IL MATTINO
covid19
20.08.2020 - 15:19
prof. Francesco Introna
Durante tutta la fase emergenziale, con più proroghe, le autopsie e gli esami diagnostici sono stati inspiegabilmente "sconsigliati" dalle circolari del Ministero della Salute aventi ad oggetto le indicazioni emergenziali connesse all'epidemia da Covid-19 riguardanti il settore funebre, cimiteriale e di cremazione. "Per l'intero periodo della fase emergenziale non si dovrebbe procedere all'esecuzione di autopsie o riscontri diagnostici nei casi conclamati di Covid-19, sia se deceduti in corso di ricovero, presso un reparto ospedaliero, sia se deceduti presso il proprio domicilio." Inoltre "l'Autorità Giudiziaria potrà valutare, nella propria autonomia la possibilità di limitare l'accertamento alla ispezione esterna in tutti i casi in cui l'autopsia non sia necessaria, limitando allo stretto necessario gli esami diagnostici da eseguire per motivi di studio e di approfondimento." La circolare ministeriale, però, al capo B prevede che "il paziente deceduto, a respirazione e motilità cessate, non è fonte di dispersione del virus nell'ambiente" ma permaneva, con le dovute precauzioni, il divieto "dell'ultimo saluto" ossia di mostrare ai parenti il proprio caro a seguito del decesso, avvenuto solitamente dopo un lungo e straziante ricovero. Nonostante i proclami del premier Giuseppe Conte: «Ci stanno guardando dagli altri Paesi, anche con ammirazione» si tratta di comunicazioni e provvedimenti lacunosi e contraddittori che hanno accompagnato tutta la gestione della fase più critica della pandemia: dalla definizione di "congiunto" e di "affetto stabile" al divieto dei "party privati" che però potevano trasformarsi in "incontri con parenti" permessi a partire dalla fase 2, alla confusionaria conta dei decessi "per" o "con" Covid-19. La Germania, ad esempio, ha autorizzato gli esami autoptici e numerosi Land hanno costituito delle equipe composte anche da radiologi ed infettivologi ed il numero di vittime riconducibili al Covid-19 come causa primaria del decesso è stato notevolmente ridotto rispetto all'Italia. Il nostro ordinamento penale prevede l'obbligatorietà dell'autopsia a fini diagnostici quando non è possibile individuare la causa della morte e grazie alle pochissime autopsie condotte è stato possibile iniziare ad approcciare diversamente il Covid-19: la polmonite era una conseguenza della trombosi e che solo nei casi di resistenza alle cure antitrombosi subentrava la polmonite interstiziale e che la ventilazione meccanica nelle terapie intensive era controindicata. Dalla circolare ministeriale emerge la possibilità di procedere ad esami autoptici "solo nelle sale settoie che garantiscano condizioni di massima sicurezza e protezione infettivologica per operatori ed ambienti di lavoro: sale BSL3, ovvero con adeguato sistema di aereazione, con un minimo di 6 ed un massimo di 12 ricambi aria per ora." La pandemia ha messo in luce le gravi carenze ospedaliere su tutto il territorio nazionale e le strutture necroscopiche non sono esenti: l'Italia ha affrontato la pandemia con pochissime sale autoptiche BSL3 fruibili (una decina in tutto, con alcune regioni totalmente sprovviste: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Molise, Umbria, Trentino Alto Adige, Valle d'Aosta) e a nulla è valso l'appello della SIMLA (Società Italiana Medici Legali e Assicurativi): «C'è una grave limitazione nella regolare esecuzione delle Autopsie Giudiziarie Medico Legali con notevoli limitazioni per la magistratura inquirente e rilevanti limitazioni nell'ordinaria e conseguente opera Medico Legale connessa con l'esercizio dell'azione penale. Si invita con carattere di urgenza di procedere all'adeguamento delle sale settoie con i requisiti appartenenti alla categoria BSL3, almeno una per ogni Comune capoluogo di provincia». Ed è paradossale che, durante la fase più critica dell'emergenza sanitaria, siano state investite cifre importanti per creare ex novo strutture emergenziali da campo ed ospedali modulari: nella sola regione Campania, ad esempio, circa 15 milioni di euro per gli ospedali da campo realizzati