Cerca

“Banchi fuori misura” il romanzo di Antonella Amodio, La terza puntata

Venerdì 14 aprile, comincia la mia storia con la strizzacervelli

L'ennesima lite, l'abbandono ed il delirio di onnipotenza tra lacrime e rabbia

Venerdì 14 aprile, comincia la mia storia con la strizzacervelli

La strizzacervelli era una psicoterapeuta bionergetica, glielo aveva detto come se potesse capire, glielo aveva spiegato quasi la sua testa non fosse stata interamente occupata da un gigantesco non. Avevo capito solo che quello della dottoressa, era un approccio psicocorporeo, ma anche questo, per me era stato poco più che una enigmatica definizione

Ben presto il non era tornato in tutta la sua greve spossatezza sino al venerdì del successivo appuntamento con la strizzacervelli. Radersi quella mattina era stato particolarmente faticoso, più volte la tentazione di darmi ammalato e poi quella richiesta, abbigliamento comodo e calze antiscivolo: avrebbero lavorato scalzi. La strizzacervelli era una psicoterapeuta bionergetica, glielo aveva detto come se potesse capire, glielo aveva spiegato quasi la sua testa non fosse stata interamente occupata da un gigantesco non. Avevo capito solo che quello della dottoressa, era un approccio psicocorporeo, ma anche questo, per me era stato poco più che una enigmatica definizione. Alla fine, incapace di non andare, ero andato. A dirla tutta lavorare sul corpo, sulla voce, per quanto faticoso, aveva alzato un po’quello che la strizzacervelli definiva il quoto energetico, questo mi aveva consentito di cominciare a raccontare, pur se tra le lacrime, la storia che m’aveva ridotto così: dopo l’ennesima lite con la compagna dei miei ultimi cinque anni, lei mi aveva piantato, definitivamente. Anni prima mi aveva abbandonato mia moglie, ma ora era anche peggio. Perdere l’amore, quando si fa sera... eccolo lì, come se non bastasse, ci si metteva anche Massimo Ranieri a rendere melodicamente struggente la mia condizione. Perdere, a ben pensarci questo termine assieme ad abbandono e al sei un incapace, si affiancava benissimo al non nella grammatica della disperazione. Ero disperato ma, con le parole di lei, avevo solo una depressione media.

 

 

Venerdì 21 aprile il mio delirio di onnipotenza

Più mi raccontavo, più quello specchio dai capelli ramati mi rimandava il mio enorme senso di colpa ‘sei davvero super’ mi diceva sorridendo, ‘tutto dipende da te, tutto quello che accade di male ovviamente, un perfetto deus ex machina del negativo, non è da tutti un tale potere’. Era capace di farmi ridere dei mie guai ma a volte sembrava quasi ne piangesse con me. Presi a sentirmi riconosciuto, profondamente. Il secondo primato che lei mi riconobbe quasi subito, fu quello di essere il primo dei peggiori, il peggiore di tutti, in assoluto, rimandandomi così la mia grande autosvalutazione. Pian piano, tra lacrime e risate gli raccontai della mia infanzia, lei cercava le radici di un così grande senso di inadeguatezza, quelle della mia profonda ferita nell’autostima. Io avrei voluto parlarle solo e sempre del mio grande amore, ma lei mi diceva che chi non ama se stesso, non può conoscere amore, ma al massimo dipendenza affettiva. Beh non diceva proprio così ma il senso era questo. ‘Mezza mela? tutte sciocchezze Orlando, noi non siamo metà di nessuno, al massimo siamo una mela con un'altra mela e, se questa per un motivo qualsiasi non c’è più, non restiamo certo a metà. Una cosa è sentire la mancanza, una cosa è sentirsi mancante’. Ma io, mancante, mi ero sempre sentito.

Venerdì 28 aprile, i tempi della scuola

 Durante questo incontro arrivò a chiedermi della scuola, strana domanda, cosa centravano i miei studi in tutto questo? Che le relazioni affettive di un uomo con il femminile dipendessero dal rapporto con la propria madre era letteratura, che nella risoluzione dell’edipo, centrasse quello con il padre anche, ma la scuola cosa centrava? La mia strizzacervelli era simpatica ma non proprio ferrata in psicanalisi. Giovanni, l’unico amico che mi era inspiegabilmente sempre stato affianco, si era sbagliato, lei lavorava molto con i disturbi dell’apprendimento, questo il suo settore, di mal d’amore ne capiva ben poco. Ormai mi ero abituato ai nostri incontri settimanali, in fondo era l’unica che mi facesse ridere, le sarei andato dietro, ma solo per un altro po’. Allora non lo sapevo, ma quello era l’inizio della mia dolorosa rinascita, ‘nascere fa sempre un po’ male ’, sosteneva spesso lei, ‘ma ne vale sempre la pena’.

 

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Il Castello Edizioni e Il Mattino di Foggia

Caratteri rimanenti: 400

edizione digitale

Sfoglia il giornale

Acquista l'edizione