IL MATTINO
Intervista di Natale
25.12.2025 - 21:11
Maurizio Scorza è uno dei responsabili dell'Ufficio per la Nuova Evangelizzazione dell'Arcidiocesi di Salerno - Campagna - Acerno e ha una storia da raccontare, una storia che fino a cinquanta anni lo vedeva avvocato; poi il bisogno di approfondire l'animo umano, un avvocato è innanzitutto un fine conoscitore dell'animo umano, lo ha portato a scegliere la consacrazione a Dio nel diaconato.
La sua storia è importante perché ci insegna che la vita di ognuno è volta alla ricerca del posto giusto in cui collocarsi, e che la religione, per alcuni un grande mistero e una grazia, per altri un modo di aggrapparsi a un amico invisibile, rimane uno dei terreni più frequentati e mai perfettamente inquadrati.
Grazie al suo nuovo libro pubblicato in Settembre dal titolo: "La casa e il bosco. Spiritualità e verità nel mondo delle fiabe", edito da Brunolibri, e grazie all'arrivo del Natale lo abbiamo incontrato.
Chi ha la capacità di capovolgere la propria esistenza è sempre un utile interlocutore, ma soprattutto è un utile esempio, per chiunque si dibatta in una vita che non lo appaga, e abbia paura di saltare nel buio, che in questo caso è, per altro, luminoso.
Prima di tutto cominciamo a riavvolgere il suo filo esistenziale
«Ho esercitato la professione di avvocato per molti anni. Nel 2018, completati gli studi teologici e il periodo di formazione, sono stato ordinato diacono permanente e ho iniziato la mia missione nella Chiesa, soprattutto a servizio dell'evangelizzazione. Piano piano ho deciso di dedicare tutta la mia vita all'annuncio del Vangelo, per cui oggi sono impegnato anche lavorativamente in questo campo, come docente di Religione Cattolica in un liceo».
In contemporanea si è anche manifestato il suo bisogno di comunicare anche attraverso la scrittura, un percorso anche questo complesso. Ce ne vuole parlare?
«È stata un'esigenza la mia dettata dalla necessità di fissare meglio il mio percorso di vita e l'operazione di evangelizzazione che porto avanti attraverso il mio ministero. Nel 2022 ho pubblicato il mio primo libro, dal titolo Dalla toga alla stola. Teologia pratica per una giustizia umana (Brunolibri Editore). Con questo primo lavoro, ho voluto dare un contributo al mondo della giustizia umana, da me ben conosciuto, cercando di offrire una lettura in chiave cristiana ma anche esistenziale di tante dinamiche inerenti la giustizia. Partendo proprio dalla mia esperienza di avvocato e di diacono. Ho cercato di indicare in questo modo la via del servizio e dellamore per il prossimo, come l'unica percorribile per rendere più umano l'incontro dell'uomo con la durezza della legge. Successivamente, ho pubblicato un libro sui nuovi linguaggi dell'evangelizzazione, dal titolo "La bella notizia. Annunciare il Vangelo nell'epoca del disincanto, e un libro dal titolo Diaconia della parola. Guida pratica all'omelia».
Nel suo ultimo libro sono le fiabe lo snodo per arrivare ad una costruzione identitaria e comunitaria degli uomini. Ci spieghi il perché di questa scelta
« Ne “La casa e il bosco. Spiritualità e verità nel mondo delle fiabe”, cerco di presentare la visione cristiana della vita a partire non direttamente dai temi teologici o biblici ma dai luoghi tipici delle fiabe, quali la casa e il bosco. Da qui poi applico una lettura in chiave cristiana ed esistenziale della fiaba, per approdare, attraverso strade inconsuete, all'annuncio del Vangelo».
Cosa rappresentano per lei la casa e il bosco?
« La casa e il bosco rappresentano, oltre che luoghi fisici, anche le due dimensioni, una interna e l'altra esterna, in cui si articola la vita umana. Il cammino verso la Verità passa per questi due ambiti umani e può essere sostenuto anche da una lettura, audace e originale, della letteratura fiabesca, ritenuta, a torto, una letteratura minore e destinata solo all_ infanzia. Le fiabe parlano soprattutto agli adulti e fanno riscoprire quella capacità di immaginazione troppo presto dimenticata dai più grandi e che è il presupposto anche per una piena e fruttuosa vita interiore».
Tra le dieci fiabe da lei analizzate nel suo libro ce ne sono due in particolare che rappresentano il tema del Natale. Quali sono?
