IL MATTINO
Libri
23.03.2021 - 12:21
“L’immigrazione e il processo di integrazione come pratica interculturale” è il nuovo libro di Angelo Lacerenza, edito nel mese di Gennaio 2021 dalla casa editrice BookSprint Edizioni di Romagnano al Monte (Sa). Angelo è laureato in Studi Letterari Linguistici e Storico-filosofici, ha conseguito vari master di specializzazione, ha lavorato come insegnate di lingua e cultura italiana per cittadini con protezione internazionale, già autore del libro “Il velo femminile nel mondo islamico”, e attualmente scrive per La Nuova del Sud. Da cosa nasce la sua voglia di dedicare un’opera all’immigrazione, all’accoglienza e all’integrazione, e come si sviluppa? “L’immigrazione e il processo di integrazione come pratica interculturale nasce sia dalla mia tesi di Master in Consulenza Pedagogica nei contesti Educativi di Formazione Permanente e sia attraverso specifiche conoscenze e competenze che ho potuto acquisire attraverso una mia precedente esperienza lavorativa come insegnante di lingua e di cultura italiana a cittadini stranieri con protezione internazionale, attività che ho svolto presso l’Associazione Culturale e di Promozione sociale “Human Flowers” di Potenza. Il volume è diviso di fatti in tre parti. Nella prima vengono introdotti i concetti principali per definire le migrazioni, i numeri del fenomeno a livello italiano ed europeo e le motivazioni per il quale quotidianamente migliaia di persone (uomini, donne, bambini) fuggono o abbandonano le proprie terre di origine. La seconda offre un resoconto sulla gestione dell'immigrazione in Italia, sui diritti umani, sulle libertà fondamentali e sui modelli integrativi. La terza ed ultima parte verte su come sviluppare un pensiero e un dialogo interculturale”. Angelo Lacerenza spiega: “Oggi, sul quesito in questione sentiamo dire e ripetere a raffica tante, tantissime parole, che vengono spesso compromesse da pulsioni e risentimenti; parole dette o scritte, gridate, oppure scagliate a raffica come proiettili pronti a ferire. Parole piene di enfasi e di retorica, stracolme di demagogiche manipolazioni. E’ il segno, purtroppo, di come nella nostra complessa contemporaneità sia diventato alquanto difficile trattare questa tematica: gli stranieri che arrivano a “casa nostra” aumentano continuamente e, cosa ben più importante da tenere in considerazione, è che gli stessi, per ragioni differenti, decidono di rimanerci, di ricominciare o meglio ancora di rifarsi una vita lontano da quella sofferenza che hanno dovuto patire nelle loro patrie. La maggior parte di loro, infatti, durante “I viaggi della speranza”, portano con sé le proprie storie, quasi sempre drammatiche e dolorose. Sono esperienze di vita vissuta, autentiche e potenti. Tuttavia, complici soprattutto scelte politiche inadeguate, gli strumenti a disposizione per gestire il coesistere di un numero sempre maggiore di culture, di etnie e di lingue in Italia, si sono rivelati spesso insufficienti: mettere d’accordo italiani ed immigrati sul piano della convivenza senza una visione, senza un progetto, senza un programma risulta essere assai complicato”. Qual è, quindi, l’intento principale del suo libro? “Nella mia opera ho cercato di “armonizzare” ricerca analitica e semplicità divulgativa, con l’obiettivo di permettere a potenziali lettori, di guardare al fenomeno in corso con gli occhi di chi scappa da guerre, persecuzioni, catastrofi naturali e condizioni di estrema povertà. Del resto, è l’unico modo che abbiamo per esaminare il discorso in maniera giusta ed equilibrata. Conoscere e comprendere certe dinamiche ci aiuta a capire, ci aiuta a pensare, ci aiuta a promuovere una cultura fondata sull’umanità e sulla solidarietà. Sotto questo aspetto, mi sento di ribadire che il mio libro non è una ricetta risolutiva del problema, per carità. La mia opera non nasce con questa presunzione; è semplicemente un saggio che vuole far riflettere, e che vuole raccontare in qualche modo la verità di una realtà frequentemente perforata da pregiudizi e indottrinamenti”.
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