IL MATTINO
Generazione Repost: un'emergenza comunicativa
02.12.2025 - 16:21
Negli ultimi mesi, molti miei pazienti, non solo adolescenti, ma in qualsiasi fascia di età (maggiormente dai 10 ai 25 anni) mi hanno parlato intensamente dei “repost” come strumento centrale nella loro comunicazione con partner, amici, familiari. Ho trascorso diverse settimane nello studiare a fondo questa dinamica, sperimentandola e cercando di comprendere nel reale quali sono le motivazioni che spingono a far sostituire la nostra “voce” con quella altrui, cosa bloccasse la comunicazione con l’altro, ma soprattutto quale fosse poi il malessere testimoniato.
Ma cosa sono questi “repost”? Vediamo come funziona: “Io sono arrabbiata con “x” persona, torno a casa, prendo il mio telefono, scrollo scrollo scrollo, scrollo scrollo scrollo, e trovo un video che parla del mio stato emotivo, sembra mi faccia da specchio. E quindi come procedo? No, non lo condivido con la persona con cui sono arrabbiata per dar voce a qualcosa che io sento ma non riesco a descrivere. No, non lo tengo li, salvato in privato perché potrebbe servirmi come “conforto” in un delicato momento introspettivo. Lo “reposto”. Vale a dire che lo inserisco in una sezione del mio profilo dove le persone hanno accesso appositamente per guardare i miei “repost”. In questo modo, quello stesso video, assume un significato differente, nonché simboleggia ciò che voglio lasciare intendere senza che io possa farlo in modo diretto e con chiarezza. In questo passaggio, la persona “x” con cui sono arrabbiata, è già in attesa di un mio “repost” e nel momento in cui lo vede inizia a domandarsi: è per me o non è per me, avrò capito come sta l’altra persona o non l’avrò capito?! Ed io, nella speranza che il mio “repost” sia stato percepito dalla parte coinvolta, mi tormenterò: ha visto il mio “repost”? Ha capito come sto? Ha capito che è per me? Ha capito che è per sé? Ci siamo capiti oppure no?”
È un fenomeno che sembra innocuo, quasi un gioco entrato a far parte della nostra quotidianità e assimilato dal nostro sistema cognitivo come forma di comunicazione, ma in realtà sta modificando la modalità con cui i bambini, i ragazzi ed anche noi adulti proviamo, riconosciamo e gestiamo emozioni, conflitti e relazioni. Ed è una modifica estremamente profonda, in quanto tutto avviene senza assumersi la responsabilità del proprio sentire, del proprio dire, del proprio fare.
La responsabilità emotiva è la capacità di identificare ciò che avvertiamo, condividerlo con chiarezza e assumendoci il peso del nostro “messaggio”, ma soprattutto togliendo all’altro il peso dell’interpretazione. I “repost” la scavalcano: permettono di esprimere un contenuto senza dichiararsi perché non si è disposti al confronto, al dialogo e al rifiuto. Ahimè, così alimentiamo e autoalimentiamo il pensiero ansioso di un cortocircuito ansiogeno fatto di indizi, in cui controllo e paranoia divengono i padroni del così detto attacco di panico. Perciò, il silenzio riempito di supposizioni blocca la relazione e le emozioni.
È possibile, però, un sano utilizzo dei “repost” non in sostituzione alla comunicazione ma accanto: farli diventare spunti, ispirazioni, linguaggi emotivi contemporanei ma non rimpiazzo del proprio sentire e dire. Stiamo crescendo generazioni che sanno condividere tutto ma non sanno comunicare nulla e questa è la motivazione per cui è in tanti, ma ci si senta tanto soli. Aiutare loro a non perdere la voce e la voglia di ascoltare, permetterà la costruzione di legami autentici e spontanei.
Nel mio studio propongo quotidianamente contro-sfide con particolari percorsi per il raggiungimento di questo e altri obiettivi. Con i più piccoli, lo faccio attraverso il gioco simbolico, gli adolescenti hanno delle vere e proprie “missioni” da portare avanti per step, e negli adulti vengono ideate azioni di sgancio e aggancio efficaci al loro benessere. Ricordare che, nessun algoritmo può costruire un legame al posto del coraggio di essere sinceri con sé e con gli altri, ci permette di sentire ancora la nostra umanità e la possibilità di amare ed essere amati.
Per info e prenotazioni info@federicanastri.it - www.federicanastri.it Puoi compilare il modulo direttamente sul sito, nella sezione contatti. DOTT.SSA FEDERICA NASTRI - Psicologa Clinica, Criminologa, Pedagogista, Istruttrice Mindfulness e Mindeating, Mediatrice Familiare, Giornalista
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