a Ponticelli, Salerno e Caserta. In una prima fase ci si è soffermati sui referti clinici ma, come ben sappiamo, sono le autopsie che permettono di comprendere le cause di un decesso: perchè, di fatto, non sono state vietate ma fortemente sconsigliate e sono stati alzati, oltre modo, i requisiti strutturali per (impedire di) effettuarle? Sicuramente le motivazioni di igiene e profilassi hanno influito ma non è tutto perchè chi ordina di fare le autopsie, ossia l'Autorità Giudiziaria e le direzioni sanitarie, si assume tutti i rischi e le responsabilità nel caso in cui il medico incaricato dovesse contagiarsi con tutte le ripercussioni penali ed economiche per cause di servizio e risarcimenti professionali in caso di decesso, cosa accaduta per medici di famiglia ed odontoiatri. Lo stesso Ministero della Salute ha tenuto a precisare che la circolare non è un atto normativo di livello primario e che a causa dei rischi connessi per gli operatori si è limitato il ricorso ai riscontri diagnostici. In esclusiva, il prof. Francesco Introna direttore dell'Istituto di Medicina Legale del Policlinico di Bari ha affrontato la situazione, rispondendo alle questioni sollevate: «Sia le autopsie giudiziarie che i riscontri diagnostici solitamente vengono eseguiti presso sale autoptiche di terzo livello le quali sono utilizzate in caso di sospette malattie infettive ad esempio la meningite o, in via generale, in caso di malattie molto diffusive. Nessuno ha mai dato la giusta importanza a queste sale autoptiche e si è preferito intervenire diversamente. Noi medici della SIMLA abbiamo denunciato l'estrema necessità di fare le autopsie e, soprattutto, l'impossibilità di poterle eseguire perchè non sono state destinate le risorse economiche per l'adeguamento delle sale autoptiche esistenti. Non abbiamo potuto fare le autopsie e questo è stato un grande danno. Noi medici legali ed anatomopatologi eravamo pronti per studiare i casi di Covid-19 e vorrei precisare che siamo abituati a fare autopsie su soggetti ad altissimo rischio: autopsie, ad esempio, su soggetti affetti da epatite cronica, a tossicodipendenti affetti da Aids, casi di meningite, casi di setticemia o di bronchite influenzale pur non avendo le note sale BSL3, al fine di fornire delle risposte chiare alla magistratura e alla società. Siamo esposti alla pericolosità di autopsie ad alto rischio e ritengo che le autopsie per il Covid non sarebbero state più pericolose. Il rischio è parte principale del nostro mestiere e non si comprende l'eccessivo garantismo del Ministero della Sanità per tutelare la nostra categoria ed eventualmente evitare cause di servizio in caso di contagio degli operatori all'interno di sale autoptiche non di terzo livello. È stato deciso di non conoscere la verità sulle cause dei decessi. Medici legali ed anatomopatologi avrebbero dato un apporto scientifico fondamentale su numeri e statistiche verosimilmente non omogenee e, ad oggi, siamo chiamati a valutare sugli atti, a seguito di provvedimenti della magistratura, con risultati più incerti rispetto a quelli che avremmo ottenuto al momento opportuno eseguendo le autopsie. Certamente il Covid ha sollevato la questione delle sale autoptiche. A Bari, dal mese di settembre avremo la disponibilità di una sala autoptica a norma sia per il Covid, sia per tutte le altre malattie infettive ponendoci come punto di riferimento per la regione Puglia e le zone limitrofe. Sicuramente una sala autoptica di terzo livello non può essere utilizzata quotidianamente o di frequente, perchè necessita della giusta manutenzione al fine di preservarla dall'usura. Il dato insindacabile è che non abbiamo potuto approfondire i quadri anatomopatologici del Covid-19 che sarebbero stati eccezionalmente utili per stabilire la terapia farmacologica. Siamo stati i primi ad elaborare un protocollo di regole comuni affinchè tutte le autopsie Covid rispettassero medesimi parametri ed identiche procedure al fine di valutare i dati su basi omogenee. Questa situazione ci ha rammaricato e l'eccessiva cautela è stata dannosa».
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