IL MATTINO
L'epidemia in Basilicata
30.03.2020 - 20:54
Camice bianco, guanti, mascherina e caduceo sul petto: queste sono le uniche armi in possesso dei farmacisti del Paese per sconfiggere questo nemico invisibile. Questa categoria professionale si trova in prima linea nella gestione del Coronavirus insieme a operatori sanitari, forze dell’ordine e volontari della Protezione civile. Troppo spesso, però, il loro lavoro viene dimenticato e minimizzato anche dal punto di vista della sicurezza personale che ricade, inevitabilmente, anche su quella dei loro clienti. Le dottoresse Eleonora e Donatella sono titolari di parafarmacie presenti sul territorio lucano. Entrambe si sono scontrate con una grave mancanza di dispositivi per la protezione personale, indispensabili per chi si trova a contatto con il pubblico. Le farmacie e le parafarmacie non sono state dotate di dispositivi di protezione come guanti, mascherine o camici monouso, ma hanno dovuto procurarseli con mezzi propri: «Per quanto mi riguarda, ho dovuto procurarmi a mie spese le mascherine di cui avevo bisogno. In alcuni casi mi sono state donate da amici dentisti, che in questo momento non possono lavorare se non per casi urgenti, o da concittadini che hanno deciso di produrle in casa» - afferma la dottoressa Eleonora- «L’Ordine dei farmacisti avrebbe potuto fornirci dei dispositivi, quantomeno in attesa degli ordini che sono rimasti bloccati per molto tempo. Soprattutto nella fase iniziale avremmo gradito una comunicazione ufficiale, in cui avrebbero potuto presentarci il problema e indirizzarci per svolgere al meglio il nostro lavoro. Invece, dopo giorni di silenzio, ci hanno inviato una “letterina” di ringraziamento per il lavoro che svolgiamo e, in seguito al decreto con cui si stabiliva la chiusura delle attività commerciali, una comunicazione in cui si faceva presente che farmacie e parafarmacie sarebbero rimaste aperte per l’intera durata dell’emergenza, andando incontro a sanzioni in caso contrario, e che ci autorizzavano a lavorare a battenti chiusi qualora fosse necessario. In altre regioni sono state disposte delle misure in difesa della salute del farmacista, come la richiesta dei tamponi per scongiurare la positività al virus, oppure la richiesta di dispositivi di protezione. Anche qualora ciò non fosse possibile materialmente, sarebbe importante sapere di avere il nostro ordine professionale a tutelarci. Non credo di essere l’unica a sentirsi abbandonata in questo momento difficile. Inoltre, in quanto titolare di una parafarmacia, ho assistito a un tardivo riconoscimento del nostro valore e della nostra utilità che mi auguro continui anche dopo l’emergenza. Non siamo farmacisti di serie B, abbiamo la medesima formazione e passione dei titolari o dipendenti di farmacie e meritiamo lo stesso rispetto. È importante per noi fornire un servizio completo alla comunità affinché possano trovare nelle nostre attività tutto ciò di cui hanno bisogno».
L’offerta di questo servizio permette di smistare le persone tra farmacie e parafarmacie, e aiuta a evitare assembramenti e lunghe code nelle prime. La dottoressa Donatella ritiene che «aiutare nella distribuzione di medicinali come il paracetamolo, o le stesse mascherine o il gel disinfettante, si è rivelato strategico per evitare che le farmacie da sole coprissero il fabbisogno dell’intera popolazione. Abbiamo a cuore il nostro mestiere, ma avremmo avuto bisogno di dispositivi di protezione in più e, perché no, anche di un sostegno maggiore da parte del nostro ordine professionale. Ad esempio, con l’inizio dell’epidemia, poi trasformatasi in pandemia, ci aspettavamo delle indicazioni maggiori, e soprattutto più specifiche riguardo i comportamenti da tenere con la nostra clientela e non semplicemente un copia e incolla dei decreti ministeriali. Nel mio caso, solo grazie all’esempio di un collega veneto, ho avuto l’idea di istallare nella mia parafarmacia un plexiglass che aumentasse la distanza tra me e il cliente, per una sicurezza reciproca. Purtroppo, siamo sottoposti ad un forte stress psicologico e a un forte rischio di contrarre il virus. Nonostante questo, cerchiamo di aiutare la popolazione il più possibile, spiegando ciò che non è chiaro e mettendoci a completa disposizione per chiarimenti e per le consegne a domicilio dei farmaci necessari».
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