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Le indagini sul polverone mediatico che ha colpito il giudice Gerardina Romaniello e suo marito

Il giallo del file audio rubato: verso l'identificazione dell'uomo che piazzò il registratore della conversazione sull'omicidio al San Carlo

La conversazione tra i due potrebbe portare alla soluzione del caso. Ecco la trascrizione dei momenti su cui si sono concentrate le denunce alla Procura di Catanzaro

Giro di vite sul furto del file a Basilicata24

Il documento con il nome del file rubato. A sinistra il giudice Romaniello e a destra Giusi Cavallo

Inizialmente si sentono rumori dovuti al posizionamento dell'apparato di registrazione. Giusi Cavallo è in compagnia di un uomo.

«Vedi se si avvia».

Si sentono rumori.

Cavallo: «Non è che si accende la lucetta e si vede, no?».

Uomo: «No, no. No, no... anche perché il display è sotto la... a maggior ragione... ah, è vero, forse è per questo motivo che hanno fatto... forse dentro c'è un microfono orientato... hai capito perché se no il display di fronte si vedeva la luce, invece girato non si vede, questo è il motivo».

Cavallo: «Non fa rumore, cose... no?»

Uomo: «Tranquilla.»

Cavallo: «Ok, va bene. Ci vediamo dopo».

Il Mattino è in grado di ricostruire il momento in cui è stato posizionato il registratore addosso alla direttrice di Basilicata24 Giusi Cavallo che ha captato la conversazione con il giudice Gerardina Romaniello e suo marito Fausto Saponara, medico dell'ospedale San Carlo che denunciò ciò che sospettava sulla morte di Elisa Presta, una donna operata nel reparto di Cardiochirurgia da morta. La chiave per risolvere il caso potrebbe nascondersi nella prima parte della registrazione, quando il registratore è stato acceso, e nell'ultima, che ha captato involontariamente una conversazione per alcuni minuti. Chi è l'uomo che attivò il registratore? Quell'uomo - secondo il giudice e suo marito che hanno presentato una memoria alla Procura di Catanzaro, che indaga sull'intrigo - potrebbe essere la stessa persona che poi ha sottratto il file audio (con il quale è stato creato il polverone mediatico un anno fa) dal computer della giornalista e l'ha diffuso alla stampa.

Che la conversazione tra il giudice Romaniello, suo marito e il direttore del quotidiano online Basilicata24 Giusi Cavallo, sia stata rubata lo ha stabilito il Tribunale civile di Avellino in un procedimento giudiziario civile per diffamazione a mezzo stampa. Il file era nel computer del direttore di Basilicata24, ma al quale avevano accesso anche alcuni fidati collaboratori. Il furto è stato denunciato. Ed è partita un’inchiesta dallo strano iter giudiziario: prima trasferita da Potenza a Catanzaro (perché tra i coinvolti c’è il giudice Romaniello), poi da Catanzaro è in parte tornata a Potenza. Poi da Potenza è andata ad Avellino per le ipotesi di diffamazione a mezzo stampa e pare sia tornata a Catanzaro per altri reati. In uno di questi procedimenti è stata depositata la trascrizione del file audio. Nome completo: “Toghe lucane & affari lucani – la verità sullo scandalo San Carlo, su certi giudici e sul caso dell’ing. Giuseppe Iuele”. Durata: due ore, 35 minuti e 14 secondi. Tipo file Wma. Data creazione: 26 febbraio 2016. E’ qui che emerge qualcosa di strano. Salta subito all’occhio la data di creazione: 26 febbraio 2016. Il caso di cui si parla nella conversazione, ovvero la morte occultata al San Carlo, risale al 2014. E in un editoriale il direttore di Basilicata24 aveva scritto, all’indomani del furto, che il file era stato manipolato. “Il file archiviato nel mio computer era nominato diversamente”, ha confermato a telefono Giusi Cavallo. E la durata? “Non si trova. E’ più lungo”. Come sono andati i fatti? Il 17 marzo 2016 (ovvero un mese dopo la creazione del file rubato e qualche giorno dopo le prime pubblicazioni sui giornali) Cavallo scrive in un altro editoriale che quella conversazione “pensava essere stata cancellata” e che sarebbe stata invece “trafugata” dai suoi archivi. Chi ha rubato quella conversazione ha quindi poi tagliato il file, l’ha rinominato, e l’ha spedito in modo anonimo ai giornalisti. E aveva un movente. Che di certo è da ricercare tra le indicazioni contenute nel nome del file: “Toghe lucane & affari lucani – la verità sullo scandalo San Carlo, su certi giudici e sul caso dell’ing. Giuseppe Iuele”. Toghe lucane è l’inchiesta del 2007 condotta dall’ex pubblico ministero (ora sindaco di Napoli) Luigi De Magistris. Erano coinvolti magistrati, imprenditori e politici (l’inchiesta è finita in archivio). Lo scandalo del San Carlo risale al 2013: Elisa Presta, di 71 anni, muore durante un’operazione per la sostituzione di una valvola cardiaca. I medici che la operano falsificano il verbale e occultano l’accaduto. Lo scandalo viene fuori dopo la denuncia del dottor Saponara e dopo un servizio pubblicato da Basilicata24 nel 2014. Il caso dell’ingegner Giuseppe Iuele riguarda vicende personali del professionista potentino che in passato è stato anche autore di denunce contro cricche e affari. La registrazione è stata fatta trascrivere da un perito, Aldo Gallo. La conversazione dura dal minuto 26.58 al minuto3.'2.04, ovvero 155 minuti, quindi due ore e 35 minuti. Al termine dell'incontro la giornalista chiama l'uomo e concorda un incontro. La conversazione continua all'arrivo dell'uomo. Il registratore è ancora acceso. E su quella parte il giudice e suo marito chiedono che vengano disposti ulteriori accertamenti.

Cosa c'è nella parte finale della registrazione? Dopo aver terminato l'incontro con il giudice e il medico, Cavallo chiama verosimilmente lo stesso uomo e concorda di passare da lui.

Cavallo scende dall'auto. Si sentono rumori di passi e voci di passanti. Sale in auto, mette in moto e parte. Poi parla a telefono.

Cavallo: «Sto tornando... eh... mi fermo da te? Sì».

Si sente il rumore della freccia inserita.  L'auto si ferma, Cavallo scende, si continuano a sentire passi e rumori. Cavallo entra in un ambiente, si sentono voci in lontananza totalmente incomprensibili. Si sente un forte rumore dovuto allo spostamento del microfono. 

Il giudice e suo marito sostengono nella memoria inviata a Catanzaro che «è possibile affermare che il soggetto che posiziona il microfono e quello dal quale la Cavallo si reca sia, con giudizio di elevata probabilità, la stessa persona. Sorregge tale convincimento l'assoluta somiglianza tra la voce impressa sul file audio e quella di audio reperiti sulla home page di Facebook» della pagina gestita dallo stesso uomo.

Resta da capire se il file che è arrivato ai giornalisti – e che è più corto dell’originale – conteneva anche i riferimenti a Toghe lucane e al caso dell’ingegnere. Chi ha tagliato il file aveva interesse a censurare qualcosa? Oppure aveva interesse a far veicolare solo alcuni contenuti? E perché? E’ su queste domande che si concentra l'inchiesta. 

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