« Canto di Natale di Charles Dickens e Il Natale di Martin di Leone Tolstoj. Nel primo racconto, il tema è quello del rapporto con il denaro, che genera illusione di potere in esso trovare la felicità. Non è un tema solo religioso, perché autorevoli economisti (pensiamo al noto Paradosso di Easterlin) stanno sempre più dimostrando che la gioia è correlata ai beni relazionali non ai beni materiali. Scrooge, il ricco e avido protagonista della storia di Dickens, invece, ha passato una vita ad accumulare denaro senza essere felice perché non ha relazioni. Anzi, è rimasto solo, ed è intollerante persino rispetto alla festosità del Natale. Alla fine, la visita di tre spiriti del Natale lo salverà. Si tratta di un tema sempre attuale, visto che l'uomo continua a fare del possesso un idolo, che poi delude sempre. L'altra storia, quella di Tolstoj, ha come tema, invece, la carità, l'amore verso il prossimo, come via per incontrare anche Dio. Anche qui, non si tratta di un discorso solo religioso ma pure profondamente umano: il messaggio evangelico secondo cui c'è più gioia nel dare che nel ricevere è sperimentabile da tutti. Il ciabattino protagonista della storia, rimasto vedovo e in piena crisi, voleva essere visitato da Dio per ritrovare la gioia; invece, proprio nel periodo di Natale, viene visitato da alcune persone bisognose, alle quali egli apre il cuore e offre aiuto. Alla fine, capisce che il suo desiderio è stato esaudito: Dio gli ha fatto visita attraverso il volto di quei sofferenti, donandosi ai quali ha riavuto la pace nel cuore».
Le faccio una confessione, molti anni fa la notte di Natale, ero davvero disperata, avevo cambiato vita e dove lavoravo non mi pagarono, non avevo niente da regalare ai miei cari. Mi "salvò" "Canto di Natale" di Dickens, per il resto nessuno se ne accorse, qualcosa rimediai.
Cos'è per lei il Natale?
«Il Natale celebra l'irruzione di Dio nella storia umana. Un fatto inaudito: Dio che si fa uomo, dimostrando tutta la dignità della nostra natura, che è pensata, voluta, amata. Non è più l'uomo che cerca di salire a Dio, di immaginarsi Dio, ma è Dio che si fa conoscere nella forma umile e delicata di un bambino. Non è una favola ma una verità profonda che ha cambiato la storia dell'uomo e il suo rapporto con Dio, con il vero e unico Dio. Gesù viene a decodificare il dramma della vita umana, a svelarne il mistero».
Breve postilla sul Natale
Luce cosmica e Luce incarnata: dal Solstizio al Natale cristiano
La celebrazione del Natale cristiano nel periodo del solstizio d'inverno costituisce uno dei punti di maggiore densità simbolica della Cultura Occidentale. Tale coincidenza non va interpretata come semplice sovrapposizione storica, ma come trasformazione filosofica del simbolo della luce, che da principio cosmico e necessario diviene evento storico e personale. Il confronto tra le feste solstiziali pagane e il Natale cristiano consente di mettere in luce una profonda discontinuità ontologica, antropologica e temporale.
La luce nel pensiero antico
Nel pensiero antico la luce è principio di ordine e di intelligibilità dell cosmo. Platone, nel Libro VII della Repubblica, utilizza il sole come metafora del Bene, affermando che esso è ciò che rende possibile la conoscenza e l'essere delle cose. In questa prospettiva, la luce è immanente, impersonale, necessaria.
Le feste del solstizio d'inverno, diffuse in tutto il mondo antico, celebrano il ritorno della luce dopo il suo apparente declino. Tale ritorno non dipende da una scelta, ma da una legge naturale. Il tempo è qui concepito come ciclico e la salvezza coincide con la continuità dell'ordine cosmico. L'uomo, in questo sistema, non è soggetto della storia, ma parte dell'ordine naturale che contempla.
Dal mito al Logos
Il Cristianesimo si inserisce in questo orizzonte simbolico, ma ne modifica radicalmente il significato. Nel Prologo del Vangelo di Giovanni, Cristo è definito come Logos, principio razionale dell'essere, che tuttavia non rimane trascendente, ma si fece carne. In questo passaggio si realizza il superamento del mito: la luce non è più soltanto contemplata, ma incontrata nella storia.
SantAgostino sottolinea questa svolta affermando che Cristo non è una luce esteriore, ma una luce che illumina l'interiorità dell'uomo. La verità non si impone attraverso la potenza cosmica, ma attraverso una relazione personale.
Il paradosso dellIncarnazione
A differenza della luce solare, che si manifesta come forza trionfante, la luce cristiana si presenta nella fragilità di un bambino. San Paolo descrive questo evento con il concetto di kenosi, ovvero lo svuotamento di Dio che rinuncia alla propria potenza per assumere la condizione umana. Da un punto di vista filosofico, ciò implica un rovesciamento della concezione classica dell'essere: l'essere non coincide più con la potenza, ma con il dono.
Tempo ciclico e tempo storico
Il solstizio appartiene a un tempo naturale, ciclico e reversibile, in cui ogni evento si ripete. Il Natale, invece, inaugura una concezione lineare ed escatologica del tempo. L'evento della nascita di Cristo è unico e irripetibile, e conferisce alla storia un senso e una direzione. Come osserva Agostino, il tempo cristiano non è semplice successione, ma luogo della salvezza.
Il Natale cristiano non rappresenta una semplice appropriazione delle feste solstiziali, ma una trasformazione ontologica del simbolo della luce. Là dove il solstizio celebra la necessità del ritorno cosmico della luce, il Natale annuncia la libertà di una luce che entra nella storia per amore. In questo passaggio si compie una delle più profonde rivoluzioni concettuali della cultura occidentale: dal cosmo alla persona, dalla necessità alla libertà, dal ciclo alla storia.
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