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02.12.2025 - 15:53
Le immagini delle prime demolizioni hanno iniziato a circolare sui social, e con loro un’ondata di ricordi che ha attraversato la città come una scossa emotiva. Messaggi, foto, pensieri commossi: un coro di voci che racconta quanto il Coni sia stato, per generazioni, molto più di un edificio. “Per chi ha vissuto il Coni, il vero Tempio dello sport potentino, un’immagine del genere non può che generare una lacrima. È come vedere andar via uno di famiglia… Riccardo il custode, la boxe, la pallavolo, la scherma. Il Coni è stata la casa di generazioni di potentini. Tutto ciò che farete, anche se più bello, non riuscirà mai a ricreare le emozioni che il Coni ha dato a tutti noi. Un pezzo di storia cancellato con le ruspe.” Parole crude e dolci allo stesso tempo, intrise di una nostalgia che non chiede permesso. Un altro cittadino scrive: “È stato il nostro Cinema Paradiso. Una storia che dall’ultima chiusura è sbiadita ai più, come se il Coni fosse sparito per sempre. Oggi si chiude una gran bella storia. È l’ultima puntata della serie. Nessuno ne uscirà felice e contento. Ciao gigante.” Perchè il Coni era questo: un luogo che non spariva mai davvero, neanche quando era chiuso. Bastava un giro nei dintorni per sentirne ancora la presenza, per immaginare incitazioni di coach e tifo sugli spalti. Fra i ricordi riaffiorano gli anni dei saggi di danza, delle gare di boxe dietro la gradinata, dei derby che hanno segnato intere generazioni. “Fra partite di basket e di pallavolo, un'infinità di ricordi stupendi…”, scrive una donna. E un’altra aggiunge: “Ci ho giocato tante volte da ragazza. Era emozionante e conservo un bellissimo ricordo.” Il Coni era il punto di incontro, l’appuntamento fisso, il rifugio dei pomeriggi lunghi, il luogo in cui si scoprivano passioni e si intrecciavano amicizie destinate a durare una vita. Era uno dei pochi posti della città in cui, davvero, c’era spazio per tutti. Oggi quel “gigante” se ne va. Lo fa in silenzio, come spesso fanno i simboli più profondi quando il loro tempo si è compiuto. Resteranno i progetti futuri, le riqualificazioni, le nuove strutture. Resterà qualcosa di più moderno, più efficiente, più funzionale. Ma lo spirito del Coni – il suo battito caldo, umano, popolare – quello appartiene già alla memoria collettiva della città. Nessuna opera potrà sostituirlo: potrà solo provare a rendergli omaggio. Perché il Coni non era solo sport. Era una parte viva dell’identità di Potenza. E oggi, mentre cade un muro, si alza una città intera nel ricordo.
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