acquistare un veicolo elettrico possono fare la differenza. Voglio concludere con un antico proverbio amerindio che dice: “Noi non abbiamo ereditato il mondo dai nostri padri, ma lo abbiamo avuto in prestito dai nostri figli e a loro dobbiamo restituirlo migliore di come lo abbiamo trovato".
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