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"La difesa del Synòro tra Kalàbria e Loukània" è l'ultima fatica letteraria di Antonio Vito Boccia

Cosa accadde fra il 540 ed il 1080, nei territori posti al confine tra Calabria e Basilicata? Ce lo spiega l’autore, con le poche fonti disponibili (che non chiariscono molto) e soprattutto mediante una ricostruzione linguistica e toponomastica dei luoghi. «Ad un osservatore attento, è possibile riconoscere ancora oggi, tra i confini della regione Basilicata e Calabria, la morfologia di quest’antica area geografica e sociale, posta lungo le sponde del fiume Sinni, che costituisce un unicum»

"La difesa del Synòro tra Kalàbria e Loukània" è l'ultima fatica letteraria di Antonio Vito Boccia


«I "rhomaioi" hanno abitato pressocchè ininterrottamente in alcune zone del Mezzogiorno italiano per circa mezzo millennio, fondando nuove città e in tal modo ripopolando quei territori e condizionandone certamente lo sviluppo economico, ma anche la religiosità e la cultura. Tra queste, l'area sinnica: infatti la parte meridionale della Lucania non è stata mai conquistata dai popoli germanici, che pure puntavano decisamente ad occupare tutta la penisola, favoriti da un gene che gli permetteva di essere immuni dalle pestilenze dell’epoca. I Longobardi riuscirono a occupare gran parte della Lucania, ma non tutta: di qui l'importanza del Synoro per i militari di Costantinopoli, un istmo che non a caso venne strenuamente difeso dai bizantini, con la realizzazione di un limes, una sorta di frontiera ma non una vera e propria barriera, preservata militarmente mediante un imponente sistema difensivo, edificato poco prima dell’ottocento (presumibilmente tra l'anno 787 e l'anno 798). Un insediamento fortificato ogni quindici chilometri, dallo Jonio al Tirreno: per questo, nell'odierno entroterra ionico lucano ai fini difensivi venne realizzato il kastellion di Tursi, unitamente ad un porto militare posto a circa venti chilometri (probabilmente a Santa Laura, nei presso di Metaponto). Laddove - prosegue Boccia - sulla fascia tirrenica i rhomaioi edificarono il kastellion di Lauria, con un porto militare nel golfo di Policastro posto alla medesima distanza. I due kastella erano collegati mediante una serie di kastra minori, posti l'ungo l'asse fluviale. Si trattava perciò di un vero e proprio antemurale difensivo, realizzato in senso longitudinale: siamo dunque di fronte a una grande opera di presidio di cui si è perso il ricordo:, che serviva a tutelare la Calabria bizantina sul fronte terrestre dall’ incombente pericolo di un’invasione longobarda e nello stesso tempo, con la sua permeabilità, permetteva alle comunità di commerciare e svilupparsi. Peraltro - aggiunge l'autore - esso assolverà ad una ulteriore funzione: servirà da testa di ponte, dopo l'890, per riprendere i territori persi, la cosiddetta "Basili-kata" una terra che sarà così definita dagli strateghi di Costantinopoli dopo la sua riconquista. Questo istmo che va dal Tirreno allo Ionio, venne frequentata anche da numerosi monaci "basiliani", allorquando i militari bizantini, con una serie di castra e di synkastellion, riuscirono a ricongiungere le due fortificazioni principali e quindi le due sponde, venendo gradualmente edificati vari presidi ed insediamenti, tutti lungo il fiume originariamente chiamato Siris (che, nel tempo, verrà ribattezzato "Synoro", e poi Sinno è l'attuale corso fluviale denominato Sinni).
Ad un osservatore attento, è possibile riconoscere ancora oggi, tra i confini della regione Basilicata e Calabria, la morfologia di quest'antica area geografica e sociale, posta lungo le sponde del fiume Sinni, che costituisce un unicum. Sicchè, da un lato i castelli ed i castra sono posti con regolarità lungo il limes sinnico, dall'altro il forte senso religioso che caratterizzava i "bizantini" permise loro di istituzionalizzare la gran parte delle lavre, spontaneamente sorte già in precedenza con i monaci greci presenti sul territorio, le quali divennero monasteri ed abbazie, a seguito della renovatio imperii di Basilio. Tutto ciò permise al Sud la nascita di comuni, ossia entità amministrative amministrate da persone del posto basate sull'utilizzo collettivo delle terre, e ciò accadde prima che nascessero i municipi del nord. Tale sviluppo - conclude - culturale ed economico, sarà bruscamente interrotto dall’arrivo dei normanni, che concentreranno i latifondi nelle mani di baroni, con la creazione dei feudi e la distruzione del tessuto cittadino predisposto dai bizantini».

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